Correva la stagione 97/98 quando vidi per la prima volta il palasport di Cisterna che all’epoca era soltanto un fabbricato inutilizzato in attesa di essere definitivamente completato. Ma con l’inseparabile amico Stefano, a noi andava bene così perché ci serviva solo per arrampicarci sulle tribune già ultimate e riuscire a vedere (e pure benissimo!) Pro Cisterna-Campobasso. Tanti gli ultras arrivati da Campobasso in quell’occasione con in testa lo storico gruppo degli SMOKED HEADS. Appena diciottenni e già malati di tifo, eravamo arrivati lì spinti dalla stessa spensieratezza di chi lasciava quelle strutture aperte. Ma siamo sicuramente invecchiati meglio di chi oggi è degenerato nell’allarmismo più totale e per un cantiere abbandonato a ridosso di uno stadio, sarebbe capace di contingentare il settore ospiti a massimo 50 posti se non a chiuderlo del tutto.

Il palasport di Cisterna rimase per tantissimi anni una delle incompiute italiche di quegli anni, un po’ come il “Benito Stirpe” di Frosinone o la famosa casa che si vedeva dietro il settore ospiti di Gualdo Tadino e magari è proprio per questo che permane il ricordo di quel bellissimo giorno. Nel frattempo, lo stadio “Bartolani” di Cisterna è stato “rinnovato”, ingrandendo la tribuna coperta e dividendola in due, demolendo però la piccola tribuna dove erano posizionate le panchine e la curva dietro una delle due porte, mentre dietro la porta opposta nulla c’era e nulla tuttora c’è.

Per quanto ci avrebbe sicuramente fatto piacere il contrario, in cuor nostro speravamo forse che quel famoso palazzetto non venisse mai completato, illudendoci così di poter fermare il tempo e che tutto rimanesse immutato, magari anche i nostri diciotto anni. Ma come diceva sempre mia nonna Amelia, il tempo è galantuomo e mette tutto al suo posto, così alla fine del 2018 il nuovissimo palasport vide finalmente la luce, tant’è che dal capoluogo trasferirono qui il Latina Volley cambiandone ovviamente la denominazione in Cisterna Volley e ultimamente anche il Latina Basket s’è spostato qui ma conservando il proprio nome.

Così in questo 2025, a distanza di anni dall’esordio e dopo aver da poco visto il nuovo “Stirpe”, decido di metaforicamente violare anche il nuovo Palasport di Cisterna. La partita è di quelle che contano, pur in infrasettimanale, si tratta dell’importante gara quattro dei quarti di finale dei Play Off Scudetto. Classica partita da dentro o fuori per Cisterna in svantaggio 1-2 e che deve necessariamente vincere per rinviare tutto alla decisiva gara cinque, da disputare in casa di Trento, meglio piazzata nella serie regolare.

Avvicinandomi al palazzo, noto diversi cambiamenti e migliorie come i tanti parcheggi disponibili e dirigendomi al botteghino per ritirare il mio accredito, vedo numerose persone in attesa di entrare. Ricordo che il Latina Volley aveva nella LEGIONE un corposo sostegno ultras che ho avuto anche modo di apprezzare dal vivo e che, una volta all’interno, mi rendo (anche logicamente) non esistere più. Al suo posto ci sono i CISTERNA VOLLEY ULTRAS, inferiori in numero inferiore, calcolando anche l’importanza che questa partita riveste, e molto diversi anche nella loro composizione. Se non si possono fare paragoni con gruppi ultras di altri sport difficile anche paragonarli al gruppo che seguiva le sorti del Latina. Non me ne vogliano i ragazzi di Cisterna il cui palazzetto è comunque occupato da tantissimi e caldi tifosi.

In curva ospite, della CURVA GISLIMBERTI di Trento c’è solo un adesivo in balaustra, segno di un loro passaggio in gara uno o in campionato. Non ci sono ultras né tantomeno tifosi avversari, per cui il settore viene occupata da altri tifosi locali. Peccato, anche se capisco che il giorno lavorativo e la notevole distanza li abbiano penalizzati.

Durante la partita c’è poco o nulla da raccontare, il tifo corale a cui siamo abituati resta un miraggio: i presenti si limiteranno a battere i tamburi e far suonare una sirena nei momenti caldi del match, oltre che sventolare tre bandiere e uno stendardo nei cambi campo e nei time out. Le due tribune, alquanto piene e calorose, danno il loro contributo con applausi e con dei cartoncini con la dicitura “murato!” consegnati all’ingresso dalla società, alzati ogni qualvolta la squadra murava gli attacchi trentini, ma siamo troppo lontani dagli standard minimi di sostegno.

Per la cronaca, dopo l’iniziale vantaggio dei laziali che chiudono il primo set 25-17, i trentini rimontano vincendo i restanti tre, l’ultimo per 25-27, qualificandosi alle semifinali dove li aspetta Piacenza. Non finisce qui nemmeno per i pontini, chiamati a un minitorneo fra le perdenti dei quarti più nona e decima in campionato per decidere le qualificate in Europa, alla Challenge Cup. Messa a posto l’attrezzatura non posso esimermi da un giro perimetrale finale fino allo stadio “Bartolani”, annessa incursione in una stazione immersa nel silenzio della notte, praticamente condensato in pochi metri c’è, come piace definirlo al sottoscritto, il “paradiso dei partitellari”, cioè tutto quello che può desiderare chi viaggia per il tifo. Torno infine verso casa in bilico fra il ricordo di quella indimenticabile partita di calcio vissuta sulle strutture di un fabbricato apparentemente abbandonato e il presente del palazzetto ora brulicante di vita, a sua volta ora anch’esso parte di quell’indelebile e vasto bagaglio di ricordi ed esperienze che ognuno si porta dietro di sé, chi tenendoselo stretto e chi magari tramandandolo.

Marco Gasparri