Torno al Tombolato, lo stadio dove 15 anni fa avevo visto la mia prima partita in Italia che non fosse di Serie A o B, tempi in cui era una rarità viaggiare dall’estero verso l’Italia per assistere a partite in categorie inferiori.
Passati tutti questi anni ho visto cambiare i tempi, il clima sociale e il calcio in generale. È cambiato anche l’aspetto esteriore dello stadio della bella città murata, con la costruzione del nuovo settore Distinti coperto e con tante aree di prefiltraggio per blindare le strade nei pressi del settore ospiti.
I tifosi salentini si annunciano in gran numero, perciò sono costretto ad un enorme giro a piedi per raggiungere l’ingresso della tribuna. Il settore ospiti è quasi pieno, tanti tifosi sono anche sistemati nei Distinti, dove sono ubicati anche i padroni di casa con qualche bandierina, con al centro un gruppetto che si assembra un maniera un po’ più compatta.
Pochi minuti prima dell’inizio, l’esplosione di un petardo annuncia l’ingresso degli Ultrà Lecce, tutti compatti quando entrano allo stadio per sistemarsi dietro il proprio striscione al centro della curva loro riservata. Ad inizio partita alzano i primi cori, sempre di grande intensità. Sebbene non restituiscano particolare effetto dal punto di vista del colore, in confronto anche ad altre partite in cui li avevo visti all’opera in passato, mi impressionano notevolmente con il sostegno vocale, ancor più apprezzabile se si considera che non hanno né megafono né tamburi a supporto.
Gli ultras granata, stimabili numericamente in circa 50-80 unità, fanno tutto ciò che possono per farsi sentire con battimani, cori e il sostegno ritmico di un tamburo. Anche loro sono quasi sempre in movimento, ma contro la sproporzionata presenza numerica dei giallorossi (in totale più di 1.500) non riescono a farsi sentire in maniera particolarmente intensa.
Almeno è così durante il primo tempo, perché dopo l’intervallo la squadra granata s’impone sempre più in campo dove matura un netto quattro a uno. Da qui l’impatto del tifo leccese declina leggermente. La parte ultras resta visibilmente sempre in movimento, ma non riescono più a trascinarsi il resto della curva in maniera duratura. Notevoli tuttavia i cori di fede per la propria causa e di incoraggiamento per i propri giocatori dopo il triplice fischio, mentre i giocatori del Cittadella fanno festa davanti ai propri sostenitori.
Dopo la partita niente da segnalare durante il deflusso del pubblico, salvo che mi tocca personalmente attendere altri 25 minuti per poter finalmente superare l’area di prefiltraggio e percorrere i pochi metri che mi separano dal raggiungere la mia macchina…
Jürgen De Meester