È un grande onore per me, ormai da diversi anni, poter contribuire a Sport People avvicinando il mondo ultras estero a tante persone interessate. Nella speranza, inoltre, che le informazioni riportate o i punti di vista espressi possano incontrare il favore di chi legge.

D’altra parte però, non è così facile per me scrivere resoconti sulle partite che vedo personalmente in Italia, perché spesso mi manca il background necessario per fornire una valutazione accurata di ciò di cui sono spettatore. Ecco anche perché questo resoconto sarà più una descrizione di ciò che ho visto, almeno attraverso gli occhi di qualcuno che conosce la vita di una curva per esperienza personale.

Il primo dei miei quattro giorni lungo la costa adriatica mi porta da Monaco di Baviera – dove, purtroppo, quest’anno, ha nevicato per la prima volta – a Chioggia, in circa sei ore. In realtà, tutto era stato ben pianificato: un hotel a pochi passi dal bellissimo stadio Ballarin e una bella partita di calcio, con una curva ben nota e tifosi ospiti autorizzati a viaggiare. Peccato, però, che lo stadio non fosse completamente a norma per soddisfare i requisiti delle autorità e ospitare la partita, che è stata quindi spostata a Legnago, a circa 80 km di distanza… Almeno ho avuto il tempo di fare un piccolo giro nel centro storico sotto un cielo azzurro e di godermi una vista malinconica dello stadio, pieno di tradizione e splendidamente situato, prima di risalire in macchina per affrontare un altro viaggio di oltre un’ora e mezza.

Circa un’ora prima dell’inizio della partita arrivo sul posto e parcheggiata rapidamente l’auto, non lontano dallo stadio mi avvio verso lo stesso. La prima impressione, con tutto il rispetto, è di grande delusione: non uno stadio capace di raccontare storie e dove la tradizione calcistica si respira dietro ogni angolo, ma un sobrio stadio di atletica leggera, senza curve, dal sapore quasi “tedesco”. Nel frattempo, avevo anche appreso che gli ultras della Clodiense non avrebbero assistito alle partite “casalinghe” di Legnago e che, quindi, anche lo spettacolo sugli spalti odierno sarà monco. Certo, l’avevo immaginato in modo diverso il mio esordio stagionale in Italia, ma poi mi sono ricordato di un vecchio principio valido per ogni partita a cui si assiste da “osservatore neutrale”: la vera qualità di una tifoseria non si misura nel derby sentito, ma nelle partite normali. Così, decido di lasciarmi sorprendere.

Come previsto, la tribuna coperta rimane relativamente vuota, mentre circa 550 tifosi vicentini si radunano nella tribuna scoperta. Purtroppo, gli striscioni non sono facilmente visibili a causa dei cartelloni pubblicitari piuttosto alti, ma quando iniziano i primi cori contestualmente all’inizio della partita, fanno la loro comparsa alcune bandiere. I cori sono ottimi da sentire, nonostante la mancanza di un tetto a far da cassa armonica e un settore lungo e basso, complessivamente non proprio adatto al tifo.

La squadra biancorossa, ispirata dal sostegno, giocato un buon primo tempo, conclusosi con un vantaggio di 0-2. Il secondo tempo è completamente diverso: i padroni di casa mettono molta pressione ai più quotati avversari e riescono quasi a ribaltare la partita a loro favore, ma si fermano al gol del pareggio. A causa della tensione in campo (e delle temperature nel frattempo diventate ancora più rigide), il tifo si indebolisce un po’, ma i cori rimangono forti, le bandiere sempre alzate e, a volte, si accende qualche torcia. Dopo il fischio finale, che regala agli ospiti punti comunque importanti in classifica, la squadra viene salutata sotto la curva (o meglio, la gradinata) con tanti applausi.

Tornando alla mia auto (per inciso, avevo parcheggiato nel parcheggio degli ospiti senza saperlo), rimugino sul primo giorno del mio tour. In effetti, sarebbe stata una partita completamente diversa, in un’atmosfera diversa, se si fosse svolta a Chioggia, con entrambe le curve presenti, ma non è stata comunque una delusione totale. Solo il secondo viaggio notturno in macchina avrei sicuramente preferito sostituirlo con una passeggiata serale nella città lagunare…

Jürgen De Meester