Vista la moria di pubblico e spettacolo che caratterizza l’Olimpico di questi tempi, ho scelto una “strada alternativa”. Mi sono fatto scrivere il pezzo. Non ci è voluto molto, è bastato consultare la bacheca dell’avvocato Lorenzo Contucci e scorgere il messaggio di un tifoso, rimasto travolto dalla burocrazia capitolina. In queste righe c’è tutto: l’incompetenza, l’approssimazione, l’incapacità di gestire un evento sportivo con meno di 25.000 spettatori e la rassegnazione persino da parte di chi deve far rispettare talune disposizioni fuori da ogni logica. Questa è Roma nel 2016. Questo è Roma-Crotone:

“Verso le ore 19.15 un amico, col quale dalla costruzione della barriera seguo le partite in televisione, mi invita allo stadio in quanto il compagno della madre e il suo compagno di Tribuna Tevere erano impossibilitati ad andarvi. Conoscendo la severità dei cani da guardia del lager Olimpico mi fiondo sul sito di Listicket per procedere al cambio utilizzatore ma con (ahimè) poca sorpresa la pagina in questione è momentaneamente bloccata. Chiamo quindi il call center dell’A.S Roma, ma tutti gli operatori sono occupati e nonostante un’attesa di più di 15 minuti al telefono non ricevo risposta.

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Decido quindi di scrivere una delega al pc con allegati i documenti dei possessori dei voucher, i nostri e tutti i dati degli abbonamenti, con a fondo pagina LE FIRME ORIGINALI dei due signori. Passo a prendere il mio amico, andiamo in zona Prati a far firmare le deleghe e ci lanciamo verso lo stadio. Dopo aver girato mezz’ora e trovato un posto fortunoso superiamo Ponte Duca d’Aosta e ci mettiamo in fila per il primo pre-filtraggio. In tutto ciò si erano fatte le 20.50 e la partita era bella che iniziata. In fila ci saranno state 5 persone, due coppie e un signore sulla cinquantina. Arriva il mio turno e porgo tutto l’incartamento alla steward che però si agita notevolmente dovendo variare dal meccanico controllo biglietto-documento. Legge con difficoltà la delega e non capendo cosa cazzo fare (ma escludendo categoricamente il lasciarci passare, nonostante fossimo provvisti di tutti i maledetti documenti) chiama il suo superiore, un’altra steward con la patch rossa sul fratino per intenderci. Lei ci fa passare, ci relega in un angolo e prendendo tutti i documenti si avvia verso un funzionario della Roma, spostato una decina di metri sulla sinistra, intimandoci di aspettare lì. Non capendo per quale motivo debba vedere i miei documenti sequestrati, mi avvio verso il gruppetto composto dalla steward, il funzionario e un agente in borghese per capire cosa stesse succedendo. Il funzionario, sigaretta in mano e impomatato, mi chiede perché non ho fatto il cambio utilizzatore. Di seguito il dialogo, non romanzato.

Io: “Il sito era bloccato, ho chiamato il call center della Roma per spiegare la situazione ma non ho ricevuto risposta quindi ho creato questa delega con tutto il necessario e mi sono presentato qui”.

Funzionario A.S Roma: “Non te posso fa niente”.

Io: “Lei deve fare qualcosa perché io sono un vostro cliente”.

Funzionario A.S Roma: “Guarda, manco si eri er fijo de Totti te facevo entrà così”.

Io: “Lei è arrogante e io voglio sapere il suo nome e parlare con un vero dirigente della Roma”.

Improvvisante però, il signore che era in fila prima di noi – e che pensavo fosse entrato – sbrocca (non so il perché) ed inizia ad inveire contro gli steward e il suddetto funzionario ci lascia per andare a capire cosa stesse succedendo. Nel frattempo erano passate le 21. Rimaniamo vicino all’agente in borghese che ci dice spontaneamente: “Ragazzi miei, qui è tutto un circo. A me dispiace vedere come viene trattata la gente, sul serio. Con lui non posso fare nulla e vi consiglio di lasciarlo perdere e uscire perché rischiate solo che si impunti e chiami il mio capo. Lo sapete come funziona in questo paese. Mi dispiace davvero”.

Dopo queste – gradite – parole, quasi con fare paterno, riprendiamo i documenti e alle 21.10 usciamo. Essendo arrivati fino a lì, ed essendo testardi, decidiamo però di provare ad entrare attraverso il varco accanto alla piscina del CONI, un centinaio di metri alla sinistra dell’obelisco. Chissà, magari ci dice meglio. Ci incamminiamo e la steward al cancello, vedendoci arrivare, urla: “Forza ragazzi che la partita è iniziata!”. Ci lascia passare, sorridendo, senza controllare né l’abbonamento né i documenti. Puff, siamo dentro. Ci tengo a specificare: a 100 metri di distanza, per la stessa operazione, queste sono le differenze di trattamento. Arriviamo all’ingresso della Tevere e lo steward, leggendo la delega, mi fa: “Forza Roma bello, ripiate ‘sto foglio che a me de ‘ste regole non me ne frega un cazzo”. Al 30′ di gioco del primo tempo siamo dentro.

COGLIONI INCOMPETENTI!”.

Testo Simone Meloni

Foto Cinzia Lmr