Per la sesta giornata del campionato di Eccellenza laziale il Colleferro ospita il Terracina. Teatro della sfida è lo stadio “Andrea Caslini”. Questo impianto è collocato nel cuore della città e rappresenta, dal 1989, la casa dei rossoneri: fino ad allora, il tempio del calcio colleferrino era stato il “Maurizio Natali”.
Con i suoi 20.000 abitanti circa, Colleferro costituisce un importante centro della parte sud-orientale della provincia di Roma. Posta ai piedi dei Lepini e bagnata dal fiume Sacco riveste, innanzitutto, una certa importanza nell’ambito dei collegamenti, venendo servita dall’omonima uscita dell’Autostrada del Sole e dalla stazione ferroviaria collocata sulla Roma-Napoli. Ma la fama di Colleferro è legata soprattutto all’economia: il suo paesaggio, segnato da molteplici fabbriche, riflette il notevole dinamismo produttivo dell’area. Colleferro, città di fondazione novecentesca, è legata soprattutto all’industria della propulsione spaziale. Tuttavia, anche qui si possono scovare tracce della storia più antica: ad esempio, le rovine del Castello Vecchio (forse dei Conti di Segni), ben visibili dallo stadio stesso, rappresentano uno squarcio nel volto contemporaneo della città, attraverso il quale riemergono altre fasi storiche del territorio.
Grazie anche allo sviluppo industriale, a Colleferro il calcio ha vissuto i suoi anni d’oro nei decenni del miracolo economico. Come testimoniano i bellissimi ritagli di giornale nell’area degli spogliatoi, negli anni Cinquanta i rossoneri hanno perfino disputato il campionato di Serie C, ottenendo il miglior piazzamento della loro storia nel 1950-51: in quella stagione sfiorarono addirittura la Serie B, mancata per soli nove punti. Si potrebbero elencare tante partite memorabili disputatesi all’ombra del Lupone: da queste parti sono passati autentici colossi, come per esempio il Perugia, il Bari o il Foggia.
Sono trascorse ere geologiche da quei momenti gloriosi, ma il Colleferro, pur collocato nei campionati regionali, è comunque un nome importante del calcio regionale. Certo, si percepisce nettamente la vicinanza di Roma, che erode seguito e spettatori, ma da queste parti l’aggregazione, in un modo o nell’altro, riesce sempre a germogliare. Lo testimoniano, quest’oggi, i ragazzi della Brigata 34, che raccolti dietro la loro pezza, sostengono i giocatori di casa con voce e mani, provando a trascinarsi dietro anche qualche volto più giovane. A loro i miei più sentiti complimenti: non è facile cantare quando i numeri risultano risicati, ma questi ragazzi dimostrano di voler vivere il loro ideale con determinazione e passione, garantendo la propria presenza attiva al fianco della squadra.
Nel settore ospiti si presenta, quest’oggi, un mostro sacro del tifo laziale, quella Curva Mare che non ha certo bisogno di presentazioni. Dopo la splendida vittoria casalinga del turno precedente nel sempre sentito derby contro il Gaeta, i ragazzi di Terracina circumnavigano i Lepini a bordo di auto e van presentandosi in ottimo numero a questa sfida che, purtroppo, si disputa nel disagevole orario antimeridiano.
Sistemate le pezze dei quattro gruppi, gli ultras biancocelesti colorano il settore con le loro bandiere e producono moltissimi battimani. Risulta ottimo, come sempre, anche l’apporto canoro, soprattutto nella ripresa: trovo davvero coinvolgente, in particolare, il “Fino alla fine, forza Tigrotti” che accompagna la loro squadra alla vittoria finale. Sono infatti gli ospiti ad aggiudicarsi i tre punti grazie a una magistrale punizione di Del Signore, che fissa il punteggio conclusivo sull’1-2 per i tirrenici. Così, dopo il triplice fischio, i terracinesi possono esultare portando le braccia al cielo, carichissimi per la vittoria ottenuta e già pronti per affrontare il derby con il Ceccano, che tornerà a giocarsi dopo diverso tempo. Contestualmente, dall’altra parte del divisorio dell’unica tribuna coperta, i ragazzi di Colleferro innalzano gli ultimi cori della mattina malgrado il risultato negativo. Finisce così questa ennesima classica del calcio regionale, che proietta i Tigrotti nei piani alti della graduatoria.
Andrea Calabrese






























