Non posso negare che quello dell’Umbria sia un derby che ho particolarmente a cuore. Tra i tanti motivi c’è inevitabilmente il fatto che sia una delle prima partite del genere viste da spettatore neutrale e da amante del movimento ultras. Era il 9 aprile del 2005 e un vero e proprio nubifragio di abbatteva sul Curi di Perugia. Guidati dall’immancabile macchina di un fido partitellaro che sommamente scrive anche per queste colonne, raggiungemmo il capoluogo. Indimenticabile peraltro il ritorno in cui si romperà il cambio costringendoci a percorrere buona parte dell’E45 e un pezzo di autostrada in terza.

Ricordo benissimo il clima che si respirava in città, con striscioni e messaggi contro i rossoverdi che campeggiavano già dall’uscita della Superstrada. Dieci anni dopo, con la stessa curiosità e lo stesso entusiasmo, una volta tanto, mando la richiesta di accredito alla Ternana per assistere al mio primo derby in casa delle Fere. La vigilia, a differenza di due decadi prima, è funestata dai soliti allarmismi in chiave di ordine pubblico e dalle tipiche decisioni all’italiana, come quella di ridurre il numero di tagliati destinati agli ospiti a 920 unità. Ne’ uno in più, ne’ uno in meno. La scusa ufficiale? Curva San Martino chiusa e anello superiore della Ovest inagibile. Ma ok, non voglio farmi rovinare il sabato.

Parto da Roma con ampio anticipo, raggiungendo la città delle acciaierie quando l’orologio segna le 13. Non sono venuto così presto a caso. Voglio tastare con mano se quel clima folkloristico e sentito sia rimasto ancora intatto. Negli ultimi tempo a tal merito ho avuto parecchie delusioni, avvicinandomi ad eventi che non si svolgevano da decenni e a margine dei quali però c’era un clima più da sagra della salsiccia che altro.

Mi inoltro per le strade del centro e noto che diverse finestre sono imbandite di colori rossoverdi, mentre in giro un po’ tutti hanno una maglia e una sciarpa che richiama ai colori della Ternana. Persino un cane, condotto da un’insospettabile signora, indossa una pettorina con lo stemma del club. Da queste parti ci credono ancora e la partita non è diventata un mero e ripetitivo rito sportivo dalla durata di 90 minuti. Ma è ancora qualcosa di supremo, che viene affrontato con i giusti riti apotropaici del caso. Capto l’aria e capisco che Ternana-Perugia esiste ancora. Nonostante a distruggerlo ci abbiano provato in tutti i modi.

Avendo attraversato il centro di Terni sbuco proprio fuori la Curva Est, dove a due ore dal calcio di inizio centinaia di ragazzi stanno già sorseggiando birre e attendendo l’arrivo del pullman dei rossoverdi. In lontananza vedo apparire il torpedone del Grifo, un arrivo che provoca la scenica reazione dei tifosi ternani, subito pronti ad intimorire gli avversari con cori di scherno. Qualche istante dopo ecco sbucare anche i giocatori di casa, accolti dall’ovazione del pubblico. Oggi non importano classifica e risultati precedenti, conta solo la supremazia regionale e l’orgoglio della propria contrada. E’ il classico tipo di partita che prima di vincere si preferisce non perdere.

Bando alle ciance, quando manca un’ora all’inizio faccio il mio ingresso nella pancia del Libero Liberati. Da appassionato di stadi retrò non posso che trovare affascinante l’impianto ternano. Fatiscente, decadente e pericolante al punto giusto. Per l’occasione la società ha riaperto la Curva Sud, ma la cosa curiosa è quanto impresso su alcuni manifesti in fase di prevendita di tale settore, in cui viene specificato che per alcuni posti non è garantita la visibilità del campo. Robe del genere farebbero impazzire un mio amico tedesco, il quale ama alla follia il modo sciatto con cui le autorità sportive italiane gestiscono diversi aspetti.

A causa dei maledetti prefiltraggi sono costretto a un giro assai tortuoso per guadagnare l’ingresso alla tribuna stampa. Cosa non facilitata neanche dai capillari controlli degli uomini in pettorina gialla, che da qualche anno rappresentano la vera e propria avanguardia dell’incapacità e dell’incompetenza. Almeno in determinati casi. Terminata una perquisizione che persino in aeroporto sarebbe stata più celere, oltre che più sensata, posso salire gli scalini delle gradinate e trovarmi di fronte la macchia umana del Liberati. Erano anni che non vedevo questo stadio così pieno. Ognuno la può vedere come vuole, definendo buona parte dei tifosi presenti oggi occasionali, ma io sono dell’idea che innanzitutto su venti occasionali almeno un paio restano fedeli nel tempo, e soprattutto gli spalti pieni sono belli a prescindere da chi li occupa. Anche perché la componente odierna tutto sarà tranne che un freddo ed immobile pubblico all’inglese.

I tifosi del Perugia cominciano a fare il loro ingresso a trenta minuti dall’avvio delle ostilità. I biancorossi entrano alla spicciolata e il primo striscione che viene appeso è quello della Brigata, seguito poi da Ingrifati e Armata Rossa. Era talmente tanto tempo che non vedevo una tifoseria in buon numero nel vecchio settore ospiti, che neanche ricordavo come il primo anello, di fatto, aiuti in maniera invereconda a compattare il tifo. Me ne accorgo dalla prima manata biancorossa, che stimola la risposta delle due curve di casa, la Est e la Nord.

Come detto qualche mese fa, è da sottolineare il gruppo nato in quest’ultimo settore. Numericamente e a livello di intensità sembrano davvero avere tutte le carte in regola per riportare il tifo delle Fere su alti livelli. In tutto ciò in Curva Est fanno la loro apparizione gli striscioni dei gemellati bergamaschi e fanesi. Amicizie storiche che il tempo non ha scalfito e che mi rimandano con nostalgia ai primi Supertifo sfogliati da piccolo. L’ho detto, il Liberati ti offre un’aria retrò che pochi stadi in Italia possono trasmettere. Alla faccia degli impianti di proprietà decorati da ogni comfort possibile. Il calcio va seguito così, in maniera rustica e spartana.

Alle 15,00 finalmente arriva il momento dell’ingresso dei calciatori. Alla mia estrema sinistra gli ultras perugini si esibiscono in una bella sciarpata sulle note del loro storico inno mentre le due curve ternane si colorano di altrettante coreografie. Entrambe sono composte da cartoncini accompagnati da un telone che scende al centro, in più la Nord fa esplodere un paio di bomboni assieme all’accensione di fumogeni neri. Impatto bellissimo da parte di tutto lo stadio. Davvero spettacolo degno di nota per essere nel 2015.

Neanche il tempo di abbassare le scenografie che già partono gli storici cori offensivi, con i perugini che fanno rimbombare il loro “Terni brucerà e festa si farà, bastardo rossoverde ti bruceremo tutta la città”, intonato praticamente dalla prima giornata di questo campionato. Gli ultras delle Fere non sono da meno e rispolverano lo storico canto sul Ballo di Simone “Il sogno di un ternano è andare ad Amsterdam e poi a Bogotà e non tornar più, il sogno del grifone è andare in città alla domenica sul tagatà”.

Da questo punto in poi, senza troppi giri di parole, posso dire che la disputa tra gli ultras sarà infinitamente più interessante di quella in campo, dove regnano la noia e le poche occasioni. Ci pensano le gradinate occupate dai tanto bistrattati tifosi a ripagare chi quest’oggi ha speso tempo e soldi per esserci.

I perugini si cimentano in una prestazione al limite della perfezione. Settore compatto, con mani battute in sincronia e cori eseguiti con magistrale intensità. Solita macchia rossa, favorita dalle maglie del club indossate praticamente da tutti, che rende esteticamente davvero bello lo spazio loro riservato. Oggi hanno avuto sicuramente una marcia in più rispetto ad altre volte in cui li avevo visti buoni ma non eccelsi.

Sul fronte ternano mi pare giusto distinguere il giudizio per i due settori. La Est tifa, realizza due coreografia, una all’inizio del primo tempo e l’altra all’inizio del secondo, ci mette il cuore e sicuramente non affronta il match in maniera statica. Tuttavia secondo il mio modesto punto di vista pecca un pochino in intensità. Cosa che invece non si può rimproverare ai ragazzi della Curva Nord, che spesso risultano un vero e proprio muro di mani. Perfetta la sciarpata e sempre di livello il sostegno canoro.

Insomma, finalmente un derby come si deve. Me lo godo dal lato estremo della tribuna, per riuscire a riprendere al meglio i perugini. 90′ minuti che mi volano come poche volte è successo negli ultimi anni. Mi si scusi se forse ne parlo con toni troppo entusiasti, un tempo ciò era mera routine. Ma oggi fa un certo effetto sembrare di esser tornati indietro di una decina d’anni. E non solo nelle curve. Ma anche nell’ambiente che mi circonda, tra vecchiette indemoniate che maledicono i perugini e signorine pittorescamente vestite con maglia rossa e gonna verde.

In campo, come detto, vince la noia ed alla fine sarà uno scialbo 0-0. Poco male. Le squadre vanno comunque a ringraziare i propri tifosi, che oggi sono stati gli unici veri protagonisti della sfida. Avendo il treno alle 17,30 non posso trattenermi più di tanto, così mi limito ad immortalare le magliette lanciate dai giocatori ai tifosi, e poi mi lancio trafelato verso le uscire.

Riuscirò a salire sul mio Regionale Veloce per un soffio. Nell’ora che mi separa da Roma non posso non riguardarmi le foto della giornata. Sono soddisfatto e curioso di rivederle sul computer. Sperando che giornate come questa si possano ripetere più spesso, in maniera tale da avere linfa vitale e fiducia in un mondo che nonostante tutto continuo ad amare alla follia. Malgrado i suoi limiti, i suoi eccessi di protagonismo e la sua costante demonizzazione.

Simone Meloni

https://www.youtube.com/watch?v=2lDbO02_Gfk

 

https://www.youtube.com/watch?v=iNDj1rSAB54

 

https://www.youtube.com/watch?v=tV15wp8usr4

 

https://www.youtube.com/watch?v=F6MjYH4SO6w