Come faccio sempre, ho letto questo libro spoglio da ogni tipo di sovrastruttura mentale: niente recensioni, niente approfondimenti sull’autore, niente ricerche sulla storia narrata. Mi sono imbattuto in un (presumibilmente) nuovo titolo e mi ci sono confrontato. La prima evidenza appresa è che in realtà il libro risale al 1975 e già nel 2008 fu pubblicato, sempre dalla Fazi Editore (ma nella variante: “Come gli S.S. Wanderers vinsero la Coppa d’Inghilterra”), che quest’anno l’ha riproposto forse sperando nella risacca dell’ondata di interesse per i mondiali femminili e per gli europei under 20 e 21.

A parte la leggera modifica nel titolo, ringiovanita anche la copertina che è molto più ammiccante e piacevole. Non ho modo di sapere quali siano le differenze sostanziali con la prima edizione, probabilmente nessuna visto che la traduttrice, Silvia Castoldi, il numero di pagine (182), la rilegatura, (brossura), la collana, tutto è rimasto immutato. Probabilmente si tratta di una pura e semplice riedizione.

Non c’è bisogno di troppa fantasia per arguire di cosa tratti quest’opera di James Lloyd Carr, autore inglese scomparso nel 1994. E forse, a posteriori, questa è la stessa debolezza della storia, che arriva alla sua fine senza mai stupire davvero il lettore, senza alcun sussulto. Oggetto della narrazione è lo Steeple Sinderby Wanderers, squadra di un piccolo centro rurale inglese animata spiritualmente dai sei postulati di Mr Kossuth, un esule ungherese divenuto preside della locale scuola, e fisicamente dai principali attori che ne vestono la maglia color giallo ranuncolo, scelto dopo accurati studi per la sua maggiore visibilità nei campi fangosi di provincia.

Dal reverendo Giles Montagu che si rivela un’ala di rara bravura a “Monkey” Tonks che non aveva mai mostrato alcun interesse per il calcio, ma fra i pali si guadagna il proprio soprannome in virtù della grande agilità, finendo alla meteora Sid Swift che dopo una stagione incredibile all’Aston Villa sparì nei meandri della depressione. A raccontare le loro gesta è il segretario Mr Gidner al quale, per 500 sterline subito e 500 a lavoro terminato, viene affidato il compito di redigere la Storia Ufficiale dei Wanderers e nel mentre, oltre a quanto messo a verbale, regala chicche apocrife, proprie considerazioni, stralci di vita vissuta e privata.

In sostanza è questo un collage di umanità che si annoda attorno all’avventura dei Wanderers piuttosto che un racconto calcistico vero e proprio. Le cronache calcistiche sono sporadiche, non proprio dettagliate e spesso demandate a citazioni di giornali dapprima locali e poi nazionali che, man mano, cominciano ad interessarsi alla scalata di questa improbabile compagine di dilettanti. Dalla prima vittoria contro i vicini del North Baddesley fino ai primi professionisti dell’Hartlepool per concludere poi con la finale di Wembley contro i Rangers di Glasgow. Che in realtà non potrebbero mai arrivare in una finale di Coppa d’Inghilterra semplicemente perché non vi prendono parte, ma questo è un racconto di fantasia, per cui ogni licenza fantastica riesce a tenersi in piedi. Chi vi prende realmente parte sono tutte le squadre inglesi, comprese quelle dilettantistiche che potenzialmente potrebbero davvero vincere la coppa, per cui questa è un po’ la bella ipotetica storia di quel lato del modello inglese che le nostre autorità calcistiche ignorano, blindando coppe e campionati ad appannaggio delle società più ricche e forti. Stesso malsano concetto che il massimo dirigente del massimo club italiano sta tentando di imporre a livello europeo, con il tentativo di creare la cosiddetta “Super Champions League”. Ma questa è un’altra storia…

L’evoluzione del football purtroppo, ha acuito la distanza fra questi sogni e la realtà dove è sempre più difficile per i piccoli club raccontare delle nuove favole. Questo stesso libro sembra così irreale da palesare quasi immediatamente il suo stato di fiction, ma bisogna almeno concedergli l’attenuante, considerando che è stato scritto – come già detto – nei lontani anni ’70, quando la forbice di potere tecnico-economico fra club era molto meno ampia e certi exploit ancora idealmente possibili.

Surreale ma godibile, con qualche venatura di tipico humor britannico, il libro non mi è dispiaciuto, ma onestamente non posso nemmeno dire che mi abbia fatto impazzire. Può risultare come il classico buon libro da portarsi sotto l’ombrellone, consigliato anche per l’amico lettore non propriamente fanatico di calcio, visto che l’argomento resta sullo sfondo, ma non rientra nella mia personal top ten dei libri di genere, mentre allargando il campo alla letteratura tutta, non può essere considerato che un libro di medio valore. Per chi lo volesse cercare nella propria libreria di fiducia, il codice EAN a cui fare riferimento è 9788893255332, prezzo di copertina 17 €.

Matteo Falcone