Ho ancora nella mente l’antistadio del Flaminio in una delle prime giornate che vedeva la Cisco Lodigiani contrapposta al Castel San Pietro. La nostra contestazione, la società che ci manda i buttafuori e Fabio Appetiti che tenta di investirci su Viale Tiziano. Riesce difficile da ammettere, ma sono passati più di dieci anni. Un lasso di tempo importante, nel quale però non sono cambiate molte cose per la Lodigiani. Anzi, se possibile gli scenari che si sono avvicendati in Via della Capanna Murata, salvo qualche rara eccezione, sono stati sempre più deprimenti, asettici e deludenti per chi, come noi, in fondo non ha mai smesso di sognare un ritorno sulle gradinate per sostenere le maglie biancorosse.
Già, quelle maglie biancorosse che questa estate hanno subito l’ennesimo oltraggio. Quasi non fossero state stuprate, insultate e coperte di ridicolo sufficientemente nell’ultima decade. Neanche il tempo di tornare dalle vacanze e la prima immagine che mi si apre su Facebook è quella condivisa da Fedelissimi: una squadra con casacca blu e stemma che francamente non riesco neanche a decifrare. “Forse abbiamo giocato un’amichevole contro l’Astrea, o il Como”, mi dico speranzoso. Poi leggo e mi informo. Nessuna amichevole, ma solo la triste e fetida realtà. La nuova “partnership”, come dicono quelli bravi che con l’inglese nascondono le peggiori magagne, con questa fantomatica Reset non ci ha pensato due volte ed ha fatto quello che ormai la maggior parte degli imprenditori che investono nel calcio fa senza giri di parole: cambiare i tratti identificativi e tradizionali della squadra, vale a dire nome, colori ed il simbolo.
Chissà cosa frulla nella testa di suddetti imprenditori, che evidentemente di calcio ne masticano sempre meno, comprendendo davvero poco le logiche intrinseche che ruotano attorno a questo sport e soprattutto nelle menti di chi lo segue per passione, senza interessi. La Lodigiani è biancorossa e il suo simbolo è una L stilizzata, magari riveduta in varie forme durante gli anni, ma sempre una L stilizzata resta. E menomale che chi siede nelle alte poltrone della Borghesiana lo fa solo ed esclusivamente per il bene e la tutela della società. Lo stesso personaggio da anni ci racconta che non è possibile avere una prima squadra, salvo poi fare dei goffi tentativi con nomi ibridi (Stilecasa docet), oppure iscrivere la vera e propria Lodigiani a campionati di categoria per ritirarla ignobilmente poco dopo. Se nelle intenzioni di Malvicini non c’è più quella di sostenere la “sua” creatura, si facesse da parte. Se veramente dice di tenere alla storia della Lodigiani, perché si è reso complice di tutto ciò?
Intanto viviamo l’ennesima “diaspora” di storia di quello che per noi ha rappresentato, e rappresenta tutt’oggi, un sogno da vivere concretamente. Nonostante siano riusciti a farlo diventare un incubo infinito. E’ perfino superfluo, perché ribadito innumerevoli volte negli ultimi anni nei confronti di altre situazioni contigue, sottolineare come questi signorotti marchino sempre più la linea di confine tra il pallone cui eravamo abituati e quello vomitevole coperto soltanto di lustrini e sigilli dorati che da nessuna parte porteranno. Chiunque ha avuto la Lodigiani tra le mani, negli ultimi anni, non ha capito una cosa semplice: non c’è bisogno di nessun restyling a nome, logo e colori. Perché quelli preesistenti sono gli stessi che Roma riconosce dal 1972. Andate a chiedere a un cinquantenne se si ricorda la Lodigiani e se poi sa dire due paroline sulla Cisco o sull’Atletico Roma. Vogliamo vedere quale sarà il risultato?
Quando non c’è rispetto per la storia, che sia quella di un club calcistico o dell’umanità, il fallimento è annunciato, quasi matematico. Mi chiedo dove credano di arrivare con questo modus operandi. E mi chiedo soprattutto quanto tempo ancora dovremo assistere a questi teatrini e a queste prese per i fondelli che con intervalli regolari si perpetrano non solo nei nostri confronti, quello sarebbe il minimo, ormai abbiamo pazienza da vendere, ma nei confronti di una città che sportivamente si sta avviando al capolinea. Di pari passo con la sua gestione quotidiana.
A me ha fatto semplicemente ribrezzo aprire quella foto e vedere quell’oscenità. Avrei preferito che il nome Lodigiani non ci fosse proprio stato. “Reset” andava benissimo e collimava alla perfezione con lo spirito di chi l’ha creata e di chi l’ha fatta entrare senza problemi in casa nostra. Voi siete quelli che vorreste insegnare calcio ai bambini ed educarli alla cultura sportiva? Beh sappiate che in questa maniera creerete soltanto dei surrogati, non insegnandogli un bel niente. Sì, forse saranno bravi a fare un dribbling o a non sbagliare una diagonale, ma quella che voi chiamate cultura sportiva altro non è che uno schiaffo in faccia a tutti gli ipocriti proposti che sbandierate quotidianamente. Voi ed i vostri squallidi fiancheggiatori.