Costanza è una delle città più antiche della Romania. Le sue origini risalgono ai greci. È una città di mare, difficile da immaginare per noi che identifichiamo la Romania solo con i castelli della Transilvania e i palazzoni socialisti di Bucarest. Costanza si stende davanti al Mar Nero, di cui è uno dei porti principali, e la sua gente ha un rapporto forte con il mare e la vita ad esso collegata. Anche il calcio non fa eccezione, e la squadra cittadina ricorda in molti aspetti il suo essere club di una città portuale: ad esempio i colori, bianco-blu, o il nome, Farul – il Faro – che guida da sempre i marinai, aiutandoli a orientarsi fra il mare e la terra.

Continuando il nostro viaggio nelle tifoserie romene abbiamo fatto due chiacchiere con Andrei, portavoce di Aria Ultra’, uno dei gruppi che compone la Peluza Sud Farul, la Curva Sud.

Il Farul Costanza è una realtà non molto nota in Italia, può essere utile partire proprio dall’inizio e raccontare come nasce la squadra.

La squadra è stata fondata nel 1920 come SPM (Serviciul Porturi Maritime – Servizi Portuali Marittimi), e con questo nome ha giocato fino al 1946, quando è diventata PCA (Porturi Comunicatii Ape – Porti di Comunicazione Marittima). Così fino al 1949, quando è arrivata la fusione con il Dezrobirea Costanza, che ha dato vita al Locomotiva [nome insolito per una squadra portuale ndr]. Con questo nuovo nome la squadra è stata promossa in prima divisione nel 1954. Quattro anni dopo, il Locomotiva è stato  rilevato dal CS Farul (club che rappresentava la città di Costanza) e ha cambiato nome in Farul Costanza. Dal 1973, la squadra si è chiamata FC Costanza, e dal 1988 Fc Farul Costanza.

Da che cosa viene il nome Farul?

Il termine Farul viene da “Farul Genoyez” (il faro genovese), uno dei simboli della nostra città, antico e immortale. Uno spirito che veglia sulla terra e sul mare. I colori del nostro club, invece, sono il bianco e il blu, i colori dei marinai, i colori della libertà.

La bacheca della squadra?

Non possiamo vantare una bacheca piena di trofei, ma per noi il Farul è sempre campione. La nostra miglior stagione è stata quella del 1959/60, quando arrivammo quarti. Nel 2005 abbiamo disputato la finale di Coppa di Romania contro la Dinamo Bucarest. Nel 1966, quella della Coppa dei Balcani contro il Rapid Bucarest. E nel 2006 siamo arrivati alla finale Intertoto.

Quali sono stati i giocatori più rappresentativi del Farul?

Il giocatore più importante è stato Gheorghe Hagi, il miglior calciatore romeno, che non ha bisogno di presentazioni. Ma ci sono stati anche altri nomi eccellenti come Tufan, autore della qualificazione della Romania ai Mondiali in Messico. Oppure Antonescu, Alexandru Matel, Denis Alibec, Petre Grigoras, Cosmin Matei e, ultimo ma non ultimo, Ion Barbu.

Chi è stato per il Farul Ion Barbu?

Il nostro simbolo, che ha fatto e farà sempre parte del Farul, e ha un posto speciale nei nostri cuori. Ha rifiutato molte offerte e ha scelto di stare con noi nei momenti più bui, anche quando non veniva pagato da sei o sette mesi. Insieme a Cristian Schiopu, nel 2012, ha tenuto in vita la squadra, chiamando calciatori da tutta la Romania, giovani ed ex Farul. Tra questi giocatori ci sono stato anche io per un po’, fino a quando un serio infortunio non mi ha stroncato la carriera.

Come per molti altri club in Romania, anche il Farul ha dovuto attraversare dei momenti difficili, con un fallimento.

Nel 2016, quando il vecchio finanziatore Giani Nedelcu ha lasciato il club in bancarotta, noi tifosi ci siamo immediatamente riuniti e abbiamo deciso di seguire il modello di club popolare, fondato e gestito strettamente da noi, così è nato l’SSC Farul. Come Aria Ultra’ siamo rimasti accanto all’Fc Farul fino all’ultimo giorno, pur avendo approvato la nascita del club dei tifosi. Dopo che l’FC Farul è stato dichiarato ufficialmente morto, abbiamo iniziato a seguire l’SSC Farul, ma come gruppo abbiamo preso la decisione di non esporre la nostra pezza per due anni, andando alle partite con una semplice bandiera, con il vecchio logo del Farul.

Quindi siete passati a sostenere l’SSC Farul.

Sì, la squadra dei tifosi ha lottato duramente nelle serie minori, riuscendo ad attirare molti sponsor e tifosi. Il comune ha posto diversi ostacoli – ci ha impedito ad esempio di usare lo stadio “Farul” fino al 2018 – ma ci ha aiutato finanziariamente. Tutto l’impegno dei tifosi è stato ricompensato dai giocatori con due promozioni consecutive. La vittoria più bella, per la squadra e per i tifosi, è stato tornare a giocare nel nostro stadio. Il nostro club ha proseguito la tradizione del Farul, con orgoglio e onore.

Poi c’è stato il ritorno da SSC Farul a FC Farul?

Durante questi due anni ci sono state diverse aste per il logo, i colori e la bacheca della squadra. La prima asta, nonostante il nostro impegno, è stata vinta dal solito Giani Nedelcu, che voleva solo ostacolarci e non lasciare nelle nostre mani l’identità del club. Poi diverse aste nulle, e nell’ultima è entrato in gioco Ciprian Marica, ex calciatore [con un passato anche in Germania e Turchia ndr], che ha pagato una somma modesta, ma è riuscito a prendersi i simboli e l’identità del Farul.

Questa è stata la mossa decisiva per la storia della vostra squadra.

I tifosi erano arrabbiati e hanno iniziato a dire qualsiasi cosa all’ex attaccante. Ci sono state diverse trattative con Marica, durante le quali io ho cambiato idea e ho capito che era giusto lasciare il club nelle sue mani. Dopo essere stato personalmente coinvolto, ho convinto il gruppo che il nuovo presidente aveva buone intenzioni e lavorava per il futuro del club.

Avevi ragione? Si sono mantenuti buoni rapporti?

Oggi Marica ha tutto il supporto della Curva Sud. Quello che ci ha infastidito al tempo, è stato il fatto che lui non ha espresso pubblicamente il desiderio di rilevare il Farul, ma lo ha fatto in segreto. Questo ha lasciato spazio a insinuazioni. Finora la sua presidenza è stata un bene per il club: la squadra è stata ricostruita da zero questo inverno, le attrezzature sono state cambiate, così come lo staff. Fondamentalmente è una nuova squadra. Noi speriamo che piano piano ritorneremo dove eravamo undici anni fa, in prima divisione accanto a Steaua Bucarest (il CSA Steaua, quello in quarta divisione), UTA Arad, Rapid Bucarest, U Cluj, Dinamo Bucarest, Poli Timisoara, Poli Iasi, Arges, Petrolul Ploiesti e Otelul Galati. Il posto di queste squadre è in prima divisione. 

Veniamo agli aspetti più ultras dell’intervista. Parliamo del tuo gruppo.

La nostra storia è iniziata il 22 marzo 2000, quando alcuni ragazzi hanno fondato Aria Ultra’. Questi quattro ragazzi sono ancora oggi presenti, nonostante sia passato così tanto tempo. Loro hanno attraversato momenti difficili, ma non lasceranno la Curva neanche quando avranno più di sessant’anni. Tra di loro c’è anche uno dei più famosi artisti rap-folk del paese, Emil Teleaga aka Aforic, dei “Subcarpati”.

Il nome da cosa deriva? Raccontaci un po’ la vostra storia.

Il nome del gruppo viene dal desiderio dei fondatori di differenziarsi dal resto del pubblico. Aria Ultra’ è l’Area Ultrà dove gli ultras si muovono e agiscono. Ma A.r.i.a. è anche un acronimo che significa Autenticità, Rappresentatività, Immaginazione e Attitudine Ultras. Nei primi anni 2000 c’era una grande attenzione al mondo ultras italiano: compravamo riviste dall’Italia e le leggevamo con grande passione. Inizialmente eravamo un piccolo gruppo, ma molto organizzato. Nel 2004, i Blue Boys furono attaccati nel nostro stadio dai nostri rivali del Rapid. I loro tifosi riuscirono a rompere due lettere dello striscione, la “Y” e la “S”. Così il gruppo decise di sciogliersi. Alcuni di loro scelsero una nuova strada, la strada di Aria Ultra’. Dopo molti anni in curva, alcuni buoni, altri cattivi, Aria Ultra’ è riuscita a raggiungere il buon numero di 50 membri. Siamo al più alto livello della nostra storia e abbiamo tre generazioni di tifosi. L’organizzazione sta migliorando e le relazioni con gli altri gruppi si sono rafforzate e diamo vita ad una curva unita, per incoraggiare la squadra sia in casa che fuori.

A livello di stile, quali sono le vostre fonti di ispirazione?

Potremmo dire che il nostro è uno stile italiano, che abbiamo appreso grazie alle riviste ultras, come dicevo prima. Questo stile ci impone di essere corretti con i nostri avversari, anche se sono stati loro ad attaccare. Non attaccheremmo mai un piccolo gruppo, trovandoci in superiorità. Lo stesso vale per gli scontri con oggetti: siamo totalmente contrari  all’uso di pistole, lame e tutto ciò che può avere serie conseguenze, fino ad uccidere un uomo. Il nostro motto poi è “Con i nostri soldi”: noi non accettiamo soldi dal club neanche per la birra. Le trasferte si fanno con i soldi del gruppo, come le feste e tutto il materiale. Stiamo cercando di far lavorare il club quanto più possibile liberamente, senza disturbarlo.

I vostri rapporti con la dirigenza? E con la polizia?

I nostri rapporti con Marica e lo staff organizzativo sono in costante miglioramento. Le relazioni con le forze dell’ordine invece non sono così buone, perché stanno cercando in tutti i modi di eliminare gli ultras dalla Romania. Anche nella partita casalinga contro il Timisoara, ci sono stati 6 “ban” e 6 multe del valore di 250 Lei ciascuna. I ragazzi sono stati allontanati per il semplice fatto di essere saltati sulle recinzioni per festeggiare quando la nostra squadra ha segnato.

Parliamo invece della vostra curva nella sua interezza. Come siete organizzati? È compatta o divisa?

La nostra curva ha attraversato negli ultimi anni un periodo di decadenza piuttosto forte e il numero di sostenitori era in costante calo, così come la “qualità” di questi tifosi. Tuttavia dopo una riorganizzazione abbiamo iniziato a muoverci, e questo ci ha fatto sentire nuovamente presenti nella scena ultras romena. Non abbandoneremo mai la nostra bandiera e non accetteremo di essere calpestati da nessuno. Sempre più spesso prepariamo tutti insieme messaggi e bandiere. Come logo della curva abbiamo scelto la testa del marinaio Braccio di Ferro, con dei semplici occhiali neri, la sciarpa a righe e l’alloro verde tutto intorno. Questo logo ci rappresenta perfettamente. Siamo sempre in viaggio, in trasferta o in casa, per mari e oceani di tutto il pianeta. Siamo proprio come il personaggio del logo, e siamo pronti ad affrontare qualsiasi attacco.

Come tutte le curve avrete delle amicizie e delle rivalità. Vuoi parlarcene?

Vorrei ricordare l’amicizia con lo Steaua Bucarest. C’è un rapporto fraterno tra gli Aria Ultra’ e i Vacarm 2002, nato diversi anni fa. A livello di curva non si può parlare di amicizia, ma c’è grande rispetto. Abbiamo anche buoni rapporti con i ragazzi dell’UTA Arad e del Corvinul Hunedaora, ma giusto una birra insieme, niente di più. A livello di rivalità non andiamo d’accordo con metà del Paese: i Sepciile Rosii dell’U Cluj, la Peluza Sud del Timisoara, Otelul Galati, Rapid Bucarest, Dinamo Bucarest.

Non mi hai detto nulla dei rapporti con il Viitorul Costanza.

Parliamo del Viitorul Ovidiu, non Costanza per favore. Questa è una questione delicata. Il nostro vecchio idolo, per così dire, Gheorghe Hagi, quando il Farul Costanza era in prima divisione ha ricevuto l’offerta di guidare il club, ma ha rifiutato. Quando la stessa offerta è arrivata da Timisoara, ha accettato senza pensarci troppo. Questo ci ha fatto arrabbiare con lui, perché il suo nome campeggiava sul nostro stadio, che noi chiamavamo “Gheorghe Hagi” a quel tempo. Da quel momento, il nome dello stadio è diventato “Farul”.

Ma perché lui ha fondato una sua squadra?

Hagi ha deciso di aprire un proprio club di calcio e questo ha creato nuova insoddisfazione nella gente di Costanza. Perché? Perché da qualche anno Hagi si era “riconciliato” con la nostra curva. Gli era stato poi chiesto di guidare il club, per evitare che andasse in bancarotta o che finisse nelle mani di qualcuno di sbagliato. Ma lui ha rifiutato di nuovo. E ha creato la sua accademia, il suo club personale, tutto a Ovidiu, vicino Costanza, e per due anni non ha più avuto bisogno di noi.

Poi è tornato a cercarvi?

Quando è stato promosso, quale pensi che sia stata la richiesta del Re del calcio romeno? Il suo desiderio era quello di giocare nel nostro stadio, mentre il Farul stava disputando il campionato di seconda divisione. Noi tifosi lo abbiamo accettato, per un anno.  Così il Viitorul Ovidiu ha giocato la sua prima stagione in Prima divisione nello stadio del Farul Costanza, con l’ok di quegli stessi tifosi che erano stati respinti da Mr. Hagi per anni.

Una bella prova d’amore.

Gli abbiamo dimostrato la nostra umanità e quanto lo sostenessimo nonostante i dissapori del passato.

E poi?

In alcuni incontri importanti del Viitorul, i nostri tifosi hanno mostrato messaggi a supporto del Farul, come “A Costanza esiste solo il Farul”. Inoltre, molta gente andava allo stadio solo perché voleva vedere un bel calcio, ma al collo portava la nostra sciarpa. Alcuni sono stati addirittura mandati via, o costretti a lasciare le sciarpe nel guardaroba: non era permesso portare simboli del Farul, allo stadio Farul, quando giocava il Viitorul. Capisci che questo ci ha fatto molto arrabbiare e non abbiamo più permesso al Viitorul di giocare nel nostro stadio. Da quel momento si sono fatti il loro stadio a Ovidiu, il Viitorul Stadium. Tutto questo per dire che il Viitorul non rappresenterà mai Costanza, ma solo Ovidiu.

E con Hagi come sono oggi i rapporti?

Voglio solo ricordare il momento in cui Hagi ci ha preso tutti gli allenatori e tutte le giovanili, dando loro stipendi più alti. Anzi preferisco non ricordarlo, per non dover di nuovo imprecare contro di lui. La mia opinione, strettamente personale, è che Hagi abbia fatto veramente un buon lavoro. Gli investimenti sull’accademia e sulla squadra sono molto buoni. Ma penso che se lui ci avesse amato quanto noi abbiamo amato lui, poteva fare queste cose per il Farul. Personalmente, nel 2010 ho parlato con lui e gli ho chiesto di venirci ad aiutare, ma la risposta è stata negativa. Ora il rapporto con Viitorul si è rafforzato, Hagi ci ha dato i giocatori per il campionato. C’è una relazione di amicizia.

Intervista raccolta da Gianni Galleri, Curva Est.