Il rigetto del TAR al ricorso di un ultrà del Nardò, diffidato dopo i fatti di Nardò-Francavilla dello scorso novembre, è stato commentato dallo stesso con una lettera dove sono raccolte tutte le verità su quelle giornate. Ve la pubblichiamo a margine.

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Nardò-Locorotondo, Eccellenza 2014/15

Come uno stato folle ti fotte la libertà

Questa è la storia di una giornata fra amici, fratelli, in cui l’incapacità di alcuni rappresentanti dello stato (volutamente minuscolo) chiamati a garantire l’ordine pubblico durante una giornata di sport, segna indelebilmente la memoria e i sentimenti di un gruppo di liberi cittadini, verso coloro che dovrebbero essere la parte buona dello stato, ma che in realtà si sono dimostrati la parte più ipocrita e lurida che un uomo in divisa possa divenire.

13 Novembre 2014

Mi sveglio di buon’ora, come ogni mattina per recarmi al lavoro, ma oggi il risveglio ha un sapore diverso, oggi al mio ritorno non andrò a casa, oggi al ritorno ci sarà un autobus pieno di amici e fratelli che mi aspetta, oggi finalmente si va in trasferta, si va a tifare per la Città che mi ha dato i natali, si va a portare alto il nome della mia, della nostra Nardò.

Certo sarà stancante dopo una giornata di lavoro, salire in pullman e recarsi in quel di Francavilla senza nemmeno metter prima piede a casa, ma che sarà mai, i miei fratelli mi aspettano e io sono ansioso di vivere con loro un’altra avventura.

Così , arrivato nei pressi dello stadio, mi guardo intorno e vedo una marea granata, cerco con lo sguardo i sorrisi di chi mi stava aspettando, e mi faccio avanti scambiando abbracci e strette di mano con i miei fratelli ULTRAS.

Così una volta saliti a bordo si parte, e fra cori e birre il tragitto in autobus, anche se pieno in ogni ordine di posto, diventa piacevole.

Prima di arrivare a Francavilla Fontana, stranamente troviamo un’auto dei Carabinieri ad attenderci all’uscita di Manduria, ok la scorta, penso fra me e me, probabilmente per evitare spiacevoli inconvenienti ci faranno fare una strada sicura e tutto filerà liscio. Macché, ci costringono a seguirli per assurde stradine di campagna senza un briciolo d’illuminazione, senza nemmeno curarsi delle auto e del piccolo bus in coda, praticamente in balia degli eventi, e non per un assurdo caso, ma volutamente. Tutto calcolato sadicamente e a tavolino.

Arriviamo allo stadio che il match fra le due squadre è già iniziato e noi in coda al minuscolo unico botteghino cerchiamo di fare in fretta, nel frattempo qualcuno lancia un paio di petardi (niente di più di qualche innocuo botto, legale).

Prima di scendere dal mezzo penso: “Prendo io gli striscioni, entro per primo e mi metto a sistemarli in fretta sulla balaustra…”.

Così sciarpa al collo e cappuccio della felpa indossato ( è il 17 novembre, è sera e fa freddo), pago regolarmente il biglietto e mi dirigo verso l’entrata assediata da carabinieri e strani steward dall’aspetto tutt’altro che rassicurante. Ricevo qualche spintone dagli uomini in divisa (l’avevo messo in conto, data l’accoglienza) e arrivo finalmente all’ingresso. Mi trovo di fronte un uomo in abiti borghesi che mi punta la telecamera in faccia e un carabiniere che ticchettando col manganello sul palmo della sua mano, mi intima in maniera tutt’altro che amichevole di togliere sciarpa e cappuccio, lo faccio senza batter ciglio, d’altronde se non fosse stato per i modi l’avrei trovato anche abbastanza logico e poi non avevo intenzione né di travisarmi, né di compiere chissà quale atto ostile.

Finalmente sono all’interno del settore, immediatamente i miei occhi vanno al terreno di gioco, dove vedo i giocatori già intenti a fare quello per cui sono pagati (“Finalmente qualcuno che fa il suo lavoro”. Penso), ma non faccio in tempo a dirigermi verso le gradinate che un altro gendarme mi strattona per lo zaino contenente gli striscioni, vuol vedere il contenuto, delle mie tasche e dello zaino, faccio per aprirlo, ma non è soddisfatto, ha fretta e così lo rigira come un calzino, ok mi toccherà anche raccogliere tutto il materiale da terra, ma va bene, non mi meraviglio più, l’importante è che le mie tasche siano vuote e la Mia coscienza sia apposto, così non bado ai loro modi “garbati”, sono qui per quelle maglie granata sul rettangolo verde. STOP.

 

La partita dopo i novanta minuti termina e il risultato è a favore della squadra avversaria: pazienza, l’importante è esserci stati, anche oggi, ancora una volta per gridare orgoglioso il nome della nostra unica squadra, la squadra della nostra Città.

Terminato il match, rimaniamo ancora qualche minuto nel settore, per concludere con qualche sfottò goliardico la serata e in questo, stranamente, i CC ci assecondano e la cosa puzza, dov’è finito quell’atteggiamento ostile ricevuto all’arrivo? Forse si sono resi conto che siamo un gruppo di amici, che siamo qua per divertirci e che la serata è filata via liscia… Vabbè, stavolta a intimarci in maniera spiritosa di andare via è l’autista del pullman, e noi non facciamo altro che assecondarlo.

Saliti a bordo, affacciandoci dai finestrini, assistiamo a un atteggiamento da parte degli uomini dello stato che ha qualcosa di disdicevole, LORO ci riempiono di gestacci, si portano le mani ai genitali e ci alzano il dito medio, la situazione è paradossale, l’autista ingrana la prima e parte, si ritorna a casa.

 

Alla fine è andato tutto bene, nel pullman si chiacchera sia della partita che di tutto il contorno, e si giunge alla conclusione che tutto sommato non è successo niente che avrebbe potuto causare delle ripercussioni nei nostri confronti.

Dopo qualche giorno, scopriamo tramite gli organi di stampa che all’interno del pullman sono state rinvenute un paio di mazze e qualche oggetto in ferro, presumibilmente appartenenti ai “facinorosi e pericolosi” ULTRAS.

La congiura è servita, l’inquisizione nei nostri confronti ora è completa e lo scoop vuole che gli eroici gendarmi abbiano catturato i temibili teppisti anche definiti ULTRAS.

 

Un arresto e sei DASPO questo è il bollettino di guerra, conseguenza del piano messo in atto nei nostri confronti e così, visto che credevamo ancora nella giustizia, abbiamo deciso di presentare ricorso al TAR, contro questa ignobile rappresaglia che ci ha visti vittime.

E il TAR ci ha dato torto, il giudice non si è preso nemmeno la briga di leggere le carte e piuttosto che andare contro a degli uomini dello stato è andato contro gli ULTRAS, di che meravigliarsi?

E’ stato più conveniente scegliere la soluzione più semplice, quella che non farà meravigliare nessuno in questo paese governato da ipocriti e falsi moralisti, piuttosto che dare ragione a chi effettivamente ha subito un torto.

L’uomo cattivo era stato già trovato, perché ribaltare la frittata?

Ma caro stato, oggi hai fatto sì che altri cittadini si unissero a quell’ormai larga schiera di persone che non credono più in te e continuando su questa strada saremo sempre di più e non ne siamo felici, si tratta di una bilancia che con questa assurda repressione pende sempre più dalla nostra parte, la parte dove voi ci avete ingiustamente collocati, DALLA PARTE DEL TORTO.

Firmato
UN DIFFIDATO