Ci hanno riprovato, ma senza riuscirci. Sull’onda mediatica per i fatti dell’A1 fra napoletani e romanisti, per il match Como-Pisa hanno pensato di disporre la vendita dei biglietti per il settore ospiti ai soli possessori della tessera del tifoso. Forse qualcuno aveva rimosso le prese di posizione dei pisani, forse sperava che qualcosa fosse cambiato o forse ricordava tutto ed ha trovato il modo per liberarsi senza affanni dall’incomodo, ponendo una scelta impossibile, tant’è che già in settimana i gruppi della Curva Nord avevano annunciato la propria assenza. I toscani, infatti, insieme a poche altre realtà italiane, hanno combattuto con fermezza la carta fedeltà di cui sopra, senza mai scendere a compromessi, rinunciando per anni alla trasferta, essenza del vivere ultras. A distanza di tempo, come un fantasma, riappare lo strumento che tante polemiche e divisioni aveva creato all’interno del movimento ultras e che in linea teorica, con il famoso protocollo del 4 agosto 2017, avevano addirittura eliminato, anche se a ben vedere sarebbe più corretto parlare di rimodulazione o dematerializzazione.

Per la partita in terra lombarda dunque il settore ospiti è popolato solamente da poche decine di tifosi pisani, zero gruppi organizzati, togliendo al match quel gusto in più che si sarebbe avuto con la presenza delle due fazioni. Pisani e Comaschi, infatti sono divisi da una accesa e antica rivalità che però oggi non ha trovato seguito.

Nelle dinamiche ultras esistono regole e consuetudini che si tramandano e oggi se n’è avuta conferma: infatti a causa dell’assenza della tifoseria ospiti i tifosi lariani hanno dedicato i loro sforzi solo per incitare i propri beniamini, evitando quindi di rivolgere insulti agli ospiti che erano assenti per i motivi sopraesposti. Al di là di questo, lo stadio lombardo mal si presta al tifo, non esiste una curva unica, ma due gradinate in tubolari che si incontrano solo nella parte bassa, dividendo di conseguenza coloro che scelgono quel settore per seguire i propri colori e inficiando così nella resa finale del tifo. Non essendoci poi una balaustra, il lavoro dei lanciacori è reso ancora ancora più complesso. Non stupisce quindi che le prestazioni migliori siano offerte in trasferta, dove appunto il settore ospite risulta essere più congeniale al tifo, ma nonostante tutto i lombardi provano a spingere la squadra lariana alla vittoria, vitale per allontanarsi dalle sabbie mobili della zona retrocessione, mettendo complessivamente in mostra un tifo positivo, continuo, con una buona dose di colore, fra coreografia iniziale e bandiere che sventolano numerose e di buona lena. Alla fine il verdetto del campo è invece un pareggio, che non serve a nessuno, men che meno ai 4.377 spettatori ufficialmente presenti che lasciano il Sinigaglia amareggiati per l’ennesima occasione sprecata per risalire la china.

Foto di Max Michelet
Testo a cura della redazione