Sapete? Mi sono vaccinato! Me lo chiedeva la società, me lo chiedeva lo Stato, me lo chiedeva il senso civico, me lo chiedeva persino la mia coscienza!

Sapete? Mi sono vaccinato! Pochi altri hanno osato prima di me, ma faccio pur sempre parte dei pionieri, di un’élite scelta che ha avviato l’umanità verso un nuovo futuro.

Sapete? Mi sono vaccinato! Anche se penso di aver già avuto la malattia. I sintomi c’erano tutti: quando guardavo sconsolato i settori ospiti chiusi, gli stadi sempre più vuoti; persino le curve, sempre meno originali e sempre più opache, che andavano avanti più per spirito di resistenza che per convinzione. Ma tant’è, ormai ho fatto questo passo.

Sapete? Mi sono vaccinato! Perché è bene abituarci a quello che oggi è una novità che ha sconvolto il mondo ma domani sarà la pura normalità. Stadi vuoti, voci dei giocatori che si perdono nel nulla? In fondo è questo il vero agonismo, senza quella metastasi del pubblico che condiziona il risultato e i valori tecnici del campo.

Sapete? Mi sono vaccinato! Effetti collaterali? Beh, sì, qualcosina. Lo strano effetto del vedere lo stadio illuminato di notte scendendo la Garibaldina; purtroppo quell’emozione fastidiosa, un po’ primordiale, non se n’è proprio andata. I fuochi d’artificio che qualcuno ha sparato nei primi minuti di partita, tra i distinti e quelle mitiche rive lacustri che hanno ispirato artisti e poeti; un estremo messaggio di chi vuole esserci a tutti i costi. Quello striscione messo in curva ovest, “stadio vuoto, pieno sostegno”; mi sono girato dappertutto ma di pieno ho visto solo il vuoto di questa gelida serata.

Sapete? Mi sono vaccinato! Paura? Forse solo all’ora di rientro, quasi a mezzanotte. Più che altro paranoia di spiegare a qualche pattuglia perché fossi in giro e la noia di mostrare la richiesta di accredito e il mio tesserino di giornalista. Una paura inutile perché tutto è filato liscio; d’altronde, a chi volete che importi di un’auto che ha tutta la strada per sé in piena sicurezza, ai bordi della notte?

Sapete? Mi sono vaccinato! Sono stato bravo: ho firmato il modulo di autocertificazione, ho atteso che mi portassero l’accredito, ho persino tenuto tutto il tempo la mascherina sopra al naso. Inutile all’aria aperta? No, assolutamente: stateci voi a pochi metri dal lago, fermi per due ore, in una notte gelida di gennaio, con la temperatura intorno allo zero. Infatti i piedi hanno protestato, anche loro volevano essere protetti.

Sapete? Mi sono vaccinato! Un premio? Macché, né una pacca sulle spalle e né un calcio in culo. Eppure, dietro a tutte quelle (poche) persone che hanno condiviso con me l’esperienza, c’era quella tacita accondiscendenza che, col solo potere dello sguardo, diceva “sei dei nostri, se vuoi, ora che sei vaccinato, ti facciamo persino l’accredito annuale!”.

Sapete? Mi sono vaccinato! Secondo richiamo? Non ce n’è bisogno. Dopo aver violentato la mia testa e il mio corpo al fine di garantirmi quest’incredibile esperienza, state sicuri che per un bel po’ sono immune. Almeno finché non sarò così matto da far prevalere la malinconia e il richiamo del campo alla realtà nuda e cruda. Ma a quel punto vorrà dire che sono di nuovo potenzialmente a rischio, e dovrò vaccinarmi di nuovo.

Sapete? Mi sono vaccinato! Quanto dura la copertura? E che ne so, neanche la scienza ce lo sa dire, sebbene voglia promuovere a tutti i costi la campagna. Ma state pur tranquilli, ormai il dado è tratto, la strada tracciata, la rotta stabilita e possiamo dormire tutti sonni tranquilli.

Sapete? Mi sono vaccinato! Eppure, perché non prendo sonno e mi sento un po’ peggio di prima?

In questa notte da soli che non ci si può vedere, e non ci si può contare, ma solo ricordare”.

Stefano Severi