– Con “discriminazione territoriale” andrebbe in primo luogo intesa la normativa dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive e della Lega Calcio che vieta l’acquisto di biglietti a persone che risiedono in una regione piuttosto che in un’altra. Questa è proprio una discriminazione territoriale.

– Le chiusure degli impianti o di particolari settori per motivi di “discriminazione territoriale” sono da una parte un’ipocrisia – che alle istituzioni non importi un bel niente della giustizia sociale è evidente da sempre – e dall’altra l’ennesima prepotenza di chi vuole trasformare un gioco in uno show o testare come già accaduto nuove norme nell’ambito stadio per poi trasferirle anche all’esterno.
– Da più di 100 anni a questa parte, il calcio italiano è fondato sul “campanile”. Senza passione popolare e identità territoriale, il gioco non funziona. Fiorentina-Atalanta, per fare un’esempio, non è una “partita globale”. Non è Real Madrid-Manchester United, che ve la potete giocare in qualsiasi continente del mondo perché il pubblico va a vedere uno show. Fiorentina-Atalanta interessa a fiorentini e bergamaschi. E’ una questione di campanilismo. E’ così, fatevene una ragione.
– Alcune tifoserie hanno proposto delle alleanze e delle strategie per rispondere a questi ultimi attacchi delle istituzioni. La cosa ci stupisce molto, visti i precedenti. Da parte nostra, convinti che il “campanilismo” coinvolga tutto lo stadio e non solo “la minoranza ultras che tiene in ostaggio le società sportive”, crediamo che sia giusto fare quello che abbiamo sempre fatto da decenni a questa parte. Domenica prossima c’è Fiorentina-Juventus, e la tifoseria juventina, esattamente come è sempre stato, non verrà accolta a Firenze con striscioni di benvenuto.

Non sarà comunque facile effettuare cori di “discriminazione territoriale” contro gli avversari di domenica non avendo quest’ultimi una ben chiara città di provenienza.
AVANTI ULTRAS…ULTIMA VOCE “FUORI DAL CORO”
CURVA FIESOLE 1926