Dopo aver visto Mestre-Bassano e con essa lo storico stadio “Francesco Baracca”, l’indomani chiudo il mio personale cerchio con Conegliano-Sandonà. Nonostante la vicinanza fra le due città, decido di partire comunque presto per Conegliano, così da avere un buon margine di tempo per assolvere alla scaletta dei miei soliti giri perlustrativi, ancora più metodici quando è la prima volta che mi reco in un luogo.

Un bel sole mi accoglie nella cittadina veneta, proprio davanti alla struttura ferroviaria ci sono dei mercatini di Natale a ravvivare la giornata festiva con tante persone presenti e festanti, lungi da quella Conegliano che conoscevo o mi aspettavo per le due caserme militari degli anni Settanta/Ottanta, che riempivano ben diversamente le strade sia in termini di presenze che umorali. Il tessuto sociale della città veneta è profondamente cambiato da allora, come d’altronde la società in toto di pari passo con un po’ tutto il Belpaese. Alzo lo sguardo per ammirare bene la città ed il suo centro storico a partire dal campanile del Duomo e poi ancora più in alto con la restante parte del castello, ora divenuto Museo Civico, ubicato alla sommità del Colle di Giano a sovrastare l’intera città.

Con la certezza di tornare a vedere i mercatini e magari pure una piccola porzione del centro storico, la mia attenzione è inizialmente tutta incentrata al chilometro circa che mi separa dallo stadio “Soldan”. L’impianto è ubicato poco fuori dal centro e dalle inferriate che mi accolgono, sembra sì datato ma in buono stato. Riesco a vedere l’entrata dei locali con il piccolo botteghino dei biglietti e la bella tribuna coperta, dotata di seggiolini gialloblù (i colori sociali del Conegliano) in linea con il trend degli ultimi anni. Proseguo il mio personale giro e dalla parte opposta riesco a scorgere l’entrata della tifoseria ospite, ma dato lo stato penso che quei cancelli non si aprano da un lasso di tempo notevole. Fortunatamente riesco a scorgere i piccoli gradoni della tribuna scoperta che vedrò meglio una volta messo piede in campo.

Tornato al punto di partenza e resomi conto che al fischio d’inizio, fissato per le 14:30, manca diverso tempo, ripasso come programmato in centro, perdendomi metaforicamente nelle vie di questa cittadina veneta in provincia di Treviso. Con l’approssimarsi del fischio d’inizio mi dirigo nuovamente in zona stadio, dove entro con un buon margine d’anticipo per cercare di vedere e sentire quante più cose possibili ma anche rischiando, e ne ho consapevolezza, di vedere numeri risicati ed una sola tifoseria. D’altronde parliamo sempre di una quinta serie del calcio italiano, benché entrambe le squadre occupino posizioni alte della classifica, anzi, addirittura gli ospiti fino a due domeniche fa si trovavano in testa alla classifica, poi con un punto nelle ultime quattro sfide si sono defilati lasciando il passo al Giorgione, che è riuscito a vincere a domicilio proprio dei biancocelesti nell’ultimo turno di campionato.

La tribuna dei padroni di casa viene occupata da oltre duecento tifosi, mentre nella tribuna opposta noto degli striscioni che in un primo momento mi fanno ben sperare in un piccolo gruppo locale, che durante la partita scoprirò essere un flop: tramite il giornalino distribuito gratuitamente allo stadio, apprendo che il supporto è stato dato occasionalmente nella semifinale di ritorno della Coppa Italia di Eccellenza, con il Conegliano che è riuscito a conquistare la finale del sette gennaio in cui affronterà in campo neutro il Villafranca Veronese. Durante la partita solo un piccolo numero di persone facenti parte della società locale presenzierà in quel settore, dietro gli striscioni lasciati affissi.

A pochi minuti dal fischio d’inizio invece, vedo arrivare gli ultras ospiti, i quali dopo aver varcato gli stessi cancelli dei tifosi locali e aver percorso la tribuna, vanno a sistemarsi in disparte nella zona prato, esponendo due stendardi dietro i quali si compattano. Sono lontani i tempi d’oro degli “ULTRAS CAIMANI DEL PIAVE”, gruppo più importante ed originale del tifo sandonatese nato nel 1994 e scioltosi nel 2011, affiancato a quei tempi dall’altro gruppo della “NEW GENERATION”, con la tifoseria cresciuta di pari passo alla scalata della squadra fino alla serie C1, iniziata nei primi anni Novanta e poi terminata appunto nel 2001 con la vendita del titolo e conseguente ripartenza dalla Promozione. Tornata prepotentemente in serie D nella stagione 2007-2008, il Sandonà non è riuscito più a bissare i successi passati ad eccezione di una finale Coppa Italia Serie D persa in campo neutro ad Arezzo, contro il Sant’Antonio Abate. Dopo questo exploit un altro campionato di serie D una mancata iscrizione e poi l’oblio delle ultime categorie del calcio italiano.

Fortunatamente la tradizione ultras è rimasta integra, pur con le dovute proporzioni alle ristrettezze attuali, cosa tutt’altro che semplice, va quindi dato il giusto merito a chi non ha mai mollato, riuscendo a tramandare alle nuove generazioni la storia di gruppi ultras che rimarranno per sempre scolpiti nella memoria calcistica e cittadina di San Donà. Anche quest’oggi una dozzina di ultras non faranno mai mancare il supporto alla squadra, sventolando in maniera alternata una bandierina biancoceleste. Nel primo tempo, senza confronto ultras, mi stupiscono perché comunque cantano continuamente e si fanno sentire con qualche bel battimano. Poi a tre minuti dal riposo il Conegliano passa in vantaggio ma gli ultras ospiti sembrano non accusare il colpo, chiudendo la frazione costantemente a supporto alla propria squadra.

Nel secondo tempo la musica non cambia con gli ospiti che cercano di farsi sentire e trasmettere la giusta carica ai ragazzi in campo che però non riusciranno a recepirla, tanto che al sessantaseiesimo Vuanello, entrato da appena due minuti, raddoppierà per il Conegliano. In un primo momento i sandonatesi attutiscono la botta e continuano a sostenere gli undici in campo ma negli ultimi minuti caleranno vistosamente, iniziando comprensibilmente a registrare alcune pause pur non spegnendo mai completamente l’incitamento.

Al triplice fischio finale si festeggia in casa Conegliano questa importante vittoria, che permette di arrivare alla pausa natalizia con il secondo posto in classifica, alle spalle della capolista Giorgione. Tutt’altra musica dalla parte opposta, dove ai giocatori viene espresso il rammarico degli stessi ultras per questa quinta partita senza vittorie che li fa scivolare al settimo posto in graduatoria, fuori anche dai play off. Per me invece la giornata non è ancora finita e dopo aver scattato qualche foto al piccolo museo interno agli spogliatoi, decido di andare a vedere il palazzetto dello sport dove gioca la plurititolata compagine di pallavolo femminile locale: gli oltre due chilometri di cammino sono ripagati dalla struttura miracolosamente aperta per una manifestazione di ballo, per cui riesco anche a vedere le tribune. Stasera c’è persino una partita di basket di serie B in questo palazzetto, dove il San Vendemiano affronta il Chieti, ma la palla a due alle 20:30 non coincide con l’orario di partenza del mio bus che mi aspetta a Mestre. Non mi resta che accontentarmi di un’ultima fugace occhiata sia l’impianto di rugby che a quello da baseball, a pochi passi l’uno dall’altro, dei piccoli gioielli da far invidia a centri molto più popolosi. Prima di prendere il pullman che mi riporterà a casa però, non posso esimermi dall’assaggiare i famosi cicchetti accompagnati da un bicchiere di prosecco nella città resa famosa proprio da questo vino. D’altronde con la pancia piena e con la gola appagata si dice che il viaggio scorra più piacevolmente…

Marco Gasparri