Sempre più disgustato da quanto è accaduto nelle ultime settimane in Lega Pro, dove i campionati falsati sono la meno e più di tutto, a pagare il prezzo più alto delle recenti esclusioni sono state le tifoserie, mortificate nella loro fede, nella loro passione, decido di contattare i ragazzi di Corridonia. Li avevo già adocchiati da lontano, spinto però dalla voglia di vederli dal vivo, raggiungo la piccola cittadina in provincia di Macerata arrivando con largo anticipo, sia per visitare il piccolo centro di quindicimila anime circa, sia per scambiare due chiacchiere con gli ultras locali e approfondire la storia della loro realtà.

I primi a seguire costantemente le sorti dei rossoverdi locali con un piglio diverso, più da tifoseria organizzata, si coalizzarono nella stagione 2009/2010 senza un vero e proprio striscione a rappresentarli, ma solidificando le proprie basi seguondo la squadra anche in trasferta, nei vari campi della Promozione Marche, allargando pian piano la propria impostazione iniziale di semplice compagnia di amici.

È solo nel 2024 che decidono di identificarsi dietro lo striscione Cani Sciolti e aiutati anche dalla particolare cromia dei propri colori sociali e da un bandierone veramente molto bello con cui si caratterizzano costantemente, seguono le sorti del “Donia” con sempre più costanza e affetto.

L’ingresso al “Martini” è sicuramente un’emozione e un’esperienza al tempo stesso, visto che l’impianto è collegato a un ippodromo e per entrare a bordo campo devo prima attraversare un punto scommesse per poi entrare nel tunnel in fondo al quale c’è quasi la sensazione di sbucare in un’altra epoca storica, con Soldatino, King e D’Artagnan, piuttosto che in un campo di calcio.

Quest’oggi il Corridonia si trova ad affrontare il neopromosso Trodica, seguito da una quarantina di tifosi, la maggior parte dei quali raccolti dietro lo striscione Teste Matte. Avevo già avuto modo vederli all’opera un paio di stagioni fa, durante la gara di Coppa contro i rivali di sempre di Potenza Picena e ricordo che mi fecero una gran bella impressione ma questa volta, non so se per qualche motivo particolare, la loro prestazione si limita a un paio di torce, qualche bombone e un paio di sporadici cori.

I padroni di casa invece, fanno quadrato dietro la piccola balaustra dove, aiutati da una manciata di bandiere, un tamburo e diverse torce, iniziano a sostenere gli undici in campo. Il loro vantaggio a metà del primo tempo viene festeggiato con l’accensione di altre torce e con cori goliardici, dopo di che continuano la loro prova senza mai un minuto di sosta.

Nel secondo tempo il Trodica raggiunge il pareggio, suscitando qualche mugugno tra i locali che speravano evidentemente di portare via tre punti importanti per una classifica che li vede poco sopra la zona play out. Mi piace però di questi gruppi la volontà di esserci al di sopra di tutto, di sostenere la propria squadra anche quando, come in certe occasioni, le cose non vanno esattamente nel verso giusto, eppure i Cani Sciolti riescono a fare fino in fondo la propria parte.

A fine gara mi fermo a scambiare gli ultimi saluti con loro, complimentandomi per quanto fatto vedere sugli spalti: un aspetto non sempre scontato nei campi minori.

Il viaggio di ritorno verso casa, mentre guido immerso nelle colline maceratesi, mi convince ancor di più che l’unico modo per far pace con il calcio spesso marcio al suo apice, è affondare nei suoi meandri e tornare a respirare profumo di cuoio e di passione vera, sul rettangolo verde e sui gradoni.

Francesco Fortunato