Le logiche moderne hanno violentato anche il calcio “minore”: più di vent’anni fa gli esperimenti si facevano solo in serie A, oggi ci si è spinti fino alla serie C1, dal grande al piccolo senza vergogna, senza rispetto per la passione dei tifosi.

Il match tra calabresi e campani si disputa di Venerdì e come se non bastasse in diretta tv: se qualcuno voleva far tornare gli stadi pieni ha scelto la ricetta sbagliata, il combinato disposto, “pay tv e calcio spezzatino”, è al contrario uno strumento utile ad allontanare i tifosi dalle gradinate, non per avvicinarli.

Nonostante l’orario, la diretta tv e gli ultimi scialbi risultati, dalla città della Reggia giungono in Calabria circa 70 ultras, numero discreto alla luce delle precedenti considerazioni. I casertani arrivano alla spicciolata (alcuni presenti nella città di Cosenza già dalle prime ore del mattino, altri probabilmente causa lavoro, giunti in prossimità del fischio d’inizio). Entrano nel settore compatti, dando l’impressione di essere una tifoseria quadrata e unita, qualità che nel mondo ultras lentamente si sta perdendo, a scapito di logiche che vedono prevalere il gruppo al bene dell’intera curva.

Tifo compatto per tutti i 90 minuti, aiutati anche dal risultato (la Casertana infatti dopo 11 minuti passa in vantaggio). Nel corso del match i campani espongono uno striscione per rinsaldare il gemellaggio che lega le due realtà ultras. A fine partita i giocatori si dirigono sotto il settore ospiti per raccogliere i meritati applausi. Le ultime sconfitte hanno però creato un certo malcontento nella piazza campana e la vittoria, seppur in trasferta, non può bastare a ricucire un rapporto che in questo primo frangente di stagione è stato quanto meno rimesso in discussione.

Il San Vito di Cosenza, alla luce  delle premesse iniziali, con i suoi 2 mila spettatori presenta un buon colpo d’occhio. Nella vita però la forma spesso prevale sulla sostanza e il pubblico presente questa sera nell’impianto calabrese, grande e dispersivo, restituisce l’impressione di essere poco numeroso. Il San Vito, o Marulla che dir si voglia, prima dell’adozione di tutte le misure di sicurezza aveva una capienza che sfiorava le 30 mila unità, che se rapportate ai biglietti staccati questa sera regala un’immagine di uno stadio desolatamente vuoto.

Come accade da tempo, il tifo cosentino si divide in due settori, curva sud da una parte e tribuna dall’altra. Da segnalare l’assenza degli striscioni degli Anni ’80 e della storica sezione di Amantea. I fatti di Matera (incidenti tra i gruppi dei due settori) hanno lasciato pesanti strascichi. Un peccato vedere un potenziale come quello calabrese fortemente limitato da frizioni che per il momento appaiono insanabili.

Testo di Federico Longo.
Foto di Giuseppe Scialla.