Inutile negarlo: anche noi che li ricusiamo e li respingiamo a prescindere ci siamo abituati, leggermente, ai divieti e alle limitazioni imposte da Osservatori, Casms e Marie Vergini. Talmente tanto abituati da credere sin da subito che partite come queste, senza precedenti e senza ragionevoli motivi di interdizione al pubblico ospite, vengano vietate senza batter ciglio. Del resto se un paio di settimane prima impedisci ai cavesi di andare a Frattamaggiore, perché li dovresti mandare a Gragnano, con uno stadio più piccolo e senza vie di fuga e, oltretutto, senza mettere neanche biglietti in prevendita? Non c’è una logica. E questa illogicità tiene sospesi i tifosi metelliani fino al martedi, poche ore prima della partita. Del resto, in occasione della partita contro la Frattese, il “niet” delle istituzioni arrivò proprio ventiquattro ore prima del calcio d’inizio. Nulla di strano purtroppo, ormai ci siamo tristemente abituati anche a tale scempio. E invece, stranamente, stavolta nessuno si prende la briga di bloccare i malvagi tizi con la sciarpa al collo. Trasferta libera e con biglietti da fare sul posto. Senza prevendita e senza documenti necessari: incredibile ma vero.

E pensare che, solo fino a qualche stagione fa, questa altro non era che la normalità. A nessuno sarebbe mai venuto in mente che qualcuno, un giorno, avrebbe deciso di sbarrare settore ospiti ed imporre prevendite con orari e scadenze. Figuriamoci in Serie D, da sempre terra fertile per le scorribande di tifoserie più o meno blasonate. Siamo stati catapultati in un’altra era e, nostro malgrado, ne abbiamo pagato pesantemente le conseguenze. Con un cambio di mentalità che, per forza di cose, ci ha coinvolto e segnato duramente. Anche se non ce ne accorgiamo e spesso vogliamo giocare a fare i duri e puri. Purtroppo, nel 2016, è sbagliato credere di poter essere ancora padroni del nostro destino. La sconfitta, quella iniziale e incontrovertibile, è anche solo sapere che ci sia la possibilità di non andare a vedere la propria squadra del cuore perché qualcuno non sa (non vuole) fare il proprio lavoro e, con la scusa della sicurezza a tutti i costi, passa bellamente la domenica davanti a un buon piatto di fettuccine.

Gragnano-Cavese, tuttavia, è una sfida che può anche esulare da tali riflessioni e offrirci dei sani e genuini spunti di discussione ultras. Da una parte una realtà conclamata e ampiamente collaudata all’interno del movimento, dall’altra una curva emergente che ha già fatto vedere buone cose negli ultimi anni. Gragnano è un paesone di 30.000 abitanti, famoso al mondo per la sua massiccia produzione di pasta, di cui è primo esportatore all’estero, e per il panuozzo, altra chicca alimentare che ha i natali proprio qui. Calcisticamente non si può certo dire che i “Leoni” siano mai saliti alle ribalta della cronaca nazionale. Dopo un passato in Serie C, negli anni ’40, i gialloblu hanno infatti sempre veleggiato nei bassifondi del calcio campano e soltanto negli ultimi anni sono riusciti a riemergere vedendo la luce della Serie D. C’è anche da dire che il fatto di poter essere, in cinque minuti netti, al “Menti” di Castellammare, non ha aiutato la formazione di un pubblico assiduo al seguito del club cittadino (eppure, a onor del vero, devo dire che ricordo foto degli ultras gragnanesi tanti anni fa sui vecchi Supertifo).

La paura che succeda qualcosa (non si sa bene cosa) spinge la saggia Questura di Napoli a mandare uomini un po’ ovunque nell’hinterland vesuviano. A mezzogiorno qualche camionetta è presente persino a ridosso dello stadio della Juve Stabia. Non si sa mai, qualche cavese avesse intenzione di entrare a spinta in Tribuna Monte Faito. Logica conseguenza sono le decine di agenti che presidiano il San Michele, stadio che è stato restituito a Gragnano quest’anno e che conta due tribune e degli accessi abbastanza complicati. Soprattutto da lì nascevano le sicurezze relative al divieto, visto l’obbligo delle due tifoserie di entrare praticamente dalla stessa strada.

Un’ora prima dell’inizio ci sono già diversi tifosi blufoncè che si avviano lentamente agli ingressi. Il clima è disteso e si presagisce anche dall’atteggiamento della polizia che sarà una giornata tranquilla. Gli agenti infatti presidiano la zona numerosi ma senza troppa ansia, a dimostrazione di come facendo un piccolo sforzo si possa far giocare ogni partita a porte aperte. Ma penso che questo sia ormai chiaro a tutti.

Essendo il giorno dell’Epifania, gli ultras di casa hanno realizzato un’iniziativa molto carina: a ogni bambino al di sotto dei 12 anni verrà regalata una calza della Befana, con diversi dolcetti al suo interno. Senz’altro un modo simpatico per attirare giovincelli allo stadio e fargli conoscere un modo spensierato e verace di vivere lo sport. Mi vengono in mente quelli che ci rincoglioniscono con il concetto di “famiglie allo stadio” o “riportare i bambini in curva” e che sono poi, spesso, gli stessi che favoriscono prezzi spropositati e campagne di task force che dietro alla dicitura inglese celano una ridicola caccia all’uomo con sequestri di bottigliette d’acqua agli stessi bimbi che vorrebbero portare sulle gradinate. Sia benedetta la Serie D e siano maledetti questi ipocriti a quattro zampe e con la coda arricciolata che governano l’Italia e il suo calcio.

Alla spicciolata le due tifoserie cominciano a riempire gli spalti. Alla fine si conteranno più di mille spettatori, con una rappresentanza ospite che si aggira attorno alle 400 unità. Il settore di casa, costituito unicamente dalla curva, vede gli ultras compattarsi in un bel gruppone che supera sicuramente il centinaio di componenti. Il loro impatto è subito bello, con un paio di manate che ne esaltano la compattezza e la voglia di confrontarsi con un avversario di valore. All’entrata in campo delle squadre i gragnanesi faranno calare un bandierone con la maglia della squadra griffata da uno sponsor d’eccezione: “ultras”. Al di sotto vengono accese numerose torce, per un effetto davvero bello. Su fronte cavese invece viene esposto un telo con il simbolo sociale accompagnato da una bella sciarpata e da qualche fumogeno. Insomma: niente male come inizio. Va sempre ricordato che siamo in Serie D, sebbene in campo ci sia la seconda della classe.

La gara ha inizio e le squadre dimostrano da subito di non volersi tirare indietro. Stessa cosa si potrebbe dire per le tifoserie. Sono rimasto davvero colpito dai ragazzi di casa. Una prova complessivamente al limite del perfetto: manate, bandieroni, torce, cori a rispondere e una compattezza tipica delle tifoserie campane. Cori tenuti a lungo e, cosa che davvero ho apprezzato, eseguiti a voce ancor più alta dopo i gol degli avversari. Un realtà in crescita che ha evidenziato il proprio egregio stato di salute e che se sarà supportata anche dai risultati sportivi, ha ampi margini di miglioramento. Sempre un piacere vedere come si riesca a fare aggregazione dentro lo stadio e portare ragazzi in tempi di magra come questi.

I cavesi sono una macchina con gli ingranaggi bel oleati. Difficile rimanere delusi da loro, e non parlo solo di tifo. Quando si analizzano gli ultras di Cava de Tirreni, infatti, bisogna sempre tener conto che si parla di un piccolo paese compreso fra la morsa di aree storicamente attaccate al proprio territorio e alle proprie radici, o che al massimo tendono la mano alla Napoli sportiva. Ciò per dire che non è affatto facile, con il passare degli anni e le delusioni sportive, riuscire sempre a portar dietro un numero notevole di persone tifose, non simpatizzanti o occasionali ma veramente tifose, del club. Vuol dire che si è fatto un buon lavoro. E anche se tante cose sono cambiate, molte figure di riferimento non ci sono più e la repressione ha colpito infame anche da queste parti, i metelliani continuano ad essere una punta di diamante del nostro scalcinato movimento. Oggi, nello specifico, se vogliamo trovargli dei difetti sicuramente va detto che hanno un po’ peccato sotto il piano della compattezza, ma la prestazione resta più che buona.

In campo sono gli ospiti ad avere la meglio, vincendo per 2-1. Al termine del match le due squadre corrono a ringraziare i tifosi e, come sempre, sotto il settore dei blufoncè si “consuma” la cerimonia in ricordo di Catello Mari, cui oggi si aggiunge la memoria di Eduardo Purgante, storico tifoso degli aquilotti scomparso recentemente. Piovono applausi anche da parte gragnanese, a sottolineare il rapporto di rispetto instauratosi tra le due tifoserie (con tanto di calzetta della Befana regalata dai gialloblu agli avversari).

Per me è giunto il momento di andare, per non perdere la Circumvesuviana e quindi il treno per Roma. L’Epifania tutte le feste si porta via. E con esse anche la prima partitella del nuovo anno. Una boccata d’ossigeno che, nonostante il freddo e il meteo tutt’altro che simpatico, ti fa pensare che dietro a quell’atavica frase “è tutto finito” non ci sia ancora una totale verità. Fortunatamente.

Testo e video Simone Meloni

Foto Simone Meloni, Marco Gasparri, Emilio Celotto