Quando scelsi di andare a seguire questa partita, credevo che sarebbe stato abbastanza facile arrivare a Frattamaggiore, un posto ed uno stadio che non avevo mai visto e per questo mi incuriosiva parecchio.

Non mi sono posto particolari problemi perché in due ore ci si arriva tranquillamente, invece quando ho fatto una ricerca più accurata, dovendo scegliere il treno che mi avrebbe portato là, ho notato un paio di cose. Prima di tutto non c’era un treno né da Napoli né da Aversa che portasse a Fratta se non in orari indecenti (prestissimo o in ritardo per la partita), altra cosa è che Trenitalia ha tolto quasi tutti i regionali convinta di allinearsi all’Europa, ma scordandosi che una paga media di un operaio italiano è molto inferiore a quella di un europeo medio. Tanto per dire, un Intercity da Roma a Napoli costa 26 euro ed impiega 2 ore, un Frecciarossa 43 euro ed impiega un’ora e dieci minuti, mentre un Regionale costa 11 euro ed impiega due ore e mezza.

Fatti i dovuti calcoli, ed essendo sempre più convinto di andare a vedere questa partita, ormai diventata una sfida con me stesso, opto per il Regionale, l’unico che in mattinata mi permetterebbe di arrivare in tempo utile è alle 5:36 e così, senza pensarci due volte, scelgo questo. Arrivo prestissimo ad Aversa e come detto non ci sono cambi per Frattamaggiore, per cui memore dei km fatti a piedi in quel di Pesaro ed Ancona l’anno passato con l’amico e “partitellaro” Simone, uno che in fatto di sacrifici e viaggi impegnativi non è secondo a nessuno, decido di farmi senza tanti scrupoli i circa 7 km a piedi che distanziano le due città. Passo per tutti i paesi: Cesa, Sant’Arpino, Succivo e Frattaminore e dopo circa due ore arrivo finalmente a destinazione.

Dopo una visita veloce del paese di circa 30 mila abitanti, arriva il momento di andare allo stadio: entrando dentro devo dire che l’impianto è molto bello, con tribune capienti ed una “curvetta” come settore ospiti.

La Frattese, neo promossa, è seconda in classifica e gioca un buon calcio, ma i tifosi quest’oggi allo stadio stenteranno a superare le 400 unità, mentre gli ultras si divideranno in due parti, come di consuetudine: quelli in tribuna coperta, un mix di giovanissimi con qualche anziano ed il gruppo che prende posto nella tribuna scoperta, vicino agli ospiti, circa una quindicina. A livello coreografico i frattesi, o meglio quelli della tribuna coperta, sventolano delle bandiere, mentre gli altri, più casual non hanno né sciarpe né bandiere.

Nel primo tempo il tifo sarà discreto, con le citate bandiere che sventolano nella parte coperta, mentre nell’altra ci saranno tanti battimani e mani alzate. Nel secondo tempo, con la squadra che segna il gol della vittoria, il tifo sarà sempre discreto, anche se l’intensità corale ovviamente non potrà essere sempre altissima.

Al fischio finale viene esposto uno striscione per i giocatori: “CREDIAMOC1”, ed è bello il siparietto finale con la squadra tutta sotto al settore, con un componente della stessa che lancia un coro a rispondere ed i tifosi che subito fanno eco. La scena dura per più di un paio di minuti ed il coro è basato sull’inno dei pompieri. Rimango colpito perché nelle categorie superiori sarebbe impossibile avere una familiarità simile ed invece, i vertici, non riescono a capire che la bellezza e la particolarità del calcio è proprio questa.

Capitolo ospiti: i reggini, dopo la salvezza ai play out di Lega Pro nel derby col Messina ed il seguente fallimento estivo con ripartenza dalla Serie D con una nuova denominazione, nonostante i vari problemi e con la squadra sempre nei bassifondi, continuano a non demordere e si presentano in circa una quarantina in questa trasferta. All’inizio prendono posto nella “curvetta” ospite, ma poi vengono fatti uscire dal settore per poi rientrarci dopo una ventina di minuti, esplodendo una forte bomba carta all’esterno.

C’è da dire che coreograficamente non hanno nemmeno una bandiera, ma in compenso c’è il tamburo, caro e vecchio amico di mille partite. Appena entrati, cantano facendo tanti battimani, mani alzate e treni con una più che discreta intensità corale. Non si preoccupano nemmeno di esultare quando la squadra passa momentaneamente in vantaggio, nella prima frazione, ma continuano a cantare fino al triplice fischio finale, incuranti di tutto e tutti.

Finita la partita anche per me è tempo di andare, ma fortunatamente al ritorno evito tutta quella via crucis dell’andata perché almeno al ritorno i treni ci sono, anche in orari accettabili e così, passate da poco le 22, riesco a mettere piede entro l’uscio di casa.

Marco Gasparri.