Dopo qualche stagione torno ad Arezzo e noto immediatamente qualche cambiamento rispetto alla precedente visita: le cancellate che esternamente dividono i settori non sono particolarmente invasive ma, ad onor del vero, la disposizione di polizia e carabinieri intorno allo stadio è di quelle che scoraggia ogni minimo movimento.

All’interno balza agli occhi la curva dei padroni di casa, esageratamente sovradimensionata, figlia di quella promozione in serie cadetta della squadra amaranto che in seguito è tornata a calcare i prati meno nobili della Lega Pro. Promozione o meno, resta il fatto che un settore del genere può andar bene per piazze dal pubblico molto più numeroso. Arezzo resta una città dalle buone tradizioni calcistiche ma con centomila abitanti; diventa perciò difficile riempire una curva da cinquemila persone.

Che Arezzo sia una piazza ancora affamata di calcio, lo si capisce dalle presenze di questa serata: la curva ovviamente non può essere piena ma il colpo d’occhio non è affatto male, con le pezze amaranto appese alla vetrata ed un buon gruppo di ultras che si sistemano a centro settore.

Gli ospiti fanno il proprio ingresso nel settore qualche decina di minuti prima del fischio d’inizio del direttore di gara: il tempo di appendere qualche pezza amaranto alla recinzione ed immediatamente c’è uno scambio di complimenti tra le due tifoserie che non mancano di mettere in chiaro tutta la rivalità esistente. Anche dalla tribuna c’è chi non manca di offendere senza tanti complimenti gli ospiti: tra grida isolate e risposte più articolate, il prepartita non passa certo in sordina.

Entrano le squadre in campo e la Curva Lauro Minghelli si presenta con un bello striscione su due piani: “Insieme battiamoli” contornato da molte bandiere a due aste, tutte molto particolareggiate e obbligatoriamente fatte a mano: lo stile degli ultras amaranto non si scopre certo oggi ma è bene ricordare e sottolineare chi continua a sbattersi nonostante tutte le problematiche esistenti in materia stadio. E proprio sotto questo punto, c’è raccontare del problema che hanno avuto gli ultras locali per introdurre lo striscione d’apertura: in origine la frase doveva essere “Insieme abbattiamoli”, ma la Digos ha preteso un cambiamento di programma in quanto la frase poteva essere offensiva. Ognuno di noi può benissimo fare le proprie considerazioni, ma il mio pensiero è che in casi come questo si pretende di mettere l’ultima parola solamente per chiarire e confermare i rapporti di forza che, beninteso, a qualunque latitudine sono ben chiari ed inequivocabili: con gli strumenti e la legislatura in mano ai soliti noti, diventa difficile, ed in molti casi impossibile, portare avanti un discorso ed una programmazione che possa cozzare contro le attuali norme. Ovvio che la conseguenza principale sia la progressiva desertificazione dei nostri impianti, in barba ai tanti nuovi progetti che nascono come funghi dove i nuovi stadi assomigliano a tanti teatri, privi di passione ma pieni di telecamere e steward che assomigliano sempre più a pseudo Rambo muniti di casacca fluorescente.

Gli ospiti sono circa 150. Qualche tifoso si mette un po’ in disparte dal gruppo di ultras che invece si compatta ed offre un tifo continuo fatto di tanti battimani e cori che si susseguono con buona lena. A livello di colore vanno segnalate le bandierine bianco-amaranto ed un paio di bandiere a due aste, mentre un bandierone sventola spesso e volentieri ai lati del gruppo. Tanto movimento tra gli ospiti che non si fermano un secondo, qualcuno si mette a torso nudo nonostante la temperatura rigida e, tra un coro offensivo ed uno per la squadra, il gruppo di ultras offre una sciarpata eseguita con sciarpe e cinture, un mix di colore ed aggressività. Sul finale di gara non mancano di ribadire la propria idea politica; un paio di cori in tal senso sono accompagnati da una bandiera rossa con falce e martello.

La curva di casa può contare su ottimi numeri. La difficoltà è coordinare tutte le persone con l’assenza di un megafono che in situazioni del genere farebbe parecchio comodo. Gli aretini partono bene con gli ultras che nella parte bassa si danno un gran daffare per sostenere la squadra ed offendere in più di un’occasione gli ospiti. Anche a livello di colore, bandiere e bandiere a due aste vengono riproposte durante la gara ma in definitiva sono i cori a fare da padroni e, anche in questo caso, come per gli ospiti, i momenti di silenzio sono assai rari.

Sul finire di gara i padroni di casa effettuano una sciarpata, mentre i decibel si alzano visto che il risultato sul terreno di gioco sorride alla squadra in maglia amaranto. La Curva Lauro Minghelli si pone sugli scudi ed al triplice fischio del direttore di gara esplode in un urlo di gioia con la squadra che si presenta sotto la curva per cantare e saltare insieme ai propri ultras.

L’ultimo coro della serata gli ultras locali lo riservano agli ospiti: il tormentone “Un giorno all’improvviso…” viene rivisitato in chiave offensiva e colpisce in pieno per l’originalità del testo e per il boato che la curva, mentre si sta svuotando, riesce ad imprimere.

Valerio Poli.