L’11 novembre 2007 è una delle date più infauste per il movimento ultras italiano. Altre morti sono avvenute prima di quella di Gabriele Sandri, ma quella del tifoso laziale ha più di una peculiarità che la rendono in qualche modo speciale: la prima grande e sostanziale differenza è che Gabbo ha trovato la morte per mano di un rappresentante delle forze dell’ordine, la seconda, non meno importante, è che ciò è avvenuto ben lontano dal luogo dove si sarebbe dovuta svolgere la partita, la terza è la presa di coscienza delle tifoserie italiane che per una volta hanno messo da parte divisioni, rivalità e pregiudizi schierandosi senza se e senza ma a favore del tifoso deceduto.

Uno schieramento unico e compatto che non ha avuto precedenti, una dimostrazione di maturità che certe piazze hanno pagato sulla loro pelle. Non è morto un laziale, è morto un ultras. Ma anche questa affermazione non è del tutto corretta: non è morto un ultras, è morto un ragazzo, per di più con una dinamica che lascia di stucco. Dinamica, che è bene ricordare, è stata insabbiata, nascosta ed alterata finché si è potuto, poi è venuta fuori la nuda e cruda verità. Ma è bene ricordare le prime notizie lanciate dalle agenzie di stampa e le prime dichiarazioni che dire ambigue è un eufemismo, dei rappresentanti dell’ordine pubblico. Tasto sul quale molti hanno fatto calare un silenzio totale ma che bene ci fa capire come, sull’uccisione di Gabriele Sandri, troppa gente abbia preferito difendere l’indifendibile e nascondere la verità.

La partita odierna si gioca a pochi giorni dall’anniversario della morte di Gabbo ma nonostante gli anni passati ed il tempo che cerca di mitigare la ferita, ciclicamente, quando si arriva intorno a questa data, qualche striscione compare nelle curve italiane. E dove non ci sono gli striscioni c’è la voce, ci sono i cori a voler ricordare l’episodio. Allo Zini di Cremona i padroni di casa ad inizio ripresa mostrano proprio un lungo striscione che vuol ricordare Gabbo, il tifoso, l’ultras, il ragazzo.

Cremona attende la partita con impazienza, il cambio del mister sulla panchina è il classico grimaldello per tentar di dare nuova linfa ad una squadra che potrebbe lottare per traguardi importanti, perciò via il vulcanico Mandorlini per far posto sulla panca a mister Rastelli. Per il resto l’avversario è il fanalino di coda Livorno che, a sua volta, ha vissuto l’allontanamento di mister Cristiano Lucarelli in favore di Breda.

La partita vede soprattutto la contrapposizione tra due tifoserie divise da un astio piuttosto accentuato, così che quando quasi ad inizio partita fanno il loro ingresso sui gradoni gli ospiti, dalla curva di casa partono le prime offese di rito. Tutto a posto, tutto come da programma, la Curva Sud si presenta ben piena con un bel muro umano mentre nel settore si contano circa centocinquanta ospiti, dei quali almeno un centinaio sono ultras.

Gli amaranto si compattano a centro settore tenendo in mano alcune pezze amaranto ed una gialla dei gemellati dell’AEK di Atene con i quali è stato festeggiato di recente l’anniversario del gemellaggio. Ultras livornesi che in settimana avevano già preannunciato una forma di protesta verso la società, colpevole di aver allontanato mister Cristiano Lucarelli, infatti i primi cori hanno come destinatario il presidente Aldo Spinelli. Durante la gara non manca l’incitamento alla squadra ma è evidente la scollatura tra il tifo più oltranzista e la società, con chiari cori di protesta e qualche silenzio piuttosto prolungato. In un paio di occasioni i presenti chiedono ai propri giocatori un impegno maggiore ma sembra che la squadra abbia dei limiti tecnici piuttosto evidenti che il nuovo mister dovrà cercare di appianare.

Curva Sud che si presenta in grande spolvero con una sciarpata ad inizio partita che coinvolge quasi tutto il settore, poi il tifo prende piede e si protrae senza troppi intoppi per tutta la partita. Numerosi cori di sfottò si alzano dalla curva e prendono di mira la controparte che risponde per le rime anche se il tifo propositivo resta il cardine della prestazione.

L’incontro vede la vittoria dei padroni di casa e se a fine partita i giocatori di mister Rastelli ricevono i meritati applausi di tutto lo stadio, i colleghi in maglia amaranto sono costretti a rientrare negli spogliatoi con qualche fischio che si alza al loro indirizzo, evidentemente i livornesi presenti non hanno gradito né la prestazione, né il risultato finale.

Da segnalare la presenza dei gemellati vicentini in Curva Sud con la pezza “Zona Mucchio”.

Valerio Poli