Nonostante la recidiva, la Croazia passa quasi indenne al vaglio della Commissione Disciplinare della Uefa dopo il procedimento aperto a causa del lancio di torce, fumogeni e bombe carta nella gara contro la Repubblica Ceca.

Le prime e più funeste ipotesi variavano dall’esclusione immediata da Euro2016 fino ad una più dura esclusione persino dalle qualificazioni per il mondiale che si disputerà in Russia nel 2018. Invece, alla fine, la Croazia è stata condannata ad una pena pecuniaria di 100 mila euro oltre al divieto di vendere biglietti ai tifosi identificati tra quelli colpevoli dei disordini nella partita in oggetto. Una punizione da molti definita blanda e comoda, ma se è tale, lo è soprattutto per la federazione calcistica croata che, così, ha i mezzi “legali” per sbarazzarsi di quei tifosi che, da tempo, stanno portando avanti una battaglia senza quartiere nei confronti di Zdravko Mamic, plenipotenziario della Dinamo Zagabria e del calcio croato in toto, di cui l’ex idolo del calcio locale Davor Suker, presidente della Federazione, ne è solo il prestanome dalla faccia pulita a copertura di manovre sporche. Destino classico di tante icone è spesso proprio quello di imboccare la via dell’iconoclastia auto-inflitta.

Quella andata in scena durante Croazia-Repubblica Ceca era infatti l’ennesima puntata della guerra fra tifosi croati e federazione, per quanto soprattutto sui media nostrani l’analisi si sia ridotta alla solita banale, ossessiva e sempiterna “Follia ultras”. Tutto quello che non capiscono diventa “follia” quando l’unica cosa folle è proprio l’incapacità di pensare o vedere oltre la superficie delle cose.

In ogni caso, per quanto la solita stucchevole narrazione mainstream non riesca a produrre più che farneticazioni, la Croazia ne è uscita bene da questa vicenda, ma ne è uscita bene la Croazia feder-calcistica, non di certo quella parte di tifoseria che consapevolmente, con tutti i mezzi, con modi foss’anche discutibili, mirava ad esautorare o quantomeno colpire quanto più duramente possibile il padrone assoluto e spregiudicato del calcio locale.

Hanno provato ad indicare la luna alla Uefa, ma come al solito tutti si sono accaniti a guardare il dito. Mamic può continuare a dormire sonni tranquilli, ma d’altronde non era lecito aspettarsi troppo da un organismo sovrano come la Uefa la cui egemonia, caso Platini-Blatter docet, è fatta di connivenza e di comunanza di idee e metodi con la banda Mamic.