Restano insondabili i misteri che albergano nella mente di quel Grande Fratello che è l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. Big Brother is watching you!, secondo il noto motto, ma deve essere evidentemente e fortemente miope. Lo si intuisce dalla stupida ottusità con cui, dalla parte finale della scorsa stagione, sta ormai vietando sistematicamente tutto. Senza distinzioni. Tanto da buttare non di rado nel calderone infernale persino match in cui le due tifoserie sono gemellate. Ovviamente non a scopo preventivo, non sono così scemi, anche se lo sembrano. L’uso che ne viene fatto di questo contorto strumento (di giustizia sommaria) è evidentemente ed esclusivamente contundente. Osi sfidarci? Ti facciamo male! Ti fai male sfidandoti in singolar tenzone con i tuoi simili? Ti facciamo male ancora di più! Non hai fatto in realtà niente di che, c’hai giusto provato eppure la stampa ne parla come se fosse scoppiata una guerra atomica? Hai commesso il più grave errore della tua vita! Non vedrai più una trasferta nemmeno a piangere e forse avresti fatto meglio a ribaltar lo stadio, almeno ne sarebbe valsa la pena.
Ironia a parte, stupisce che un incrocio fra due contendenti con in mezzo il terzo incomodo Catania, legato da buoni rapporti con i padroni di casa e inviso agli ospiti, non sia stato blindato. Le porte del settore ospiti dello “Scida” sono state infatti chiuse in faccia ai soli tifosi non fidelizzati. Così, la parte di tifoseria spostatasi in Gradinata Imbesi, aderente al programma di cui sopra, ha potuto prendere parte alla trasferta.
Sono una sessantina, affidandosi alle stime del sempre puntuale Stadiapostcard, i tifosi del Leone giunti in Calabria. Dietro la pezza Nun ci semu ca’ testa e altre a corredo, compresa una per i diffidati, si raccolgono quasi interamente a quadrato per spronare la squadra, ancora tristemente a quota zero in classifica. Battimani, cori, sventolio di bandiere, pirotecnica, anche se il momento più alto resta lo striscione contro il bullismo, evidente riferimento alla storia del piccolo Paolo, quattordicenne della provincia di Latina che alla vigilia del primo giorno di scuola, ha preferito il suicidio alle vessazioni dei suoi coetanei.
In campo, il Siracusa ha resistito strenuamente fino al 76′ quando ha però subito la rete di Cargnelutti, seguita sei minuti dopo dal sigillo di Guido Gomez che ha condannato gli aretusei alla quinta sconfitta consecutiva. Eppure questa giornata porta con sé una vittoria forse più importante, almeno dal punto di vista simbolico, con gli ultras non tesserati della Curva Anna che, partiti in barba al divieto, sono riusciti a infrangere il sistema e fare il loro ingresso sugli spalti, pur tra mille peripezie e a gara abbondantemente cominciata. Sono freschi, sono ancora carichi in questa battaglia che tanti hanno mollato e si permettono il lusso della sfida ai censori che tanti nemmeno più osano. Chissà se e quando gli riuscirà di nuovo, ma questa volta è andata e se la sono goduta. Chapeau, direbbero i francesi!
Nel resto dello stadio sono presenti complessivamente 4.042 spettatori, dato interessante parzialmente vanificato da un impianto sovradimensionato ai tempi della promozione in Serie A. Gli ultras della Sud si compattano però benissimo, aiutati in questo dalla chiusura della parte alta del settore per lavori. Visivamente continuano a presentarsi con gli striscioni a rovescio, come ormai avviene ininterrotamente dalla pioggia di diffide piovuta loro addosso l’anno scorso. Per il resto offrono il solito campionario di cori e battimani, sostenuto visivamente da una manicata di bandieroni sparsi. Il sogno di una rinascita è ancora lungi dal realizzarsi, non sembra nemmeno questo l’anno giusto per asfaltare avversari e campionato tutto, ma la vittoria di oggi rilancia quanto meno la classifica e le velleità di playoff. Continuare a crederci è un obbligo morale.
Foto di Simona Amato






















