“Poi d’improvviso venivo dal vento rapito… Alla mia gente”.

Questa storia non parla di risultati, di gol fatti e subiti, di Serie B o Serie C, di società, di sponsor, di televisioni o di quant’altro.

Questa storia parla della gente e parte da un piccolo stadio di città, situato lungo un fiume a pochi passi dal centro storico. Uno stadio con mille controversie, mille proroghe e mille divieti. Per tanti un tempo, per pochi adesso, una casa. Meravigliosamente accogliente, meravigliosamente svuota-pensieri. Casa. Pensando, la domenica mattina con sciarpa al collo e biglietto in mano, al posto in cui mi reco, non c’è parola migliore che lo descriva. Lo è per tanti, lo è per quelli come me. Quelli che ho visto per la prima volta lì dentro e adesso sono nel mio cuore e nella mia mente.

La giornata di domenica è e resterà nella storia di questa casa e di chi la abita. I miei giovani occhi voltandosi dalla Curva Ferrovia verso il lato sud del Lungobisenzio, hanno sempre potuto scorgere, al di là della porta di gioco, solo un grande lastricato di cemento e un piccolo campo d’allenamento.

Sono passati quasi due anni da quando coloro che tutto controllano e sentenziano, hanno deciso che nessuno avrebbe più messo piede in Curva Ferrovia, la Nostra Ferrovia. Ed è così che è iniziata la cattività della mia gente. La coabitazione forzata e becera con coloro che, sebbene schiavi degli stessi colori, sono abituati a vivere lo stadio in modo diverso. Non alla nostra maniera.

In tutto questo tempo hanno iniziato a circolare, con la debita lentezza nostrana, per uffici e controuffici, le carte per la costruzione della nostra nuova curva, tirata su dopo mesi di rinvii, su quel lastricato di cemento di cui parlavo prima e poi lasciata maledettamente chiusa ogni domenica. Ogni domenica fino a qui.

“Lunedì 18 gennaio ore 20.30, Prato-Pisa: inaugurazione della nuova Curva Ferrovia!”

La voce circola, i social network si riempiono di appelli, ognuno abbraccia un amico e col cuore in mano lo scongiura di non prendere impegni, di esserci, almeno quella volta lì. Ne sarebbe valsa la pena. La data si avvicina ma qualcosa cambia: la Lega comanda l’anticipo. Si giocherà la domenica pomeriggio e non più il lunedì in notturna. Potrei dilungarmi tanto, forse troppo, sulle decisioni lucrative di chi sta dall’altra parte del telecomando, ma non è questo il contesto adatto.

La data cambia, la sostanza no: la Curva domenica DEVE essere piena. Per un motivo in più, per IL motivo in più. In quell’occasione, il nuovo settore del nostro tifo caldo sarà intitolato a Matteo Ventisette, un ragazzo che ha abitato la nostra stessa casa e adesso è con noi nel cuore e nella voce. Ma anche a tutti gli altri ragazzi che cantano ogni partita dall’alto di quel cielo biancoazzurro che se lo guardi per un istante ti ricorda la maglia e ti strappa un sorriso. È per loro che quella curva DEVE essere piena.

I motori si accendono, nell’aria vibra qualcosa, una coreografia sta venendo su, col culo quadro di pochi per la gloria di tanti. Settimane di sbattimenti, di organizzazione, di incazzature affinchè tutto sia perfetto. E poi il giorno.

Ti guardi intorno a pochi minuti dalla gara e vedi i volti entusiasti di molti che lì, probabilmente, non avevi visto mai. Quella curva è davvero piena. Tutto è al suo posto, che inizi lo spettacolo. Il vento gonfia i copricurva a bande bianche e azzurre e il grosso telo con il volto di Matteo che troneggia al centro della sua curva. Un grosso striscione, firmato dai gruppi portanti della curva recita: “Provo per te un amore profondo… Ti seguirò in capo al mondo!”.

Ecco chi siamo, ecco l’essere fratelli, ecco l’essere abitanti della stessa casa. Una casa nuova, ma con lo stesso identico sapore di sempre, quello della Famiglia.

Auguri Curva Ferrovia Matteo 27!

Con amore.

Lorenzo Putignani.