In relazione al servizio trasmesso ieri sera nella puntata de “Le Iene” (ben fatta, nulla da dire e che ha toccato tutti) riteniamo tuttavia doveroso fare alcune puntualizzazioni.

Prima di tutto la redazione de “Le Iene” non ha mai contattato nessuno di noi per chiedere la nostra disponibilità a partecipare direttamente a questo servizio televisivo mediante interviste ovvero indirettamente chiedendo spiegazioni sul nostro ruolo nella realizzazione dell’ospedale presso la Fiera di Bergamo. Nessuno del gruppo ha quindi partecipato a questo servizio, nonostante gli Ultras dell’Atalanta siano stati continuamente nominati: non è una cosa che ci appartiene e non è mai stato nel nostro modo di essere, ma soprattutto abbiamo sempre deciso di mantenere un profilo basso, quasi silenzioso, in tutto questo periodo, per rispetto della nostra città e del dolore (immenso) che accomuna tutta la nostra comunità bergamasca.

Il contributo che abbiamo dato per la realizzazione di questo ospedale, costruito in tempi record, è stato sì grande, ma non vogliamo assolutamente prenderci meriti che oltremodo non ci spettano.
Abbiamo fatto il nostro, mettendo a disposizione una decina di ragazzi e, quando ci è stato chiesto, anche molti di più. In quei sette giorni abbiamo lavorato duro e con il cuore, ma è stata una piccolissima goccia la nostra rispetto al lavoro immenso fatto da tantissimi altri volontari (non certo ultras), che giorno e notte si sono messi a disposizione e che (purtroppo) non sono mai stati così largamente considerati. Ognuno nel suo campo ha dato un contributo enorme e fondamentale.

Nessuna polemica, ci mancherebbe, non è nemmeno il momento, ma è giusto fare le dovute precisazioni per un servizio che, peraltro, ha una rilevante diffusione.
Non siamo mai stati gli “sporchi” e “cattivi” di ieri e tantomeno saremo gli “eroi” di oggi, siamo solo gli Ultras dell’Atalanta, semplicemente pronti ad aiutare la nostra città.

Ultras nella vita, non solo alla partita