Ieri sera Otto Settembre, il direttivo di Curva Ovest, si è schierato a fianco dei suoi diffidati, accompagnandoli davanti alla questura dove li attendeva l’assurda procedura della firma, in relazione a partite giocate a porte chiuse.La questura di Belluno ha infatti respinto il ricorso sull’opportunità di questa forma di “mandato di comparizione”, nonostante i presupposti di pericolosità presunta fossero assolutamente decaduti con la disposizione di giocare in assenza di pubblico. Non si tratta più di prevenire un reato, né di sicurezza in senso generale. Siamo alle ripicche, ai dispetti, ai giochi di ruolo. Armi subdole e inqualificabili di una repressione che avanza a larghe falcate.Questo segno di vicinanza nei confronti dei nostri fratelli vuol essere anche un segnale forte per la nostra curva, per i tifosi, per la nostra città. Significa che noi ci siamo, siamo vivi, continuiamo le battaglie in cui crediamo e continuiamo ad avere a cuore le sorti della nostra curva e dei nostri colori, a prescindere dai contesti calcistici e dalla situazione attuale di distanziamento sociale.Correlato al tema delle firme assurde ce n’è pure un altro che molti di voi già conosceranno ma sul quale intendiamo mantenere attivo il focus visti gli ultimi sviluppi.Nel 2018 la questura di Ferrara ha comminato diffide durante la presentazione della squadra in piazza. Niente, come notizia farebbe già ridere così. Superfluo sottolineare come non ci sia stata nessuna pericolosità intrinseca in un corteo pacifico e festoso privo di “antagonisti”, se così li vogliamo definire. Nessun comportamento a rischio, nessuna incolumità a repentaglio. Padri di famiglia con bambini a mano sono stati deliberatamente provocati, e l’evento rappresentativo è sembrato trasformarsi in un delizioso pretesto per fare del largo prima del campionato tra le fila dei famigerati ultras (che nella fattispecie stavano festeggiando con la prole, un atteggiamento palesemente “minaccioso”).In seguito alla notifica, naturalmente, era impossibile per noi accettare una simile prevaricazione, un’ingiustizia con pochi precedenti, per non dire nessuno. Un atto di repressione limpido come acqua di fonte. Perciò il provvedimento è stato contestato in tutte le sedi opportune. Presentati ricorsi per tutti i gradi di giudizio, fino al Consiglio di Stato.Ebbene.Se sul TAR di Bologna preferiamo nemmeno esprimerci vista la cieca sistematicità con cui respinge i nostri ricorsi, una doccia fredda è arrivata invece dal Consiglio di Stato che ha confermato queste diffide. Un organo teoricamente super partes, fuori dalle logiche di bavagli ed intimidazioni che intercorrono tra le questure locali e le tifoserie, per mille motivi anche molto distanti dal concetto di sicurezza di cui ci si fa scudo, si è espresso in favore di un provvedimento che contiene aspetti addirittura incostituzionali. Il sospetto, forte, che cane non mangi cane ora si insinua nella nostra mente e si rafforza con lo sviluppo successivo, che vogliamo raccontarvi.in un paese civile non può esistere che chi ha proposto il ricorso ne debba conoscere l’esito soltanto dai giornali. Eppure è andata così. La Cancelleria del Consiglio di Stato ha comunicato in via informale con la questura, annunciandogli in anteprima la lieta novella. Avvocati e soggetto interessato, al contrario, lo hanno letto sui media. Questo è il garantismo e il principio di uguaglianza che sostiene il nostro sistema giuridico?Una vicenda scabrosa, che la dice lunga sul grado di collusione raggiunto nel nostro paese e sulla volontà quasi trasversale di reprimere con tutti i mezzi quest’ultimo baluardo di aggregazione giovanile chiamato Ultras.Perché un simile accanimento, viene da chiedersi? Fatevi questa domanda. E qualunque risposta riusciate a darvi sarà comunque una risposta nauseante, che mina in maniera pericolosissima la democrazia e qualsiasi concetto di libertà propria del cittadino, di garanzia giuridica, di legalità, di uguaglianza.Continuiamo a prendere le distanze dal buonismo fine a sé stesso. Le nostre responsabilità ce le vogliamo prendere tutte. Se sbagliamo giusto pagare, come tutti. Non facciamo crociate per ottenere favori, le facciamo per ricusare le discriminazioni.Vogliamo giustizia e non repressione.Proporzionalità e non prevaricazione.Uguaglianza e non persecuzione.Perché lo stereotipo della sicurezza negli stadi non è altro che una finestra sul mondo, e non è certo questo il mondo che vogliamo.

Curva Ovest Ferrara.