Cosa può spingerti, superati i quarant’anni, dopo una giornata intensa di lavoro, ad andare a vedere una partita di coppa di seconda categoria, tra una squadra universitaria e una parrocchiale? Di certo non l’amore per il calcio, sport ormai diventato soltanto uno show business, quantomeno ad alti livelli.
Aggiungiamo a tutto questo il freddo milanese di novembre e lo scenario sembra perfetto per una bella serata sul divano con una coperta e una serie televisiva.
Eppure c’è quel qualcosa che ancora ci tiene legati ad un filo, magari sempre più sottile. Quel qualcosa che ti fa desiderare di essere su un campo di calcio. A prescindere dalla categoria.
Vedere una nuova tifoseria, sentire un coro cantato da un gruppo intero, respirare l’odore di un fumogeno, osservare le caratteristiche di uno striscione o di una pezza. Eccolo quel qualcosa.
Era da tempo che desideravo vedere all’opera i ragazzi di Bollate, che dalla scorsa stagione si sono organizzati per seguire come gruppo la squadra della loro città.
Il primo anno hanno avuto un exploit incredibile: sarà stata la novità di avere qualcosa di organizzato sugli spalti, sarà stata la squadra arancio-nera, che ha sfiorato la vittoria del campionato, sfumato solo all’ultima giornata.
Tutto questo ha portato ad avere numeri importanti per la categoria e grazie all’esperienza e all’inventiva di chi traina il gruppo, sono state organizzate delle coreografie che raramente si vedono a questi livelli.
Con l’inizio del nuovo anno, ahimè, i risultati della compagine bollatese sono venuti meno e questo di conseguenza ha portato ad un calo delle presenze.
Ciò nonostante, proprio quando coloro che sono sul carro per caso se ne vanno, puoi capire su chi puoi contare davvero.
Per questa partita infrasettimanale la Curva Est si presenta bella compatta, accompagnata dai gemellati del gruppo Offenders del Sangiuliano City e della Nuova Guardia Cornaredo.
Presenze importanti, che contribuiranno non poco alla bella riuscita del tifo.
Tutto è ben organizzato, senza lasciare niente al caso.
I primi cori vengono scanditi gìà poco prima di entrare, poi una volta sugli spalti, sistemate pezze e striscioni, inizia lo spettacolo.
All’ingresso in campo una bella torciata accompagna le squadre.
Non so da quanto tempo non vedevo una cosa del genere, causa assurdi divieti e repressioni che iniziano ad affacciarsi anche a questi livelli (vedasi i 500 euro di multa presi recentemente proprio dai bollatesi, a causa del materiale pirotecnico).
Ordinati e quadrati, con un tamburo a scandire il tempo, il loro tifo sarà costante per tutta la gara.
Battimani e intensità dei cori rimbombano nel nuovissimo impianto dell’università milanese. Anche la goliardia non mancherà, con cori divertenti e simpatici.
La sensazione che si percepisce è che ognuno sappia cosa fare, che non ci siano le classiche presenze occasionali; per carità, sono importanti anche quelle ma, a volte, danno l’impressione di essere fuori luogo.
Anche durante la partita vengono accese altre torce, cosa che farà storcere la bocca al pubblico di casa, abituato a situazioni “civili”, salvo poi rivolgere i peggiori improperi all’arbitro o ai giocatori avversari non appena se ne presenti l’occasione. Questo per sottolineare, ancora una volta, quanto chi vuol far la morale al mondo ultras molto spesso non vede la trave nel proprio occhio…
La partita finisce 1 a 1, cosa che permette all’Ardor Bollate di passare il turno e di togliersi una soddisfazione in una stagione fino ad adesso deprimente dal punto di vista dei risultati.
Depressione che fortunatamente non ha per adesso assolutamente sfiorato i suoi ultras, che continuano, anche a fine gara, a cantare e a far festa insieme ai gemellati. Questi ragazzi sono un patrimonio da conservare. Qui come altrove.
Se non si può tornare ai livelli che tante volte rammentiamo, se non vogliamo fermarci al famoso “ma ai miei tempi..”, bisogna riflettere su nuovi modi di tifare, su nuove soluzioni, sul modo di coinvolgere i più giovani.
A questi livelli ancor più, dove il calcio è fatto da ragazzi che giocano solo per passione, senza arrivare al campo con le cuffie Beats e la borsetta Louis Vuitton e da dirigenti che fanno sacrifici togliendo tempo alle proprie famiglie.
E dove avere una tifoseria è una cosa rara e meravigliosa.
Per questo è inaccettabile restare in balia del primo “sceriffo” che si diverte a sanzionare società che hanno una grande importanza sociale e che fanno i salti mortali per gestire le proprie, poche, finanze.
Arbitri che talvolta compilano referti che causano pesanti sanzioni economiche per un semplice fumogeno acceso senza conseguenze alcune per terzi.
Nel frattempo prendo atto di essere ancora vivo nonostante il freddo pungente.
L’emozione che mi porto via, dopo aver passato una serata senza limitazioni al tifo, contrasta il sonno che ho una volta che entro nel caldo del letto.
Ma d’altronde si sa, i sogni più belli, sono quelli fatti ad occhi aperti.
Matteo Biondi