Titolo: Da grande voglio fare l’ultrà
Autore: Sebastian Contrario
Editore: Urbane Publishing
Prezzo: 15 euro

Sono sincero, non mi aspettavo molto da questa pubblicazione e l’ho letta quasi controvoglia. Mi trovavo in un periodo dove l’argomento ultras mi aveva un po’ stancato. La mia domanda era: vale ancora la pena scrivere qualcosa sull’argomento senza cascare nelle medesime analisi, nei soliti triti e ritriti discorsi, affrontando immancabilmente le solite problematiche? Aggiunta non da poco quando ho visto la copertina del libro, questa sicuramente non invogliava alla lettura, mi appariva come un qualcosa di infantile, superficiale, temevo potesse essere il preludio al classico saggio di chi pensa di avere la verità in tasca e non ci va neppure vicino. Ed in effetti, una volta letto il libro, la copertina resta un tallone d’Achille, il titolo personalmente lo trovo quanto meno rivedibile ed anche graficamente non mi pare azzeccata.

Sfoglio le prime pagine e dopo una breve introduzione dove si nominano Spinosa, Moravia e Domenico Mungo, arrivo all’altrettanta rapida premessa dove immancabilmente si parla dell’etimologia della parola “ultras”, e fin qui ci può anche stare, poi si passa al concetto di violenza che abbinato al termine ultras, forma un binomio che a mio parere attira un lettore alle prime armi e non un conoscitore dell’argomento. Del resto ultras – violenza genera nel cittadino medio quella curiosità morbosa che innegabilmente attrae. La violenza è parte integrante del mondo ultras ma sicuramente non è il dogma principale ed attualmente reputo l’aspetto neanche incisivo visto che il fenomeno delle Curve, così di pari passo alla vita sociale, ha di fatto calmato i propri istinti primordiali. Oltretutto, inutile ricordarlo, il fenomeno ultras nasce alla fine degli anni ’60, anni non proprio tranquilli né sulle strade, né nelle piazze. Le premesse dell’autore si chiudono con un altro micro-argomento che continua a non attrarre il sottoscritto, la differenza tra “Ultras” ed “Ultrà” e l’uso che ne fanno le varie tifoserie.

Terminata pagina 8 credo che finiscano quelli che io personalmente considero gli aspetti non troppo positivi di questo libro, arrivato a questo punto mi aspettavo poco e nulla ed invece pagina dopo pagina riconosco che sono davanti ad una pubblicazione che riesce ad interessare il lettore, avendo la buona intuizione di fare un breve resoconto della storia del movimento ultras andando a focalizzarsi sugli ultimi fatti ed aspetto assolutamente non trascurabile, quello di abbinarli agli eventi della vita quotidiana. Ed ecco che tra una sciarpa, un corteo, ed uno striscione, compare tra le pagine il G8 di Genova ed il Daspo urbano segno che concretamente l’autore si svincola dal “recinto” della Curva per oltrepassare le barriere ed entrare prepotentemente nella vita quotidiana con i cambiamenti sociali dei quali siamo stati spettatori. Questo aspetto, direi molto interessante, è quasi totalitario nel libro e ci permette di avere una visione sicuramente più chiara ed ampia dei legami che si formano nelle città tra ultras e semplici cittadini, non a caso, e nel testo ci sono svariati esempi, inevitabilmente quello che succede nella propria città si riverbera allo stadio e nei settori popolari.

Detto questo l’autore si addentra nel mondo delle Curve dello Stivale facendo una rapida analisi delle tifoserie maggiori e minori della penisola, un breve cenno sulle minori, un’analisi leggermente più profonda di quelle metropolitane ed i legami di amicizia – rivalità che si sono instaurati nella storia, alcuni dei quali si sono persi, altri sono ancora in voga. Sull’argomento è come camminare sulle uova, tra rapporti che cambiano di continuo e le varie sfaccettature delle tifoserie, risulta un’impresa realizzare una mappa dettagliata di amicizie e rivalità ma anche in questo caso l’autore si muove bene nell’argomento non avendo l’intento di decretare chissà mai quale verità storica ma evidenziando sostanzialmente come i rapporti tra tifoserie dipendano da vari fattori ed in realtà sono in continuo mutamento.

In conclusione un lavoro encomiabile, il libro si legge molto bene e può interessare sia ad un neofita dell’argomento, sia ad un lettore che è già conoscitore dello stesso, sicuramente qualche riflessione merita l’attenzione dovuta.

Valerio Poli