Passa soprattutto dal ricordo di Enzo, Peppe, Ciro, Simone, il Biondo, Cyborg, Siberiano, Arturo e Aldo di Salerno o Massimo, Flavio, Beppe, Caciotta, Tonio, Claudio, Tato, Sebastian, Fabio, Maurizio e Tommaso di Bari l’amicizia ultra-trentennale tra ultras baresi e salernitani. Amicizia indiscussa, tra le più durature ed importanti d’Italia, fratellanza che accumuna generazioni di tifosi, e con il tempo è riuscita letteralmente a riunire due intere città.

Circa 30.000 i presenti, in una giornata di festa preceduta da una settimana ricca di preparativi per accogliere i fratelli di una vita nel migliore dei modi. Il pre-partita ha visto, nel tardo pomeriggio, una grande festa fuori dallo stadio, con la presenza anche degli amici di Reggio Calabria, che non hanno voluto mancare all’appuntamento.

Niente giri di campo, ma unione e fratellanza vera che per strada hanno trovato la massima libertà di espressione: cori, fiumi di birra e tanti fumogeni si sono susseguiti in alcuni casi già dal mattino, o addirittura nei giorni precedenti.

Climaticamente parlando, tanta umidità questo venerdì sera al San Nicola, riscaldato dai circa 2.000 granata che, oltre ad occupare il consueto settore, sono sparsi qua e là per lo stadio. Mozzafiato e fittissima la sciarpata iniziale.

Nulla da eccepire sui baresi, sui quali si spendono e se ne dicono tante di parole: curva chiacchierata, sempre sotto processo, ma oggi sicuramente è tra le più in forma d’Italia. È da brividi l’inizio, quando dopo il tantissimo colore offerto dall’inno inziale, la Nord piomba in un tombale silenzio, privo di colore, nel rispetto del ricordo di chi ha rappresentato le due tifoserie negli anni passati: ricordo degli ultras scomparsi, tramandato e sempre vivo nel cuore delle generazioni che si susseguono di anno in anno. Dopo dieci minuti con i vessilli recanti i nomi degli ultras scomparsi, parte forte e massiccio il sostegno della Curva. Treni davvero belli, bandieroni sempre al vento, peccato solo i cori a ripetere, non riusciti secondo gli standard e viste le potenzialità che potevano garantire risultati ancora migliori. Ma d’altronde, gestire un settore di 6/7000 persone non è impresa facile.

Niente male nemmeno il settore ospiti. Risulta, come detto, esaurito, ma tantissimi salernitani sono sparsi nel resto dello stadio. Si nota anche la pezza degli Army Korps Monopoli e in curva barese una bandiera Boys dei già citati reggini. In quanto a tifo canoro, i salernitani si fanno sentire in maniera massiccia e a più riprese con cori secchi e potenti. Deludono un po’ le manate e anche la sciarpata lascia a desiderare. E’ giusto ricordare, nel merito, che solo una parte dei gruppi ultras ha deciso di sottoscrivere la tessera ed è normale che tutto questo abbia influito sull’aspetto estetico.

Nonostante tutto, come detto, i salernitani si sentono forti e decisi, seppur a tratti per quel che riguarda la continuità. Rimbomba il coro “Bari, Bari” dal settore ospiti e qualche torcia viene accesa dopo il pareggio momentaneo.

Discorso a parte merita la torciata realizzata dalla Curva Nord ad inizio del secondo tempo: in tempi di estrema repressione è davvero bello vedere questi spettacoli retrò, che ti proiettano indietro nel tempo. E la cosa che fa rabbia in tutto ciò, è che spettacoli come questi si sta cercando di eliminarli con tutte le forze, andando contro la logica del tifo organizzato. Eppure certe situazioni fanno sempre la differenza a livello ambientale, e ciò è deducibile anche da come la gente rimane stupita ed ammirata difronte a questi spettacoli nell’ultimo decennio venuti sempre meno. Credo che tra uno speaker che continua a comandare a bacchetta i tifosi ed una torciata anni ‘80/’90, susciti senza dubbio più emozione quest’ultima. Sorridiamo e andiamo avanti, guardando sempre al passato come un riferimento da seguire, ma mai interpretarlo come un alloro su cui sedersi.

Massimo D’Innocenzi.