Arrivo allo stadio tre quarti d’ora prima della match, anticipo utile che mi servirà per entrare giusto in tempo al fischio d’inizio di Salernitana-Como, partita conclusiva di questo campionato di Serie B. Infatti, poco dopo aver trovato parcheggio, quando le vie che portano all’Arechi iniziano a riempirsi di macchine, fino a bloccarsi, vengo a sapere che l’accredito per la Tribuna Stampa va ritirato un pelo più lontano del solito: “solo” un km, per la precisione al Campo Volpe, dove si allena la Salernitana. C’è da camminare, dunque avanti e indietro.

L’inconcepibile logistica riesce ad avere una duplice funzione: un toccasana per il fisico del sottoscritto e dall’altra per capire gli umori che si vivono in prossimità dell’ultima partita di campionato. La partita è importante, vincere è fondamentale per rimanere a galla e accedere ai play-out o agganciati ad una flebile speranza di riuscire ad agguantare la salvezza diretta. Per la formazione lombarda invece, è l’ultima partita di un campionato che ne ha già sancito la retrocessione in C1. Tuttavia, il futuro dei granata non passa solo dalle sue mani, bisognerà aspettare gli altri campi: orecchie a Livorno, Pescara e Modena. Questa necessità ricadrà inesorabilmente sullo spirito dei tifosi.

Arrivato finalmente in Tribuna, mi si presenta un colpo d’occhio di non poco conto: 17mila tifosi presenti per una partita che vede i padroni di casa lottare per non retrocedere; numeri importanti, ancora una volta quelli dell’Arechi.

Nel settore della Curva Nord Inferiore, riservato agli ospiti, quasi una ventina di lariani con due pezze “P.M” (Pesi Massimi Como), “Como Supporters” e il bandierone “Como 1907”. Di venerdì sera, con un campionato vissuto perennemente all’ultimo posto e già retrocessi da un paio di giornate, già la sola presenza merita rispetto. Lo stesso che chiedono nel primo striscione esposto in Curva Sud gli ultras granata, nei confronti di società e squadra.

La Curva Sud sostiene i granata come sempre, ma al 5’ è tutto lo stadio ad esplodere: gol di Donnarumma che va ad esultare sotto il settore più caldo della torcida granata. L’Apotesi. La Curva che nella sua parte inferiore sembra crollare e i tifosi scendere a valanga verso la vetrata: è un’immagine che ho visto tante volte, anche vissuto in prima persona, questa volta la vedo con distacco quantomeno fisico, ma ne riesco a cogliere una forte intensità. Questo gol significa rimanere a galla, la sopravvivenza contro la paura di sprofondare nel buio più totale, la possibilità di conquistarsi la salvezza contro la sicurezza di retrocedere.

L’entusiasmo cresce e mai come questa volta riesce a coinvolgere gli altri settori: dai Distinti, dove la presenza ultras è già consolidata e si manifesta con una bella fumogenata in basso, vicino alla Curva Nord, questa euforia trascina anche la Tribuna che tiene il tempo con le mani a cori che ormai sono impressi nella mente di tutti: da “Semplice” a “Jamm a vrè” per finire con il nuovo “Io canterò, oltre il novantesimo…”.

Il tempo scivola e il primo tempo finisce con il giubilo di uno stadio intero, quando il Pescara passa in vantaggio e, insieme con gli altri risultati positivi, rende  tangibile la salvezza diretta, a 45’ dalla sua concretizzazione definitiva. Paradiso.

Il secondo tempo si apre con una carrellata di striscioni esposti in Curva Sud. Uno su tutti spicca ed è quello in ricordo del tragico evento che vide 4 ragazzi morire il 24 Maggio 1999, nel rogo del treno che li riportava a Salerno dopo la partita Piacenza-Salernitana. “Ogni campionato si chiude con il vostro ricordo… è impresso in tutti noi quel maledetto giorno, pagando con le lacrime quel triste ritorno! 24-05-1999- Curva Sud Siberiano”. Il pensiero a quel giorno provoca sempre una fitta al cuore.

Intanto da Pescara arrivano notizie che gelano i tifosi sugli spalti, il Latina pareggia e allora un po’ di silenzio cade sugli altri settori, non in Curva Sud, dove non si arriva ai picchi del primo tempo ma il tifo rimane incessante e fa da contrasto alla scialba prestazione che si vede nel secondo tempo tra le due compagini, con l’1-0 per la Salernitana che rimane immutato fino al triplice fischio. Immutato come il risultato di Pescara-Latina.

I 45 minuti son passati e per il popolo granata il Paradiso ha lasciato spazio al Purgatorio. Ora ci sarà lo spareggio, o play-out come dir si voglia. C’è amarezza, si era assaporata la speranza più sopita, ma la si è dovuta accantonare subito. Ora si profilano all’orizzonte due partite, due battaglie da dentro o fuori. Per il Como invece si chiude una stagione mai davvero cominciata: applausi dei calciatori ai tifosi lariani, gli unici che lo meritano.

Esco fuori dalla Tribuna, ascolto un miscuglio di voci, persone che si confrontano per capire chi sarà davvero l’avversaria dei granata per questi play-out: il Lanciano, nonostante i punti di penalizzazione o il Livorno? Uno dei tanti aspetti negativi del calcio moderno è quello di non avere il risultato del campo come unico e insindacabile verdetto.

Resta dunque l’attesa, la condizione che è in fondo alla base del Purgatorio: quella che porta alla salvezza o all’oblio. Lo slittamento dei play-out potrà logorare la compagine di casa, nella spasmodica attesa del doppio match, oppure potrà ricaricarla di tutte le energie in vista di 180 minuti di fuoco. Due sono le certezze in tutto ciò: la tifoseria di casa risponderà presente, mettendo in pratica, ancora una volta, quel “Prima di tutto la Salernitana” che capeggia con uno striscione in Curva Sud. Infine, mentre vado via a casa, so che questa sera gli umori che si captavano allo Stadio, erano solo un antipasto di ciò che si vivrà nel match di ritorno. Quel giorno si scioglierà il peso dell’attesa, si deciderà il futuro e sarà irrimediabilmente Inferno o Paradiso.

Gian Luca Sapere.