Torniamo con le nostre interviste, torniamo a quello che, secondo noi, è il modo migliore per parlare del mondo ultras, ossia lasciare che parlino loro, in presa diretta. Senza troppi preamboli o troppi giri di parole, lasciamo la parola ai “Castrovillari Ultra Curva Sud”.

Siamo soliti incominciare ogni intervista cercando di capire il contesto storico in cui il movimento ultras locale ha mosso i suoi primi passi: ci rinfrescate la memoria con alcuni cenni storici del tifo a Castrovillari?

La formazione dei primi gruppi ultras a Castrovillari risale a fine anni ’70, era il tempo del “Commando Ultrà Corso Calabria”. Intorno al 1986, dopo gli scontri nella gara contro il Rende, il gruppo sospese ogni attività. Questo portò ad un periodo di stallo. Nell’ottobre del 1988 un gruppo di giovani che già da un paio di anni seguiva il Castro, decise di organizzarsi formando il gruppo “Teste Matte”. Questa fu la svolta: malgrado la giovane età, i ragazzi vollero creare qualcosa di diverso per quel periodo (organizzazione costante delle trasferte, materiale originale e punto di ritrovo settimanale con apertura della sede, cosa che suscitò anche tanta invidia da parte di altre tifoserie della provincia). I primi anni ’90 per il gruppo furono di grande splendore: indimenticabile, in tal senso, la trasferta in Liguria, a Sestri Levante, per la finale di Coppa Italia, con oltre 300 tifosi partiti dalla Calabria, mentre nel ’94 ci fu la storica promozione in serie C.

Forse l’avete già lasciato intuire dalla precedente risposta, sta di fatto che per un gruppo, la vita ultras spesso travalica i ristretti confini dei 90 minuti: come intendete voi la vostra attività al di là del calcio?

Andare oltre i 90 minuti crediamo che sia fondamentale: fin dalla nostra nascita ci siamo adoperati per creare la nostra sede, che tutt’ora rimane attiva. Sicuramente 25/30 anni fa era frequentata tutti i giorni, oggi la usiamo per ritrovarci almeno una volta a settimana, ma al di là di questo, durante la stagione, ci sono tante altre iniziative in cui ci prodighiamo per incentivare la socialità nel gruppo e cementare l’unione all’interno tra tutti i ragazzi.

Tessera del tifoso e repressione in genere dovrebbero, secondo il luogo comune, interessare poco o nulla le categorie e le tifoserie minori, ma l’esperienza racconta che non sempre è così e che, per caduta, le conseguenze le subiscono un po’ tutti e ovunque: qual è il vostro punto di vista in merito?

La tessera del tifoso è stato ed è tutt’ora un problema che se pur vissuto in maniera indiretta da noi, ha creato grossi comunque problemi all’interno del movimento ultras tutto. Quante divisioni si sono create, spesso all’interno della stessa tifoseria. Tessera sì, tessera no, ma a prescindere dalla tessera, oggi per andare allo stadio è obbligatorio ormai ovunque un documento di riconoscimento, come avviene anche nelle cosiddette “gare campione” di Serie D, per non parlare della sempre più invasiva videosorveglianza. Negli ultimi vent’anni c’è stato sicuramente un inasprimento delle leggi che ha cambiato di pari passo e di gran lunga il modo di andare allo stadio, e se pensiamo alla nuova ondata di repressione proveniente dal “Decreto sicurezza bis”, forse stiamo davvero arrivando ad un punto di non ritorno.

Oltre la repressione, guardandolo dall’interno, com’è cambiato il mondo ultras? Cosa ne pensate, in generale, della situazione attuale?

Il mondo ultras è cambiato tantissimo, noi lo abbiamo avvertito maggiormente forse anche a causa del periodo d’assenza dai palcoscenici maggiori e, conseguentemente, dalla mancanza di confronti e quindi di esperienza diretta nel merito. Vedere oggi alcune tifoserie blasonate scadere in atteggiamenti ridicoli sui social ci lascia sconcertati. Ci riteniamo fortunati di aver vissuto gli anni in cui tutto era più spontaneo e anche se forse è così che vanno attualmente le cose, noi non lo condividiamo e finché ci sarà possibile, cercheremo di inculcarlo ai più giovani.

Per passare dal generale al personale, quali sono i rapporti di rivalità e di amicizia che coinvolgono la vostra tifoseria?

Potrebbe essere un argomento scontato ma non lo è: storicamente non abbiamo mai allacciato tanti rapporti di amicizia con altre tifoserie, ma riteniamo giusto menzionare i ragazzi di Eboli con i quali ci lega un longevo e solido rapporto di amicizia; abbiamo anche altre amicizie, ma sono principalmente legate a rapporti tra singoli gruppi, che comunque vengono rispettati da tutti i ragazzi della curva. Non ci piacciono le “sante alleanze”, oggi più di ieri preferiamo andare avanti per la nostra strada. Se parliamo invece di rivalità, dovremmo risalire a 15/20 anni fa quando le nostre rivalità maggiori erano legate ai derby della provincia, ma oggi, vuoi perché con alcune tifoserie non ci incontriamo da tempo, vuoi per la repressione che sta raggiungendo dei livelli assurdi, viaggiamo con lo spirito “rispettiamo chi ci rispetta”, anche se logicamente abbiamo sempre la nostra “lista nera”.

Nella vostra storia c’è un giorno, un evento, qualsiasi cosa che custodite come il bene più prezioso nello scrigno dei vostri ricordi? Cosa ha ha lasciato l’impronta più profonda nel vostro immaginario di tifosi o di ultras?

Citarne uno diventa difficile. Se parliamo come tifosi ci viene in mente il 17 aprile 1994, giornata storica della promozione in serie C. Un altro evento, più recente, è la finale playoff del 5 giugno 2016 a San Cataldo, dove abbiamo portato 500 tifosi in terra siciliana, a ben 600 km da Castrovillari. Se invece guardiamo all’aspetto ultras, tante trasferte hanno lasciato il segno: vogliamo ricordare la trasferta di Cariati nel 1992 dove successe di tutto; viaggio in treno dei 150 ultras, corteo stazione-stadio, scontri prima durante e dopo proseguiti nelle vie cittadine, rientro bersagliato da continue sassaiole, fermo con abusi delle forze dell’ordine e con successive diffide per almeno 30 ragazzi del gruppo. Oggi tutto questo è storia.

Un’altra trasferta che ricordiamo è quella del Cibali a Catania dell’8 ottobre 1995. Entrammo in curva (non c’era il settore ospiti) separati da un semplice cordone di polizia ed a pochi minuti dall’inizio della partita ci cominciammo a picchiare con dei nostri stessi tifosi. Il motivo? Non volevano che appendessimo gli striscioni per paura di incidenti. Tutto ciò provocò i fischi degli oltre 10.000 tifosi del Catania, le forze dell’ordine ci cambiarono di settore pensando che gli incidenti fossero avvenuti con i tifosi di casa e con la diretta conseguenza, a fine partita, di essere trattenuti all’interno dell’impianto per oltre tre ore.

Questi sono gli eventi che ci piace ricordare: i derby di provincia e la trasferta in una grande piazza.

Ultima domanda, ma non in termini di importanza: guardando al futuro, come vedete i vostri anni a venire, cosa vi augurate?

Già questo per noi si prospetta come un anno difficile: dall’inizio di questa stagione abbiamo voluto riazzerare tutto quello che riguarda l’aspetto organizzativo affidando la gestione della curva ai più giovani. Una scelta che secondo noi andava obbligatoriamente fatta per spronare, per responsabilizzare e per dare continuità. Da quest’anno, nelle partite casalinghe, in Curva c’è lo striscione “Castrovillari Ultras Curva Sud”. È una sigla che vuole racchiudere i vari gruppi presenti. In trasferta, invece, oltre alla sigla in questione, ogni gruppo porta il proprio drappo identificativo. Questo perché restiamo molto legati al passato, anche se siamo nel 2019, il mondo è andato indubbiamente avanti e con esso è cambiato tanto l’ultras quanto il resto della società. Noi ci auguriamo che si riesca a tramandare la passione alle nuove generazioni, prendendo sempre come riferimento la vecchia scuola.

Intervista raccolta da Pier Paolo Sacco