Ogni tanto penso al mio tesserino di giornalista che giace nel portafoglio sempre più inutilizzato: gli anni a bramarlo, la fatica per ottenerlo, lo scoraggiamento, la ripresa e il traguardo. Quest’ultimo raggiunto con un piccolo esame presso la sede regionale dell’ordine che verte integralmente sui tanti codici deontologici a cui i giornalisti sono sottoposti. Beh, se quei codici fossero rispettati anche solo per un terzo dai giornalisti nostrani, il quarto potere potrebbe essere veramente migliore.

Lo ammetto, mi sento fortunato a non fare del giornalismo una professione. Non me ne vogliano i pochi della categoria con la coscienza pulita e lo specchio per guardarsi ancora limpido, ma ogni sito o giornale di informazione offre il peggio di sé e spesso un vero calpestio della dignità umana.

Tante notizie con persone passate a miglior vita ma schiaffate con foto in primo piano rubate dai profili social, nomi e cognomi su fatti di cronaca che dovrebbero passare prima per il vaglio degli inquirenti e poi per la verità dei fatti, titoli a sensazione se non fuorvianti, capri espiatori brutti e cattivi pronti per la gogna, un’agenda setting sfalsata ad uso e consumo di chi sta al potere e, soprattutto, il tentativo continuo di distorcere la percezione della realtà del cittadino comune, quello pronto per karma a combattere lui povero contro altri poveri.

Gli ultras ormai sono al centro del ludibrio pubblico e vero emblema di come sia diventata di qualità infima l’informazione italiana.

L’ultras non è più un tifoso diverso, sopra le righe, ma ormai costituisce una classe sociale a sé, una categoria di emarginati, un non cittadino, un portatore della lettera scarlatta indipendentemente da ciò che sta facendo nella vita quotidiana. A lui non sono permessi ragionamenti con la propria testa, posizioni non allineate, scherno, ironia e né, tantomeno, libertà di opinione. Se fa una buona azione viene ignorato, ogni minimo “sgarro” enfatizzato.

16 Settembre 2016: muore l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Osannato dai media durante la sua presidenza, dagli stessi riceve elogi addirittura amplificati dopo la sua dipartita. Chi lo definisce un vero patriota, chi un grande presidente, chi un eroe, chi un personaggio amatissimo, insomma, sembra proprio, almeno a sentire radio e tv e a leggere siti web e giornali che tutto il popolo italico torna ad essere unito in nome dello scomparso Presidente.

Chi conosce o ha vissuto un po’ di storia recente d’Italia, e ha pensato sempre con la propria testa, non può non ricordare alcune manovre azzardate di Ciampi (nei vari ruoli ricoperti) sia in termini di politica economica che monetaria. Non era segreto che l’ex Presidente fosse un massone e che non abbia mai disprezzato rapporti privilegiati coi poteri forti.

Nel romanzo di Vito Bruschini “I Segreti Del Club Bilderberg” pur in forma narrativa vengono descritti alcuni meccanismi tremendamente corrispondenti alla realtà. Si parla anche di importanti figure economiche che avrebbero svenduto l’Italia ai poteri forti internazionali ricevendo poi in cambio le più alte cariche dello stato: il nome di Ciampi non viene fatto così come non ne vengono fatti altri, ma le associazioni mentali sono inevitabili, così come la logica domanda: “e se parte di ciò che è scritto su questo libro fosse vera?”.

La storia d’Italia tra la fine degli anni’70 e l’inizio del nuovo millennio viene generalmente raccontata poco e male ed è piena di punti oscuri.

Per non menarla troppo, va da sé che non tutti i tifosi di calcio abbiano approvato il minuto di silenzio in memoria sui campi di calcio. In alcuni stadi i fischi sono stati copiosi, e qualcun altro ha interrotto il silenzio in maniera più originale. “Oltraggio”, “vergogna”, “imbecillità” e “condanna” sono state le parole dirette, ovviamente, perlopiù agli ultras dai media nazionali. Chi se ne frega se talvolta il dissenso si sia manifestato anche in settori diversi dalla curva.

E allora è lecito chiedersi: ma la libertà di opinione, sancita dalla nostra stessa Costituzione tra i diritti fondamentali, che fine ha fatto? Chi sono i giornalisti per condannare, se non offendere, chi sta esprimendo la propria opinione, anche se in maniera magari spinta? Chi sono, loro, per dire cosa è giusto e cosa è sbagliato anziché fare il loro lavoro: raccontare obiettivamente e onestamente i fatti di cronaca? Chi c’è dietro di loro a renderli così forti nello sputare le loro sentenze? Che interesse hanno a classificare come imbecilli coloro che non sono d’accordo con loro?

La domanda più importante, per me è: molti di coloro che fischiano, non sono gli stessi che hanno applaudito la memoria delle vittime del terremoto nel centro d’Italia fino a pochi giorni prima? Gli stessi, soprattutto, che hanno raccolto soldi per beneficenza o, spesso, sono andati sul posto ad aiutare chi aveva bisogno?

Altra domanda: come si fa a passare da esempio a imbecilli nel giro di una settimana?

Su quest’ultima la risposta c’è eccome: tocchi il potere, tocchi il pensiero comune, tocchi il volere del grande fratello e il tuo unico diritto è essere schiacciato come un insetto.

Forse, prima di usare e talvolta insegnare parole come “libertà” e “democrazia”, bisogna capire se sono cose che abbiamo oppure illusioni fittizie iniettateci da un matrix onnipresente. E in questo il potere non è solo, e i suoi vecchi cani da guardia sono diventati dei cagnolini ammaestrati e scodinzolanti.

Stefano Severi.