Sul sito di informazione “Agrigento Oggi” la notizia di un daspo della durata di un anno ad un 29enne tifoso dell’Akragas. Prudentemente l’articolo è messo al condizionale, forse nella speranza che arrivi una qualche smentita da parte della locale questura. Chi frequenta le Curva però lo sa: la realtà supera spesso ogni più fervida immaginazione, come nel caso di questo ragazzo che ha rivolto, come ammette egli stesso lamentandosene via social, epiteti all’allenatore della Paganese Grassadonia, durante l’incontro disputato all’Esseneto fra le due squadre lo scorso 9 aprile e conclusosi con la vittoria corsara dei campani per 1-2.

L’oggetto di questa veemente censura? Secondo il già citato sfogo via social network, aver etichettato il tecnico paganese quale “Bastardo”. Certo, non un termine da amanti del bon ton, ma nemmeno degno di queste sproporzionate sanzioni. Eppure è a questo che da qualche tempo ci hanno abituati i legislatori, ancor più da quando il potere giudiziario è stato in certo qual modo messo discrezionalmente nelle mani di polizia e sindaci, vedi il caso del “daspo urbano”. In questa guerra senza quartiere, non “fra” poveri ma “ai” poveri, è triste poi restare con l’amara sensazione che la legge sia sempre più forte con i deboli e in maniera inversamente proporzionale, più debole con i forti.