Quando decisi di fare il mio week-end in Veneto scelsi di vedere questa partita, in primis, perché al “Pier Cesare Tombolato” di Cittadella non ero mai stato e poi perché comunque avevo voglia di vedere gli avellinesi ancora una volta all’ opera in una trasferta lontana.

Mi misi subito in moto per prenotare i vari mezzi, cercando di spendere ovviamente il meno possibile; poi, a pochi giorni dalla sfida, arriva l’altolà dell’Osservatorio che vieta la trasferta di Cittadella ai residenti in provincia di Avellino perle vicende accadute in casa nella domenica precedente contro il Verona.

Dei fatti ne hanno parlato tutti e forse anche troppo, quindi eviterò di menzionarli in questo articolo.

Il sabato della partita parto lo stesso in direzione Cittadella con la consapevolezza però di non poter vedere gli irpini all’opera nel settore ospiti del “Tombolato”.

Arrivo a Cittadella in un orario decente, così ho modo di farmi un giro veloce e di vedere la bella cinta muraria che fu motivo di orgoglio per Cittadella nel lontano passato; passo sotto una della quattro porte ed in pratica entro in una città nella città, con tutti i monumenti d’interesse che può racchiudere una cittadina di ventimila abitanti.

L’orario si fa pressante per cui mi incammino allo stadio. distante meno di un km, anche per farmi un giro al di fuori. Alla fine, seppur senza ultras irpini, il mio è sempre un esordio, così cerco di prendere confidenza con la conformazione perimetrale dello stadio. Passo vicino al settore ospite e trovo uno sbarramento; poi noto una grossa tribuna in ferro coperta destinata ai tifosi locali con un grande spiazzo fuori di esso. Faccio tutto il giro ed arrivo dalla parte opposta dove c’è l’altra tribuna coperta, sempre occupata dai sostenitori veneti, ed entro proprio in questa tribuna.

Certamente lo stadio ha uno stile tutto suo, con una grande curva, anch’essa in ferro e senza copertura, destinata alle tifoserie ospiti. Il Sitadea (come si pronuncia nel dialetto locale) occupa sorprendentemente la quinta piazza in classifica, mentre l’Avellino si trova nelle zone basse ma in grande forma ed in netta ripresa, così ogni giornata che passa recupera posizioni.

Cerco di vedere il lato positivo, anche se non c’è, cercando di autoconvincermi che seppur la sfida sugli spalti sia mutilata per l’assenza di ultras ospiti, potrei comunque vedere una bella partita in campo.

Il conto degli spettatori totali sarà di 2.646, con la tribuna abbastanza piena e con una cinquantina di tifosi ospiti provenienti da altre regioni della penisola che dimostrano grande solidarietà nei confronti di chi non è potuto essere fisicamente presente, nastrando il settore centrale, ed esponendo al centro della balconata lo striscione “Colpevoli di una passione”, con le persone che prenderanno posto di lato.

Entrano le squadre in campo ed i club di casa sventolano diverse bandiere, mentre gli ultras, quantificabili in una cinquantina scarsa di unità, non fanno niente di rilevante al di fuori di sventolare una bandiera granata.

I primi cori degli ospiti sono per i ragazzi diffidati domenica scorsa, e così sarà per buona parte della prima frazione: cori cantati ad intervalli irregolari solo per i diffidati e per la libertà degli ultras, con qualche rara eccezione nei momenti concitanti del match.

I padroni di casa, nonostante il numero e con le pezze attaccate alla recinzione, fanno quello che possono pur non essendo sempre continui. Si fanno notare per dei battimani e per l’esultanza al gol dopo appena dodici minuti che sembra spalancare le porte ad una vittoria facile dei padroni di casa sui lupi irpini. Di rado sventolano pure due bandiere.

Nel secondo tempo, appena iniziato, ancora un messaggio forte dei tifosi irpini, rivolto a tutti, quasi un grido che riecheggia a voler far capire l’importanza degli ultras ad Avellino, con l’esposizione del seguente striscione: “Curva Sud orgoglio irpino” e conseguenti cori, ancora una volta, per i diffidati. I ragazzi, subito dopo, attaccano lo striscione appena esposto alla balaustra dove rimarrà per il resto dell’incontro; poi esultano al gol del pareggio siglato dall’ex granata Ardemagni dopo appena otto minuti.

Anche i padroni di casa, che in questa frazione sembrano essere più continui, cantano cori accompagnati da battimani e dopo un quarto d’ora espongono uno striscione per ricordare uno di loro a due anni dalla scomparsa: “10-02-15 10-02-17 Denis con noi” e cori accompagnati da battimani per ricordarlo. Il tifo poi prosegue a ritmi più decisi, seppur qualche pausa ci sia ancora e l’intensità corale abbia degli alti e bassi. Alla mezz’ ora effettuano una bella sciarpata, peccato sia circoscritta solo nella zona degli ultras.

Quando mancano quattro minuti alla fine della contesa, gli ospiti passano a sorpresa in vantaggio, con il raddoppio siglato sempre da Ardemagni che andrà ad esultare sotto il settore dei tifosi campani attraversando tutto il rettangolo verde e facendoli impazzire di gioia a loro volta.

In pieno recupero l’Avellino segna anche il terzo gol, mettendo al sicuro la vittoria e facendo esultare di nuovo i sostenitori biancoverdi.

Per il pubblico locale la delusione è grande, tanto che negli ultimi minuti ci saranno delle pause, mentre da contraltare sarà il settore ospite che comunque, seppur non continuamente, si è dato da fare cantando dei cori accompagnati da battimani. Quasi al triplice fischio finale i lupi effettuano una sciarpata, sulla falsariga del modello Curva Sud, alzando e abbassando le sciarpe contemporaneamente.

Dopo sei minuti di recupero l’arbitro pone fine alla contesa, ma gli sconfitti vengono lo stesso applauditi dal pubblico locale, nell’insieme la squadra ha giocato bene e creato occasioni.

Per i tifosi ospiti c’è l’esultanza sfrenata nel settore, la stessa dei propri giocatori sotto la loro curva con il lancio di qualche maglietta.

Marco Gasparri.