C’è stato un tempo in cui assistere a gare come questa di oggi, tra due città divise da una manciata di chilometri che non si affrontano da quasi trent’anni, era sinonimo di spettacolo assicurato e pathos sin dalle prime ore della giornata. C’è stato un tempo in cui questo genere di sfide rendevano il nostro movimento ultras ed il nostro paese un qualcosa di unico e inimitabile in fatto di calcio. Purtroppo questo tempo è passato. Dura a dirlo, ma non tornerà mai più. I derby dell’era post Raciti, nella maggior parte dei casi, sono diventati un qualcosa di abulico e totalmente sconnesso da ciò a cui eravamo abituati. Quindi oggi non me ne voglia nessuno se non parlerò di questo Poggibonsi-Siena come di un qualcosa di esaltante.

Assieme al “partitellaro” Marco partiamo da Roma di buon’ora, con il viaggio che corre tranquillo salvo qualche secchiata d’acqua che ci coglie sull’Autostrada del Sole. Arrivati a Poggibonsi, notiamo subito un discreto schieramento di agenti. Tuttavia parcheggiamo senza troppi problemi proprio dietro lo stadio, in riva all’Elsa.

Essendo in anticipo, prima di ritirare gli accrediti ed entrare in campo, ci concediamo un bel giro nei dintorni. Dapprima davanti all’entrata del settore di casa, dove si concentrano un buon numero di tifosi giallorossi, poi verso la stazione. Il dispiegamento di camionette in quella direzione ci fa infatti intuire che gli ultras senesi abbiano scelto il treno per spostarsi, cosa che viene confermata dal loro arrivo dopo qualche istante. Lo zoccolo duro del tifo bianconero avanza in corteo, venendo poi incanalato verso lo stadio a bordo di un paio di autobus.

A questo punto decidiamo di entrare. Manca mezz’ora al fischio d’inizio e le tribune del “Lotti” sono già piene. Dopo diversi anni, infatti, l’impianto poggibonsese fa registrare il tutto esaurito. Come detto, si tratta di una gara che manca da quasi 30 anni e l’ambiente di casa è giustamente in fibrillazione. La Toscana è notoriamente terra di campanilismo e frizioni tra comuni divisi da pochi chilometri.

Si nota subito come gli ultras di casa stiano preparando la coreografia, che si compone all’ingresso dei giocatori: tante bandierine giallorosse che circondano un telone raffigurante lo stemma della squadra. Invece in balaustra campeggia la frase: “Nell’indole fiero, impavido nelle gesta… conquista la vittoria!”. Certamente ben riuscita.

Nel settore ospiti, quando la gara inizia, non sono ancora entrati tutti i gruppi. Al 5° infatti fanno la loro apparizione le pezze dei Vecchi Ultras e la gara del tifo può cominciare a pieno regime. Da parte poggibonsese  si nota una certa fatica nel gestire i diversi “occasionali”, che non hanno voluto mancare alla partita più importante dell’anno; comunque non manca qualche belle manata, un paio di sciarpate ben fatte e uno striscione che schernisce i senesi per il loro recente fallimento. Da parte ospite il sostegno è un po’ a corrente alterna, dimostrando di non considerare i dirimpettai facendo cori contro Firenze e Roma (ironizzando sui colori giallorossi dei locali). Buoni i picchi e belle le manate, ma ci sono anche momenti di stanca. L’altra cosa che mi colpisce è la rilassatezza dell’ambiente, molto diverso da ciò che mi sarei aspettato.

La partita in campo non aiuta certo gli animi; le due squadre si trascinano su uno 0-0 privo di emozioni. Al termine della gara le due squadre vanno a raccogliere il plauso delle rispettive tifoserie. Noi effettuiamo gli ultimi scatti e poi ci rimettiamo in macchina direzione Siena, dove ci attende l’incontro di basket tra la Mens Sana e Cecina. Ci rimettiamo in marcia con molte perplessità, ma con una certezza: che sia Turris-Savoia o Poggibonsi-Siena, da queste partite è sbagliato aspettarsi ciò a cui assistevamo una decina d’anni fa. Il calcio è morto, con lui il suo tifo e le sue rivalità.

Simone Meloni