Mentre la società europea lentamente scivolava nel baratro dell’individualismo sfrenato, alimentato dall’idea che le riforme civili fossero più importanti di quelle sociali (anticamera di quella che Orwell aveva definito nel 1949 “società del Grande Fratello”) in Inghilterra i giovani avevano già trovato il modo per far precedere la propria fama alle azioni: l’ego associato al concetto di gruppo d’elite. Far parlare di sé comunque e a prescindere era l’obiettivo delle prime firm inglesi, emergere a scapito degli altri e, non a caso, dopo gli scontri gli Hammers erano soliti lasciare a terra, oltre ai propri avversari, dei biglietti da visita con scritto: “Congratulations, you’ve just met the ICF” .

Erano gli anni ‘70 quando la Inter City Firm del West ham muoveva i primi passi e ci misero poco per farsi una reputazione: fame, follia e teatralità erano le qualità che gli vennero affibbiate, “virtù” che poi diventarono negli anni anche e soprattutto gadget: maglie, adesivi e persino pellicole cinematografiche. Questo se vogliamo considerare la questione da un punto di vista ideologico fermamente ortodosso.

Le nuove generazioni vivono di miti, non sorprende quindi vedere nelle curve italiane e europee ragazzi indossare capi d’abbigliamento del West Ham: come nella politica, anche nell’ambito del tifo calcistico spesso si tende a schierarsi in maniera acritica con qualcuno o contro qualcuno, facendo finta di non distinguere ciò che è fiction da ciò che è reale, il passato che non torna e un presente fatto di ricordi.

Partiamo concedendoci una poetica licenza panslavista pur parlando di una delle nazioni che ne causò il collasso. Per il match di Europa League gli inglesi affrontano la Dinamo Zagabria, storico club di quella che una volta era la Jugoslavia, terra che non ha mai inseguito i miti ma che invece li ha spesso “uccisi” con il chiaro intento di trovare una propria strada e rafforzare l’identità del popolo slavo; come il maresciallo Tito fu il primo leader del blocco comunista ad opporsi all’egemonia della Russia di Stalin, cosi i ragazzi dei Bad Blue Boys hanno “osato” sfidare il mito della ICF, e di riflesso il tifo inglese, inteso come movimento pionieristico dal punto di vista del tifo organizzato.  All’ingresso delle squadre in campo i croati affrontano gli inglesi sul loro stesso terreno, quello dell’ironia, e prendendosi gioco del loro passato srotolano nella curva un’enorme striscione: “Congratulations, you’ve just met the … BAD BLUE BOYS” Basterebbe questo per rendere il match degno di nota, uno spartiacque per il movimento ultras europeo: mai nessuno, almeno in maniera così forte e soprattutto provocatoria, aveva osato tanto. Seppur si stia parlando sempre del campo del simbolismo.

Cosa sono oggi gli Hammers? Forse come i Rolling Stones anche loro si trascinano sul palco, incuranti del peso degli anni, spinti e sospinti da vecchi e nuovi fans legati più al ricordo delle performance di una volta che non all’opaco spettacolo odierno. A loro parziale discolpa va sottolineato che l’Inghilterra ha spesso precorso i tempi, sperimentando sulla pelle dei cittadini nuovi processi e nuovi prodotti: così come la rivoluzione industriale cambiò l’economia mondiale e il modo di produrre, determinando lo spopolamento delle campagne e il conseguenze spostamento delle masse verso i nuovi centri urbani, così anche la repressione (strumento necessario per debellare la violenza e rendere più appetibile il prodotto calcio) ha eliminato la parte più “calda” del tifo organizzato, allontanando gli Hooligan dalle gradinate e sostituendoli con il nuovo tifoso, un consumatore addomesticato.

Qual è lo stato dell’arte del movimento ultras europeo, chi la fa da padrone, quali gruppi vanno per la maggiore? Le tifoserie dell’ex blocco comunista stanno rubando la scena anche a grazie alle maglie larghe del loro servizio d’ordine, che spesso tollera azioni che da noi verrebbero pesantemente sanzionate. Anche se questo è un giudizio molto tranciante e tirare le somme sia un esercizio molto più complesso, che richiederebbe una riflessione molto più ampia, meno superficiale. Agli inglesi va riconosciuto comunque il merito di aver dato per primi forma al tifo organizzato, di aver influenzato curve di mezza Europa che prendendo spunto dalla Terrace culture hanno poi cercato una propria via.

Sul piano prettamente calcistico il match si chiude con la vittoria del West Ham; sul lato sportivo invece la tradizione degli inglesi si conferma con i fatti e continua a farla da padrona.

Foto di Alessio Miglioranza.
Testo a cura della redazione.