Per quelli, come lo scrivente, nati al crepuscolo del Secolo Breve – negli anni Novanta, per intenderci –  la Fidelis Andria ha rappresentato una sorta di mito.

Come per ogni ragazzino, infatti (non so se in quest’epoca turbo-tecnologica avvenga ancora così, ma voglio sperarci), il mio impatto col calcio ha coinciso, oltre che con l’esordio in uno stadio, soprattutto con l’acquisto del primo album delle “Figurine Panini”.

Bene, quando cominciai a collezionare i primi adesivi di squadre e calciatori, correva la stagione agonistica ’97 – ’98: sfogliando le pagine di quell’album (sulla cui copertina figuravano mostri sacri come Zidane, Ronaldo, Aldair, Sensini, ecc.), la mia curiosità era continuamente intercettata da due sodalizi che, per motivi diversi, facevano fantasticare la mia mente puerile: Castel di Sangro e, appunto, Fidelis Andria.

Il primo, il “Castello”, perché già allora provavo simpatia per le compagini rappresentanti la grande Italia dei paesini, dei vari Davide che, in epoche diverse, hanno tentato, con sforzi titanici, di sfidare i Golia del nostro mondo pallonaro.

Il secondo, invece, per quel suo nome che ai miei occhi appariva insolito ma, proprio per questo, affascinante. Mi colpiva moltissimo, tra l’altro, la foto di squadra andriese, con i giocatori disposti nella classica posizione “5 in piedi 6 accosciati” (ahimé, da grande appassionato di foto di squadra quale sono, oltre che di fototifo, ogni domenica devo combattere “battaglie” dialettiche con i giocatori per convincerli a disporsi in questo modo), con dietro una bianca e fitta fumogenata, che la rendeva ancora più attraente.

Quell’anno, purtroppo, la favola Castel di Sangro iniziò il suo percorso discendente, col posizionamento all’ultimo posto, mentre i Pugliesi ottennero un ottimo piazzamento in graduatoria, che volle dire per loro permanenza in Serie B (di quell’anno, e chiudo con le reminiscenze, ricordo anche l’epilogo dello spareggio a Reggio Emilia tra Perugia e Torino per salire nella massima Serie, che seguii in diretta televisiva in un bar, con vittoria umbra ai rigori).

Da quei giorni relativamente lontani, il mito della Fidelis Andria ha comunque continuato ad essere vivo nei miei pensieri, tanto da spingermi a rievocare spesso quella squadra e quell’album nelle chiacchierate calcistiche con i miei amici; ai ricordi, tuttavia, si è sempre accompagnato il desiderio di vedere giocare, per la prima volta dal vivo, la compagine meridionale. Per questo motivo, quando, sfogliando il calendario (è giovedì sera) leggo che la Fidelis Andria avrebbe giocato il sabato successivo a Fondi, trasferta più a settentrione del loro girone, decido di non perdere l’occasione.

Il calcio spezzatino, che ormai ha inquinato anche la Terza Serie, prevede che la sfida tra “Unicusano Fondi Calcio” e “Società Sportiva Fidelis Andria 1928” si disputi, come detto, alle ore 14:30 del sabato, un orario sicuramente scomodo per i tifosi (ormai dimenticati da questo malato calcio moderno), trattandosi, per molti, di un giorno ancora lavorativo. Ciò nonostante, il numero dei tifosi ospiti giunti nella Piana ai piedi degli Aurunci è sicuramente positivo.

Giungo allo stadio quando manca mezzora al fischio di inizio e, trovato il parcheggio, vado incontro a Marco, noto partitellaro e celebre firma di questa storica rivista digitale.

Terminata la chiacchierata con l’affermato avventuriero calcistico, le nostre strade si dividono, in quanto il mio interlocutore prende la via degli spogliatoi per poi mettere piede in campo, mentre io mi dirigo sugli spalti, per assistere alla partita dalla tribuna laterale coperta, avendo di fronte il lungo settore ospiti e alla mia destra la “Curva Iacuele”, riservata ai tifosi rossoblù (purtroppo, la presenza di un palo rovina le foto al settore casalingo).

Le due squadre stanno affrontando un buon campionato, gravitando entrambe nella zona Play – off: gli Universitari, reduci dal pareggio sullo Stretto contro il Messina, non perdono in casa da ottobre, quando i Lupi del Cosenza fecero bottino pieno in terra laziale vincendo per 2 – 1. I Leoni azzurri, invece, sono reduci dal pareggio nel derby del “Degli Ulivi” contro la Virtus Francavilla, terminato col risultato di 1 – 1.

Venendo alla sfida odierna, il dovere di cronaca impone di ricordare che lo storico gruppo ultras fondano denominato “Old Fans Fondi”  – che ha accompagnato, dai campetti in terra battuta delle categorie minori laziali ai grandi palcoscenici della Serie C2, il glorioso “FC Fondi 1922” (denominazione, quest’ultima, assunta nel 1962, dopo quelle di “Associazione Sportiva Fondana”, nell’anno della fondazione, e di “Unione Sportiva Fondana”, nel ’52 – ’53) – ha deciso di non riconoscere la nuova società “Unicusano Fondi Calcio”, per cui non presenzia, coerentemente con questo pensiero, alle partite dei rossoblù sia in casa che in trasferta.

Gli ultras andriesi, come dicevo, giungono a Fondi in buon numero e si dispongono nella parte del settore ospiti alla mia sinistra. Appesi sulla recinzione i loro striscioni e alcune pezze, iniziano a tifare fin dal primo minuto di gioco, invitando la propria squadra a vincere. I cori sono tutti di sostegno agli undici in campo più alcuni per i diffidati. L’apporto canoro, tra cori a rispondere ed altri tenuti più a lungo, risulta continuo e senza pause per tutta la durata dell’incontro. Un tocco di colore è dato al loro settore, oltre che dalle insegne dei vari gruppi, da alcune bandierine e da un bandierone, di ottima fattura, con la scritta “For my city for my colours ” e l’immagine del monumento simbolo del capoluogo di provincia pugliese (insieme a Barletta e Trani): Castel del Monte, fatto erigere nel XIII sec. dal puer Apuliae Federico II e inserito, a partire dal 1996, nella lista dei beni Unesco. L’immagine forse più bella della giornata è l’esultanza al gol vittoria dei giocatori in maglia quest’oggi bianca, che scavalcano letteralmente la recinzione del settore per andare ad abbracciare i loro sostenitori.

Dall’altro lato, nella “Curva Iacuele”, prendono posto i ragazzi del nuovo gruppo “Ultras Bravi Ragazzi”, come indicato dallo striscione appeso sulla recinzione insieme ad altri drappi. Sventolano diverse bandierine e un bandierone ben curato nei dettagli, recante il nome del gruppo. Rispetto ai Leoni ospiti, il loro tifo risulta meno continuo, essendo caratterizzato da diverse pause. Proprio all’inizio della ripresa, espongono uno striscione che recita: “Da tutti disprezzati, da nessuno comandati, solo UBR”.

La sfida, in campo, è davvero avvincente, in quanto le due squadre affrontano il match a viso aperto, senza badare troppo ai difensivismi. I padroni di casa passano subito in vantaggio, dimostrandosi più in palla nei primi minuti di gioco. Gli Azzurri, tuttavia, non mollano e impensieriscono con diverse palle gol, alcune delle quali clamorosamente fallite, l’estremo rossoblù, meritando sicuramente il gol del pareggio.

Nella ripresa, la situazione viene capovolta: dapprima gli ospiti pareggiano su rigore dopo aver colpito la seconda traversa di giornata; poi, dopo ripetuti attacchi, passano in vantaggio a pochi minuti dal termine, facendo esplodere di gioia squadra e tifoseria.

Vittoria convincente per i Federiciani, sconfitta amara per la squadra dell’Ateneo romano, che tuttavia non cancella quanto di buon fatto fin qui dalla matricola rossoblù.

AC.