C’eravamo lasciati poco più di un anno fa, col Bellinzona. Era la stagione 2012/13, coi Ticinesi secondi in classifica che hanno rincorso, fino alla fine, l’Aarau per tornare in Super League. Un percorso irto e pieno di ostacoli, poiché già dal Dicembre del 2012 era chiaro che la situazione del club era disastrosa.

Arrivarono così le prime penalizzazioni in classifica, poi determinanti per la mancata promozione. Presidente, allora, l’italiano Gabriele Giulini, fratello del neo-presidente del Cagliari. Un personaggio difficile da decifrare, tuttora.

In quella stagione maledetta per i colori granata, nonostante le notizie sempre più pesanti sul fronte societario, egli rimase al timone fino all’ultimo secondo, andando regolarmente allo stadio e negando ogni evidenza, fino alla telenovela estiva di un prestito che sarebbe dovuto arrivare da una banca del Liechtenstein per salvare il Bellinzona.

Quei soldi non arrivarono mai, ovviamente. Per via della forte penalizzazione finale in Challenge League e per la disastrosa situazione finanziaria, nella stagione 2013/14 il Bellinzona fu retrocesso in 1.Lega Promotion, ma fu solo la continuazione di un’agonia per squadra e tifosi: mentre Giulini giurava e spergiurava che i soldi sarebbero arrivati da un momento all’altro, rimase una squadra, in campo, coi giocatori che di settimana in settimana diventavano sempre meno (fino a trasferte disputate anche con soli 9 uomini). Tutto ciò fino alla sentenza del tribunale, poco meno di un anno fa, che poneva fine, provvisoriamente, ad una storia iniziata nel 1904 e che vanta anche un titolo nazionale svizzero.

Ovviamente un cammino così lungo non può essere interrotto con un colpo di spugna. Il fallimento di una squadra, in Svizzera, è un fatto eccezionale e, come successo per il Neuchatel Xamax, la bancarotta è arrivata con un presidente straniero.

Già dalla fine del 2013 una nuova società si è organizzata, riprendendosi titolo e simbolo dell’ACB, e pianificando l’immediato rientro nell’attività agonistica. Nonostante qualche sondaggio diplomatico presso i papaveri del calcio svizzero, è subito emerso chiaro che, almeno nelle serie nazionali, per il nuovo Bellinzona non c’era proprio posto. E, pur col malumore delle pretendenti del girone, i granata sono finiti in 2. Lega Ticinese, la prima categoria cantonale e la sesta nella gerarchia elvetica, disputando questo campionato nel ruolo di favorita assoluta.

Ovviamente, come ho seguito le ultime drammatiche fasi del Bellinzona in Challenge League, ho continuato a seguire le vicende granata anche in occasione della ripartenza. Per un gioco di parole e del destino, si riparte, alla prima giornata, da Paradiso, nome evocativo per chi è ripartito dopo l’inferno. E, praticamente, in casa dei rivali di sempre. Già, perché Paradiso è l’appendice all’estremo sud di Lugano, che si affaccia sul lago prima di entrare, qualche chilometro dopo, nella suggestiva Melide.

L’FC Paradiso, colori bianconeri, inaugura, per l’occasione, la sua nuova casa, ovvero l’Audi Arena, nient’altro che un campetto sintetico nella vicina Noranco, dove l’unica tribunetta messa su oggi verrà smontata dopo la partita. Tifosi locali neanche a parlarne, amici e parenti dei giocatori sì. Ma la sicurezza cantonale ha previsto, o almeno immaginato, l’arrivo dei rivali ultras del Lugano, disponendo un servizio di polizia sin troppo imponente, data l’occasione. In ogni caso, l’esodo granata è assicurato, tanto che viene garantita pure la diretta streaming.

La partita è alle 20 di Mercoledì sera, senz’altro un giorno ed un orario strano per un inizio di campionato. Trovo il campo senza problemi, dove i giocatori locali si stanno recando tranquillamente a piedi. Lo schieramento di forze dell’ordine è effettivamente notevole e, anche se mancano 45 minuti, già si intuisce che i tifosi del Bellinzona arriveranno in tanti.

Entro nell’impianto senza problema alcuno, constatandone le dimensioni ridotte e, come un po’ dappertutto in Svizzera nelle leghe minori, non ci sono divisori col campo. Non mancano il gelataio ambulante, l’area barbecue e lo stand della birra, rigorosamente sponsorizzato Heineken.

Mentre aumentano i tifosi ospiti, dai parcheggi sento i primi cori degli ultras granata, che arrivano in corteo. Almeno per ora non sono tantissimi, ma hanno il merito di arrivare agli ingressi compatti e decisi a marcare la loro presenza. I controlli di polizia sono tutti per loro anche se, tutto sommato, nulla in confronto alle “palpate” italiche.

Mentre la tribunetta in metallo si riempie, gli ultras ospiti decidono di posizionarsi dietro la curva, dove non ci sono spalti ma solo una piccola e leggera staccionata per mettere gli striscioni. L’atmosfera, comunque, è delle più rilassate.

L’ingresso in campo è salutato, dagli ospiti, con lo srotolamento di uno striscione recante un messaggio adatto all’occasione: “Con questa giornata ricomincia la nostra scalata”. Simultaneamente, viene tagliato il nastro che inaugura ufficialmente il campo dell’FC Paradiso. L’affluenza è importante, e ci si avvicina notevolmente ai 500 spettatori. Cifre quasi impensabili in queste categorie.

Contestualmente alla partita, inizia il tifo dei B’zona Boys, gruppo ancora saldamente alla guida del tifo della capitale ticinese. La scelta di andare in curva risulta un po’ dispersiva e, almeno inizialmente, manca un po’ di compattezza, col tifo limitato al nucleo centrale dietro allo striscione dei Boys. Tuttavia, con l’arrivo di qualche ritardatario e con una maggiore consapevolezza, il tifo sale, mano a mano, di intensità e di qualità.

La squadra ancora non ingrana e, intanto, vengono lanciati i primi messaggi contro Lugano. Chiamati in causa, sulla recinzione dalla parte opposta della postazione degli ultras granata, arrivano cinque ultras del Lugano che, anche se tecnicamente fuori dall’impianto (che dà direttamente sulla strada), in pratica è come se stessero assistendo alla partita alla pari degli altri spettatori. Lo scambio verbale tra le due fazioni è molto fitto, ma la presenza di troppa polizia suggerisce prudenza per l’una e per l’altra parte. I ragazzi luganesi rimarranno al loro posto per quasi tutta la partita, rendendo la situazione piuttosto vivace. Il primo tempo, intanto, finisce 0-0.

Nella ripresa il tifo granata si ricompatta immediatamente, riprendendo ad alta voce e con buona continuità il proprio sostegno. Anche la squadra sembra cominciare ad andare più spedita, e, dopo tanta sofferenza, arrivano in sequenza i primi due gol liberatori della stagione e della nuova vita del Bellinzona: Skoric e Mele danno il “la” all’assolo granata.

Tuttavia, a poco più di un quarto d’ora dalla fine, il Paradiso mette la testa fuori ed accorcia le distanze, dandomi l’occasione per notare anche un certo numero di tifosi bianconeri, non alto ma al di sopra delle mie aspettative. È il canto del cigno, visto che il Paradiso, sfiancato, non spinge più e, nel finale, subisce anche la rete per il definitivo 3-1.

Festeggiano, a partita finita, i tantissimi tifosi granata, con la squadra che, come ai bei tempi, intona il “tetris” assieme agli ultras. La prima è andata, ed il Bellinzona non ha deluso assolutamente le aspettative. Soddisfattissimi possono essere anche i tifosi ospiti, presenti in centinaia e determinanti per dare la carica ad una formazione almeno inizialmente impacciata.

Stefano Severi.