Il calcio moderno, ciclicamente, immola sul suo altare una qualche illustre vittima sacrificale. Per rincorrere il sogno utopico di sedere alla tavola delle grandi, tanti dirigenti sportivi finiscono per perdere il controllo ed altrettanti sodalizi sportivi si ritrovano così costretti a navigare a vista nelle acque torbide e melmose del calcio minore per riparare da tempeste economiche disastrose.

Anche alla gloriosa Fidelis Andria è toccata più o meno la stessa sorte. Dopo gli anni d’oro della presidenza Fuzio, che riuscì a portare la compagine andriese fino in Serie B, sono seguite poche gioie e molte più amarezze il cui culmine è stato il fallimento del 2005 e la successiva mancata iscrizione dell’Andria BAT alla Seconda Divisione 2013/14.

La neonata SSD Fidelis Andria ha perlomeno saputo ripartire col piglio giusto, guadagnando al primo tentativo la promozione dall’Eccellenza alla Serie D, seppur attraverso la porta di servizio dei Playoff. Anche quest’anno il club pugliese si presenta ai nastri di partenza della D con rinnovata ambizione, soprattutto per restituire ad una piazza così importante il maltolto dalla sorte. Buono l’inizio di campionato, ottime le credenziali fornite in campo da gente del calibro dell’ex Nazionale, Udinese e Siena Gaetano D’Agostino.

Con queste premesse, immaginabile la ventata di speranza ed ottimismo che si possa respirare all’ombra del Castel del Monte. Il seguito di ultras a Pomigliano d’Arco lo dimostra, anche se il computo totale è anche parzialmente inficiato dalla contemporaneità con la festa patronale che, per forza di cose, costringe un po’ di andriesi a restare entro le mura cittadine. Il colpo d’occhio finale è comunque ottimo, sia da un punto di vista puramente numerico che sotto il profilo del colore, ancor di più in tempi come questi dove il grigiore della repressione e dei divieti regna sovrano.

Tanti battimani, qualche bandiera e qualche due aste a conferire vivacità, mentre è il tifo canoro, continuo e passionale ciò che maggiormente li caratterizza. Poco stimolante il confronto con i dirimpettai, visto che Pomigliano non presenta alcun gruppo organizzato a sostegno dei granata, ma un tifo per lo più spontaneo. Proprio per questo motivo nulla di coordinato o continuato proviene dalla Tribuna di casa, se non qualche sporadico quanto fastidioso sfottò agli avversari, tra i quali si registra qualche isolata risposta agli stessi. Qualche schermaglia verbale tra le parti insomma c’è, ma ovviamente il confronto è improponibile sia numericamente che per conformazione dei gruppi stessi.

In campo non va come da previsioni e l’agonismo dei campani ha la meglio sul maggior tasso tecnico della Fidelis. Al triplice fischio finale si arriva con un 2-1 per i padroni di casa, un risultato che lascia ovviamente l’amaro in bocca ai tifosi andriesi, ma il campionato è ancora lunghissimo e le speranze dei tifosi possono ancora essere cullate a lungo, supportate da tutto il sostegno, la voglia e la rabbia di riemergere che i loro cori urlati al cielo possono trasmettere, invocando alle divinità del calcio quella giustizia sportiva con cui sono sicuramente in credito.

Testo di Matteo Falcone.
Foto di Vincenzo Di Monda.