Dopo il vittorioso esordio sul campo del Paradiso, per il Bellinzona è il momento della prima stagionale davanti al pubblico amico in quel “Comunale” che, nella ultracentenaria storia del club granata, ha visto passare tanti momenti storici.
Che il pubblico della capitale ticinese abbia capito l’importanza di questo “anno zero” per l’ACB appare un fatto abbastanza consolidato: la campagna abbonamenti sembra essere andata abbastanza bene (dobbiamo pur sempre rapportarci ad una categoria calcistica molto modesta), e già per questa prima di campionato c’è una mobilitazione febbrile da parte della tifoseria organizzata.
Primo ospite stagionale nella capitale ticinese è il Rancate. Colori neroverdi, esso rappresenta la squadra di un comune che, fino al 2009, faceva entità a sé, diventando poi parte integrante del comune di Mendrisio, col quale è molto contiguo territorialmente. Parliamo spesso di realtà veramente minime in questo campionato. Basti pensare come l’ex comune abbia appena poco più di 1.600 abitanti per capire, in proporzione, la dimensione della squadra.
Anche se non ne ho la certezza assoluta, è probabile che questo sia il primo scontro ufficiale assoluto in campo tra i due sodalizi. Il Bellinzona, dopo una vittoria non scontatissima a Paradiso (specie dopo un primo tempo balbettante) è chiamato a confermare il suo ruolo di protagonista in questo campionato.
Arrivo al “Comunale” in una giornata strana. Partito dall’Italia (stranamente) col sole splendente nel cielo, a Lugano mi imbatto nel primo acquazzone, fino a riprendere la seconda manche di acqua proprio appena parcheggiato in una delle stradine adiacenti al campo. Passano una ventina di minuti prima che la sfuriata passi, per poi lasciare il mio mezzo e dirigermi in campo. Con l’accredito a posto, non trovo nessuno che mi apre il cancello che dà sul campo, quindi opto, con la tranquillità più assoluta, per il tunnel usato dalle squadre.
Entrato sulla pista d’atletica, noto già una discreta affluenza sugli spalti nonostante la pioggia appena passata. Il solo settore ospiti è chiuso, ma è pur sicuro che così rimarrà per tutta la stagione (metto giusto un punto interrogativo per il derby con Giubiasco, anche se non si può parlare di tifo organizzato).
In campo gli ultras locali hanno già appeso, sicuramente non con poca fatica a causa della pioggia, lo striscione di carta per la coreografia, con scritto “Rivedendo questi colori tornano a battere i nostri cuori”. Il resto è riservato per l’ingresso in campo dei giocatori.
Mentre il pubblico continua a riversarsi sui gradoni (alla fine i dati ufficiali parlano di 1.680 paganti), arriva il momento della presentazione a metà campo delle squadre, e la coreografia dei B’Zona Boys viene completata da un bandierone che copre l’intero settore, a bande verticali bianche e granata, con un cardiogramma rappresentato in nero. L’effetto scenico riporta senza dubbio a tempi migliori.
Srotolato il bandierone, ha inizio lo spettacolo sia in campo che sugli spalti. Nonostante due limpide palle gol per il volenteroso Rancate, al 12° è il “Belli” a passare in vantaggio, per incrementare a tre le proprie reti nei primi 32 minuti. Al contrario della partita a Paradiso, questa sera non sembra proprio esserci storia.
Il tifo dei B’Zona Boys parte molto bene e si tiene costantemente su livelli molto buoni, con pause pressoché nulle, buona intensità, lo sventolio continuo del bandierone e di alcune bandiere. Non manca anche una torcia accesa ad uno dei tre gol.
Il meglio arriva, invece, nella ripresa. Nonostante debba andar via per impegni personali, faccio in tempo ad assistere ad altri due gol dei padroni di casa ma, soprattutto, ad un’incredibile spettacolo pirotecnico offerto dagli ultras locali, con torce e fumogeni a barattolo. I placidi gradoni di cemento elvetici diventano un vero inferno. Un mito lo speaker del Bellinzona che, con voce da maestrina, dagli altoparlanti dice “Lo sapete che è vietato accendere fuochi d’artificio…”, strappandomi una sincera risata.
È talmente raro, ormai, vedere cose del genere in uno stadio che me ne vado più che felice. Anche i granata, nonostante l’infima categoria calcistica, possono respirare, rispetto alla Challenge League, aria di libertà. Non è poi una coincidenza che questa libertà abbia l’acre ma suggestivo odore di torce e fumogeni. Tanto per la cronaca, la passeggiata granata terminerà con un sonoro 9-0.
Stefano Severi.