Una giornata nel tempio del calcio, dove i migliori giocatori del mondo sfilano ogni domenica, dove il football è diventato fenomeno di massa, dove il Barcelona è un marchio così grande da annullare tutto il resto.
Messi, Neymar, Suarez, Iniesta.
Questi i nomi, queste le maglie, questi coloro che fanno emozionare gente in tutto il mondo, che uniscono milioni di persone davanti alle televisioni.
Poi in questo enorme universo sferico, ci sono ancora quelli che scendono dai paesi baschi, fieri della loro bandiera, arrivano al Camp Nou, fanno una riverenza, ed entrano in campo a lottare come leoni, a vincere magari, ma non importa, e quelli sugli spalti sono al loro fianco, sono tifosi di una squadra che non va mai fuori da confini nazionali o regionali.
Ma non importa, quello che conta è l’adrenalina, l’aggregazione, il cross teso, l’entrata decisa sul pallone, il cambio gioco di 50 m.
A noi adepti bastano queste cose, e se vedi Messi accarezzare la palla, anche solo per un azione, a noi adepti basta.
Poi succede che il Deportivo Alaves ha la meglio, dopo una partita combattuta con onore, attenzione, umiltà e tanto tanto cuore, perché nel football, cuore, non è una parola banale.
La piccola compagine basca esce tra gli applausi, il Tempio Blau-Grana si svuota, pronto per tornare a osannare le proprie divinità.
Un padre con il proprio figlio, nel settore dedicato ai catalani , scendono in fretta i gradoni, per una foto, un sorriso, fieri, forse come non mai, della loro camiseta, blanca y azul, nel tempio del football. È successo di nuovo, il pallone, o la pelota, come la chiamano qui, è riuscito a farci innamorare di nuovo e di nuovo e di nuovo, di quella sfera che ruzzola nel campo .

Davide Agostini.