Per la prima giornata del campionato di Lega Pro, girone B, il Santarcangelo ospita la squadra amaranto dell’Arezzo. La partita si disputa di lunedì sera su richiesta della stessa squadra ospite in quanto il giorno precedente, nella città toscana, era in svolgimento una festa molto sentita, così per non interferire e permettere a quanti più tifosi di seguire la propria squadra in trasferta, le due società si sono accordate sul posticipo serale.

Arrivati un po’ alla spicciolata nel settore ospite, gli aretini optano per posizionarsi nella vecchia tribunetta in cemento, più piccola e con una migliore visuale, più comoda per appendere i loro drappi e organizzare il tifo. Il primo gruppo ad arrivare è la “Fossa” poi, dopo pochi minuti dall’inizio della partita, il contingente cresce numericamente e aumentano anche le varie “pezze” della Curva Sud “Lauro Minghelli” formato trasferta.

Seppur tra le due città non ci sia una distanza proibitiva, è pur sempre un lunedì sera e obiettivamente 100/150 tifosi in trasferta con una presenza ultras a farla da padrona, sono comunque un bel vedere di questi tempi. Entrare nel merito del discorso tessera del tifoso richiederebbe tempo e lunghe analisi, ma è evidente che la scelta recentissima di Arezzo, di sottoscrivere la discutibile “card”, sia figlia di questi tempi storici in cui tanti hanno fatto questo passo, motivabile o riassumibile con uno stesso striscione aretino: “Spesso la ragione non capisce le ragioni del cuore”.

Quando ad inizio primo tempo è la squadra gialloblù a portarsi in vantaggio con una magistrale punizione, dall’angolo estremo della tribuna centrale, qualche tifoso locale fa partire addirittura alcuni cori tra cui il classico “Romagna Mia”, e non si tratta dei soliti ragazzini del settore giovanile. La cosa mi ha stupito in quanto, a parte le partite contro il Rimini, dove anche i più tranquilli tifosi clementini cercano di alimentare il clima derby, nel resto delle partite a cui ho assistito, non si sente nessuno se non il solito arzillo vecchietto che, da solo, cerca di farsi sentire dagli undici in campo, mentre oggi si è addirittura abbozzato una parvenza di tifo.

Parlando di cose serie, su sponda ospite, la tribunetta è molto attiva: numerose sono le manate e la maggior parte dei presenti partecipa attivamente alle direttive dei lanciacori, così che il tifo non conosce praticamente soste. Si alza anche un coro sulle note del cartone animato “Daitan 3” che mi riporta alla mente gli anni spensierati di bambino, ma anche quanti anni siano passati da quando lo guardavo in TV, considerandolo uno dei miei preferiti.

Ad inizio di ripresa è l’Arezzo a pervenire al pareggio per la gioia dei supporter al seguito. Seppur in notturna i colori delle bandierine risultino un po’ scuri e limitino il colpo d’occhio, è comunque bello notare il loro sventolio costante; a questo punto, qualche anno fa, l’accensione di qualche torcia sarebbe stata del tutto normale e quasi necessaria per illuminare il buio degli spalti e ravvivare l’atmosfera. Oggi è praticamente reato…

Si arriva così al 90esimo senza ulteriori novità, con tutti i giocatori dell’Arezzo che si portano sotto il settore ospite per ringraziare i propri tifosi per tifo e sostegno in loro favore. Non servono numeri esagerati solo per alimentar massa, ma uno zoccolo di fedelissimi basta a scaldare il cuore e ricordare che la qualità viene sempre prima di ogni altra cosa.

Gilberto Poggi.