Una delle cose forse un po’ assurde nel mondo del tifo è il fatto che le partite si susseguano spesso in totale assenza di divertimento. Può darsi che con il passare degli anni, il tifoso medio abbia visto e vissuto tante di quelle situazioni che tutto finisca per diventare un po’ “piatto”. Può anche darsi – oppure, è sicuramente vero – che ci sono circostanze che diminuiscono la voglia di tifare. Repressione, pay-tv, orari assurdi: conosciamo tutti quello che rende spiacevole il calcio di oggi.

Però lo stesso, ogni tanto resta l’impressione che qualcuno vada allo stadio più per presenziare e poter dire «io c’ero». È una passività che, lontana dai centri delle curve che invano cercano di animare l’atmosfera, ha preso piede in tanti stadi italiani. Certo poi un tifoso di una big italiana di Serie A ha molte pretese in più di un tifoso di una squadra che si barcamena nella terza divisione greca…

Una di quelle squadre si chiama AO Egaleo e proviene dall’omonima città alla periferia di Atene. La si raggiunge in poche fermate di Metro dal centro della capitale, la piazza Syntagma. L’Egaleo, seppur giochi nell’anonimato della terza divisione, non è completamente sconosciuto in Italia, complice un’amicizia tra i suoi Ultrà e quelli del Bologna; amicizia sulla quale mi sfuggono eventuali dettagli. Ricordo però che nell’ultima estate, nella per me vicinissima Altach (in Austria) venne a giocare un’amichevole proprio il Bologna, occasione in cui al fianco dei bolognesi presenziarono i ragazzi dell’Egaleo.

Gli stessi che oggi, durante uno scialbo zero a zero, sono riusciti a farmi venir la voglia che la noiosissima partita non finisse mai. Non è il solo tifo alla perfetta maniera sud-europea che m’ha colpito particolarmente, anche se il tifo è stato davvero ottimo. È piuttosto il fatto che i circa 300 tifosi presenti nella curva locale sembrano proprio divertirsi tanto. Si abbracciano, sembrano quasi ridere; poi si dividono e cantano una metà della Curva contro l’altra. Mentre prima della partita, a nessuno sembrava disturbare che, fuori dallo Stadio, facessero a gara a chi faceva esplodere il botto più violento. E poi, ovviamente, il tifo che non smette mai e invece a fine gara, quando chiamano a gran voce la loro squadra sotto il settore, seppur in partita abbia ampiamente deluso, non sembrano tanto insoddisfatti della performance in campo quanto che questa partita sia giunta al termine e con essa il loro divertimento.

Remo Zollinger