egitto_portsaidLa Corte Egiziana della Città di Port Said ha condannato 11 persone alla pena di morte per via degli scontri del 2012 che provocarono la morte di più di 70 persone e il ferimento di piu di 1000 in un delle tragedie più grandi nel mondo del calcio.

La corte, raccolta a Il Cairo per motivi di ordine pubblico, ha condannato altri 40 tifosi fino ad un massimo di 15 anni di prigione e prosciolto 21 persone. Insieme ai tifosi, condannati anche il capo della Polizia di Port Said e un altro ufficiale, entrambi per 5 anni. Direttore esecutivo di Al-Masry e responsabile luci dello stadio condannati entrambi a 5 anni di prigione. Per tutti i verdetti si potrà ricorrere in appello.

Gli scontri e la rivolta del 2012 iniziarono alla fine della partita di calcio tra l’Al-Ahly, il club più decorato d’Egitto, e la squadra di casa, l’Al-Masry. Gli scontri portarono allo stop del campionato egiziano, in seguito ripreso dopo qualche settimana a porte chiuse.

Il 2 Febbraio del 2012, a Port Said, i tifosi dell’Al-Masry attaccarono tifosi dell’Al-Ahly con coltelli e pietre. Testimoni oculari hanno raccontato di tifosi caduti dalle balustre mentre tentavano di scappare. Altri trovarono una via di fuga tramite un’uscita per poi rimanere bloccati davanti ad un cancello chiuso, rimanendo successivamente schiacciati dalla calca provocata dall’attacco dei tifosi avversari. La maggior parte delle vittime facevano parte dei gruppi organizzati di Al-Ahly.

A margine alcune piccole note, probabilmente necessarie per meglio inquadrare l’evento. Il responsabile delle luci dello stadio è stato condannato perché, ad un certo punto degli scontri, le luci dello stadio si spensero (vennero spente? Dal medesimo? O fatte spegnere?) con ovvie ripercussioni sul panico e sulla conta finale dei morti.

Su quelli che invece, dalle cronache ufficiali, vengono indicati come “tifosi del Al-Masry” resiste più di qualche ragionevole dubbio. Notoriamente i tifosi del Al-Ahly, assieme a quelli dello Zamalek, sono stati tra i principali sostenitori dei moti di piazza contro il governo di Mubarak, quindi più ricostruzioni un po’ più distanti dalle influenze politiche, narrano che gli aggressori non erano tifosi bensì appartenenti alle forze armate, venutesi a prendere la propria vendetta per gli scontri e l’insubordinazione di piazza al potere. La via di mezzo vuole invece le forze armate “semplicemente” conniventi e aizzanti la tifoseria dell’Al-Masry.  Senza contare che gli stessi ultras dell’Al-Ahly hanno una predisposizione, una preparazione, dei numeri senza dubbio tali da fronteggiare tifoserie rivali senza soccombere in tal modo, come bestie al macello. In ultima istanza c’è la sentenza trasmessa in diretta televisiva che dà un ulteriore riscontro di quanto la vicenda degli ultras, in Egitto, sia usata come propaganda strumentale ad un potere che da Mubarak non s’è mai rinnovato. Di una “Primavera” che è stata solo annunciata ed illusoria, visto che alla fine ha ripreso a piovere. E non sembra nemmeno acqua quella che scende…

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