La primavera arriva pure nel Nord Europa, seppur con qualche ritardo rispetto al Belpaese. In questo sabato di aprile, la gente invade le strade e le vie pedonali della città sono piene. Sia i locali che i turisti fanno il giro del centro storico della città natale di Karl Marx. Treviri non è solo la città dove il giovane Karl è cresciuto, ma è anche la più vecchia città tedesca fondata dei romani. La sua nomea attira parecchia gente, tra i quali tanti cinesi che vengono a visitare la casa dove è nato l’autore de “Il Capitale”. Ma oggi niente turismo per me, è invece ancora una partita a portarmi sui bordi della Mosella.
Arrivo con un po’ di anticipo e decido di fare un giro in centro città, visto che la Porta Nigra, il suo monumento per eccellenza, è tra lo stadio e la stazione e mi ricordo anche di alcuni scontri qua vicino. Oggi però è l’opposto: niente di niente, neanche un poliziotto, tranne un elicottero nel cielo. Oggi non è una partita come le altre, è il derby di Regionalliga, cioè la serie D tedesca: l’Eintracht Trier incontrerà fra un’ora il suo rivale, il FC Saarbrucken. Le due città son distanti un’ottantina di chilometri fra loro. All’andata la partita fu giocata a Volklingen, perché da un anno lo stadio del FC Saarbrucken è inagibile e in via di ristrutturazione. Nel piccolo impianto sostitutivo ci furono parecchi scontri tra gli ospiti e la polizia, con la partita che fu persino sospesa due volte.
Per questa ragione oggi la macchina repressiva si è messa in moto. La società ospitante ha infatti deciso di registrare il nome e il cognome di tutti gli spettatori, cioè introdurre solo per questa partita un biglietto nominale. Una cosa che non esiste in Germania ma qualche volta, già in passato, è stato utilizzato come extrema ratio in partite a rischio incidenti. Gli “Insane Ultras” dell’Eintracht Trier ovviamente non ci stanno e in settimana hanno tirato fuori un comunicato con le ragioni della loro protesta, per cui non saranno di questo derby. Degli ospiti ho sentito poco o nulla, speravo di vederli all’opera, ma immaginavo che anche loro non avrebbero accettato condizioni simili.
Mezz’ora prima della partita sono allo stadio e capisco che quell’elicottero che girava attorno al centro città è destinato a sorvegliare l’ala più radicale della tifoseria. Devo menzionare che Treviri non è propriamente una città di calcio: a malapena ci sono 2.077 spettatori di media allo stadio questa stagione. Bisogna, per onore di cronaca, aggiungere che l’Eintracht è penultimo in serie D, dunque l’entusiasmo non può certo essere alle stelle.
Attorno allo stadio, oltre all’elicottero noto una massiccia presenza di polizia, come sempre in Germania. Ma oggi una via è chiusa, tanti furgoncini della polizia aspettano non si sa che cosa e pure dentro c’è un camion particolare, che capirò essere una specie di centralino dove studiano tutte le riprese in diretta. Intanto vado a ritirare mio accredito che, come al solito in Germania, ti danno senza fare storie, e vado al botteghino. La gente è in coda e deve aspettare più del dovuto perché su ogni biglietto l’addetto è al lavoro per scrive il nome e il cognome del tifoso. Dopo, come in Italia, all’entrata dell’impianto, ogni tifoso deve tirare fuori ed esibire sia il suo biglietto che la sua carta d’identità. Una volta dentro, capisco velocemente che oggi sarà piuttosto triste.
Non c’è nemmeno uno striscione, il settore ospite è composto da soli 200 tifosi del Saarbrucken e vedo poliziotti e pettorine gialle degli steward ovunque. Per una presenza ufficiale di 2.700 spettatori ci saranno 350 poliziotti e 115 steward! Pazzia, sopratutto se si pensa che non ci son gli ultras delle due squadre…
Il Moselstadion – il suo nome deriva della sua posizione geografica che lo vede situato a pochi chilometri del fiume Mosella – è abbastanza vecchio, fu costruito nel lontano 1930. Non è molto bello ma, come ogni impianto storico, ha il suo fascino. La sua capienza è di 10.256 posti. La tribuna centrale è la più grande dello stadio dove, come sempre in Germania, c’è un bella postazione riservata ai VIP, che possono mangiare gratis e bere a gogo prima della partita. Come ogni corrispondente di Sport People che si rispetti provo anch’io a fare il portoghese per mangiare gratis: sono le ore 14.00 e ho pure fame, ma il controllo è serio e il signore che controlla i biglietti mi rifiuta l’ingresso nel posto quest’oggi più interessante dello stadio.
Decido di fare un giro e vado nei distinti, dove solitamente gli “Insane Ultras” prendono posto. Il settore è meta vuoto ma c’è un gruppetto tra la curva e i distinti che raccoglie una cinquantina di tifosi locali.
Ore 14.30, la partita sta per iniziare. I giocatori entrano in campo accompagnati delle grida di pochi tifosi. Lato Saarbrucken è lo stesso spettacolo, molto triste, anche lì non c’è uno striscione, ma solo la presenza di 200 tifosi nerazzurri. Due di loro provano a fare i lanciacori sulla ringhiera, ma non funziona molto bene e si vede che non hanno la minima conoscenza di questo ruolo particolare.
Sul campo la partita sembra essere un po’ più interessante di quella sugli spalti, ma nonostante un bel inizio, l’Eintracht Trier affonda velocemente e il FC Saarbrucken segna il primo goal, poi un secondo. Alla fine del primo tempo è già 0-2 per gli ospiti. Un giornalista locale accanto a me si arrabbia di brutto, posso intuire sia tifoso del Trier e non provi tanto piacere nel vedere la sua squadra affondare.
Durante tutto questo tempo, l’elicottero continua, per niente, a sorvolare lo stadio. Il secondo tempo riprende sullo stesso ritmo, e il FC Saarbrucken propone lo stesso copione, segnando altri due goal. I tre fischi dell’arbitro decretano la fine dell’incubo con un netto 4-0, il Saarbrucken s’impone ma non serve a molto questa vittoria, perché è terzo in classifica mentre primo e secondo posti – valevoli per la promozione in 3. Liga, la serie C tedesca – hanno più di dieci punti di distacco. Sul campo, come sugli spalti è stata una giornata davvero brutta, soprattutto se si pensa ai soldi buttati per garantire la sicurezza di una partita senza ultras. Speriamo che la Germania, da sempre esempio di arguzia, non prenda definitivamente la via all’italiana della gestione della sicurezza. Oggi ne è stata una dimostrazione ed è stato tutto davvero molto triste.
Sébastien Louis.