Dai bergamaschi ti attendi sempre il massimo. Sempre e comunque. Perché indipendentemente dal giudizio personale, i berghem sono una di quelle tifoserie che ha affascinato qualsiasi ragazzino che ha cominciato a masticare ultras negli anni ’80. Non ne faccio una graduatoria di merito e magari sarà anche una sensazione personale, ma il binomio BNA – WKA personalmente mi ha incuriosito, spingendomi, ai tempi del vecchio Supertifo, ad intavolare una corrispondenza con un personaggio piuttosto noto dell’epoca che stazionava in zona Brigate.

Bergamo, la città provinciale con una tifoseria di tutto rispetto, i derby infuocati con i “cugini” bresciani, la recente presa di posizione piuttosto dura ed intransigente contro le diavolerie del calcio moderno, quel comunicato “Basta lame basta infami”, bastano pochi flash per asserire che nella città bergamasca si respira aria ultras ad ogni passo.

Da diversi anni non vedevo i bergamaschi in azione: in epoca di tessera del tifoso e trasferte chiuse, la loro assenza non fu una sorpresa. Oggi me li ritrovo ad Empoli in più di mille unità, numero interessante se valutiamo distanza tra i due centri e lo scarso appeal che può destare una trasferta del genere. Ma che sia amichevole o campionato, Coppa Italia o precampionato, i bergamaschi ci sono ed anche in questo pomeriggio parzialmente rovinato da una pioggerellina fastidiosa, riescono a lasciare il segno.

Per chi ama il tifo a prescindere, per chi mette al primo posto in una trasferta il divertimento, per chi crede che sostenere la squadra possa incidere sul risultato della stessa, la prestazione dei bergamaschi in questo pomeriggio è da annotarsela sul taccuino degli appunti. Della serie: come fare un tifo esagerato in maniera inappuntabile.

Prima lezione: il numero è essenziale e su questo punto mi sono già espresso. Secondo punto: la compattezza del tifo ed anche in questo caso gli atalantini non deludono con in basso gli ultras che trascinano letteralmente il settore, in talune circostanze tutti i presenti seguono i cori e danno proprio l’idea di divertirsi. Poi aggiungiamo un tocco di colore, che non guasta mai, con tante bandiere a due aste che si alzano sia prima della partita, sia durante la stessa. Alle due aste aggiungiamo pure tre – quattro bandieroni ed il gioco è fatto, colore in abbondanza e calore che non si può raccontare, il tifo del contingente ospite questo pomeriggio è di altissimo livello, senza macchie. Un rullo compressore che sa trascinare la squadra e, aspetto da non trascurare, sa letteralmente coinvolgere tutti i presenti.

Un tifo che definisco alla vecchia maniera, senza troppi fronzoli, con un bel tamburo, bandiere e bandieroni e quei personaggi spalle al campo dotati di un certo carisma. Qualche coro old style, un certo rigetto contro le forze dell’ordine, cori contro la pay-tv e nel complesso quella sensazione di trovarsi di fronte ad un fenomeno che sa aggregare al proprio interno, una curva che probabilmente ha superato delle fasi critiche ma proprio per questo motivo sembra includere invece di escludere, aggregare invece di disgregare. Ovvio, questa è una considerazione che faccio da agente esterno, non conoscendo le dinamiche né della Curva Nord e né dei Forever, ma probabilmente la strada intrapresa è quella giusta, del resto l’ultras elitario è lontano anni luce dal concetto di base di aggregazione spontanea che ha guidato il fenomeno fin dalla nascita.

Padroni di casa invece che contano diverse assenze, la Maratona inferiore questo pomeriggio ha vari spazi vuoti, a causa principalmente delle condizioni meteo avverse che hanno fatto desistere più di uno sportivo. Desperados sempre al loro posto con al fianco i gemellati di Montevarchi. Per l’occasione viene esposto un bello striscione che ricorda come siano ormai trenta anni che questo rapporto va avanti, cifra di tutto rispetto considerando la nuova moda degli ultras italiani che tendono ad interrompere rapporti di amicizia pluridecennali per motivi spesso bizzarri e di poco conto.

Empolesi che partono con il freno a mano tirato per poi salire di tono durante la partita. C’è da dire che proprio sul terreno verde si gioca un incontro ricco di colpi di scena che trascina letteralmente i presenti. La Maratona offre il suo massimo apporto canoro nella ripresa, quando la squadra azzurra mette alle corde il più quotato avversario. Nonostante un settore ospite che si fa sentire in maniera chiara ed inequivocabile, gli ultras azzurri fanno in pieno al loro parte.

In definitiva un pomeriggio che ti fa sembrare il mondo ultras meno in crisi di quanto invece lo sia, magari se chi di dovere facesse un passo indietro e tornasse a mettere il tifoso al centro del progetto, tornerebbero anche gli stadi pieni e colorati. Inutile stupirsi della moria di tifosi e poi esaltare la curva giallonera del Borussia Dortmund descrivendola come un muro umano di persone. Fino agli anni ’90 gli ultras italiani sono stati un modello per l’intero panorama ultras europeo, poi c’è stato un lento declino fino ad arrivare all’imbruttimento e al punto più basso degli stadi praticamente deserti in epoca di tessera del tifoso. Rivedere certi giudizi e certe valutazioni sarebbe il motore per far sì che il calcio riacquisti quella sua sana partecipazione popolare.

Valerio Poli