Il mio Regionale dall’eufemistico appellativo Veloce arriva con cinque minuti di ritardo. Ad attenderlo, sulla banchina, oltre a me ci sono una manciata di passeggeri e tutti gli ultras fanesi che hanno appena effettuato la trasferta a Pesaro.

Io sono di ritorno proprio dal Benelli e, sfruttando il fatto di avere la coincidenza a notte fonda ad Ancona, mi sto recando a Senigallia. Il motivo è presto spiegato, il Corriere Adriatico parlava di una gara di Coppa Italia Eccellenza tra i padroni di casa della Vigor e la Forsempronese, squadra di Fossombrone.

Ricordo con sufficiente nitidezza di presenze ultras nella cittadina adriatica, con la mente che in particolar modo focalizza lo striscione de I Ragazzi della Nord ben impresso sulle foto di Supertifo. Sono passati tanti anni ok, ma Senigallia resta pur sempre una cittadina di discreta grandezza, e poi io ho da perdere tempo, quindi tanto di guadagnato.

In breve tempo sono a destinazione. La partita è già iniziata, quindi accelero il passo chiedendo dove sia lo stadio. Con un quarto d’ora a piedi ci sono, i riflettori fungono da stella polare. Ora il problema è solamente trovare l’entrata. Mi trovo infatti di fronte al muro della tribuna senza però riuscire a comprendere da dove si entri.

Le porte sono tutte serrate e soltanto dopo aver fatto un giro a 180 grandi incappo nel cancello giallo aperto. Dico sin da subito che di ultras non vi è traccia. Non conosco le vicissitudini degli ultras locali, quindi non mi dilungo in giudizi attraverso i quali non saprei proprio cosa dire, dalle foto del sito societario lo striscione campeggiava in curva fino allo scorso anno, anche se dietro figurano solamente persone sedute ed alquanto in là con l’età.

La cosa che mi colpisce davvero è lo scarso pubblico sugli spalti. Ok l’Eccellenza (che tuttavia rimane sempre la categoria più alta a livello regionale), ok i campionati mediocri disputati dai locali negli ultimi anni, ok la Serie A in contemporanea, ma poco meno di cento spettatori in uno stadio come il Bianchelli che ne può contenere ben 4.000 sono davvero una miseria.  È un altro sintomo di come ormai il calcio minore nel nostro paese viva un vero e proprio letargo dal quale nessuno prova a svegliarlo. Il “support your local team” sembra essere diventato un concetto caro solamente agli ultras, e spesso neanche tanto.

Altro fattore alquanto bizzarro è la presenza di numerose forze dell’ordine. Per novanta spettatori paganti, come da dati ufficiali, ben otto agenti tra polizia e carabinieri. Quasi uno ogni dieci.

Ne approfitto per vedere la partita, almeno quella è bella ed avvincente. Le due squadre partono dallo 0-0 dell’andata e, neanche a farlo a posta, appena metto piede dentro lo stadio gli ospiti trovano il vantaggio.

Nel frattempo mi avventuro nei bagni dell’impianto senigalliese, che in effetti non farebbe invidia alla Dirty Protest irlandese. Ma si tratta davvero dell’unico neo di un impianto tranquillamente agibile per la Lega Pro ed anzi, vista la condizione di alcune strutture, direi che non sarebbe inadeguato neanche in cadetteria.

Ricomincia il gioco e la Vigor spinge sull’acceleratore pervenendo a giro di quadrante al pareggio. La rete è davvero un capolavoro balistico con Lavatori che colpisce di collo pieno da almeno 30 metri facendo insaccare la sfera sotto il sette. Rete di rara bellezza, soprattutto se considerata la categoria.

Si tratta però del classico fuoco di paglia, a distanza di qualche minuto infatti l’autore del primo gol ospite, Cecchini, si ripete con un semplice tocco di piatto sottomisura. È il gol che spegne le velleità di passaggio del turno per i padroni di casa i quali, nonostante ciò, continuano a mostrare un gioco brillante e volitivo.

Per quanto mi riguarda scatto un po’ di foto cambiando l’angolazione e, a dieci minuti dalla fine, decido di sbaraccare per non perdere il treno delle 22:56. L’ultimo utile per Ancona. E visto che questa mia seratina è tutt’altro che giunta al termine, l’adrenalina mi scorre ancora nelle vene mentre attraversando il grazioso centro di Senigallia e raggiungo lo scalo ferroviario. Si è trattata comunque di un’esperienza. Breve, ma intensa. Posso dire di esserci stato.

Ora via libera fino “in Ancona” come dicono da queste parti, c’è ancora un qualcosa da fare prima di ripartire alla volta di Roma. Lo Stadio Dorico mi attende. Silenzioso ed immerso nella notte. Ma con il suo fascino del calcio che fu. Un’altra storia per un altro resoconto.

Simone Meloni.