Stadio della Vittoria (Bari)
La costruzione di nuovi stadi è in cima alle strategie di massimizzazione dei ricavi da parte delle società di calcio. Ma che ne è di quegli stadi abbandonati? Vediamo le storie – in bilico tra abbandono, usi alternativi e possibili ristrutturazioni architettoniche – dei più famosi in Italia. Partendo dallo Stadio della Vittoria di Bari. L’impianto Costruito in età fascista, nel 1933, nei pressi del tratto settentrionale del lungomare, ha ospitato le partite del Bari fino al 1990, quando è stato sostituito dal San Nicola, l’«Astronave» costruita da Renzo Piano in occasione dei Mondiali in Italia. Il Della Vittoria ha conosciuto un rapido oblio: nel 1991 si è trasformato in rifugio per i profughi albanesi sbarcati a Bari a bordo della nave Vlora. Oggi ospita concerti e partite di rugby.

Stadio Filadelfia, Torino
È uno dei pallini di Urbano Cairo, restituire al popolo granata il mitico Filadelfia. È stato il campo del Grande Torino, la squadra immortale capitanata da Valentino Mazzola che negli anni Quaranta vinse cinque scudetti consecutivi, prima della tragedia di Superga. Nel 1963 il Toro traslocò al Comunale, con il Filadelfia che veniva utilizzato sporadicamente, perlopiù per gli allenamenti. Sul finire degli anni Ottanta venne definitivamente abbandonato e demolito nel 1998.

Arena Civica, Milano
Oggi utilizzato principalmente per atletica e rugby, fu il vanto dell’Inter per quasi un ventennio. Concepito dall’architetto Luigi Canonica (artefice anche del Foro Buonaparte milanese e del Parco adiacente la Villa Reale di Monza), si trova a pochi passi dall’Arco della Pace. Con una capienza da 30mila spettatori, l’ultima gara ufficiale di calcio venne disputata il 10 dicembre 1958. Dal 2002, l’Arena è intitolata a Gianni Brera.

Stadio Arturo Collana, Napoli
Prima della costruzione del San Paolo, il Napoli disputava le proprie partite interne in questo stadio che oggi può contenere fino a 12.000 spettatori, nella zona del Vomero. Proprio la striminzita capacità dello stadio spinsero a costruire il San Paolo: capitava che, durante le partite del Napoli al Collana (conosciuto all’epoca come Stadio della Liberazione), i tifosi si accalcassero lungo le linee del campo da gioco. Oggi è la casa del Napoli femminile, oltre che di formazioni di rugby.

Stadio Dorico, Ancona
Come tanti suoi omologhi, anche il Dorico di Ancona oggi è sfruttato per partite di rugby o football americano. Occasionalmente, viene utilizzato per gli allenamenti dell’Ancona. Per decenni, dal 1931 – anno della sua inaugurazione – al 1992, ha ospitato le partite dell’Ancona. In occasione della prima storica volta dei marchigiani in Serie A, la squadra si spostò allo Stadio Del Conero.

Stadio Mirabello, Reggio Emilia
Fino alla costruzione dello Stadio Giglio, inaugurato nel 1995, il Mirabello è stato il campo di casa della Reggiana per un periodo di quasi ottant’anni. Con il trasloco dei granata nel nuovo stadio, è stato utilizzato per pochi anni dal Brescello, fino al 2001. In quell’anno, lo stadio venne profondamente ristrutturato, con la riduzione dei posti da 17.000 a soli 4.500. Oggi viene adoperato principalmente per eventi e spettacoli.

Stadio Celeste, Messina
È l’ultimo dei grandi stadi ad essere andato in pensione in ordine cronologico. È successo nel 2004, quando il Messina si è spostato nello stadio San Filippo. Nel Giovanni Celeste ci giocava ininterrottamente dal 1932. Negli anni, la struttura venne profondamente modificata da varie ristrutturazioni, che l’hanno portata all’attuale capienza di 12.000 posti. Dopo un periodo di abbandono, è divenuto il campo dei dilettanti del Città di Messina.