Il campionato svizzero, a seconda del punto di vista, può assumere dimensioni di una noia mortale o di un testa a testa avvincente. Lo Young Boys, squadra della capitale Berna, ormai ha preso e consolidato il suo secondo posto da diverso tempo, senza né ambizioni di primato, né pericoli di scivolare al terzo posto.

Il Lugano, invece, è in piena lotta salvezza: retrocede una sola squadra su dieci e, a tre giornate dalla fine, quella sola è clamorosamente lo Zurigo, scivolato qualche giorno prima sul terreno amico proprio per mano, piuttosto pesante, della squadra di Zeman. Zurigo 30, Lugano 31, Vaduz 32 e San Gallo 35. In concomitanza vanno in scena Grasshoppers-Vaduz e, soprattutto, San Gallo-Zurigo.

Il pubblico ticinese spera in uno Young Boys demotivato e, soprattutto, in una grande prestazione dei suoi, in attesa di risultati favorevoli dagli altri campi. La partita è sentita: nonostante il nuvolone nero di Fantozzi proprio sopra Lugano, il pubblico affolla le tribune, e anche la Curva Nord fa le prove generali già prima della partita, con alcuni cori possenti.

Cornaredo non è il St. Jakob o lo Swiss Stadium, e si vede. Lo stadio è dispersivo, l’acustica pessima, la visuale orrenda in alcuni settori, e la pista d’atletica sembra dilatare la distanza già notevole tra pubblico e giocatori. Vere sfide del tifo, da queste parti, sarà difficile averne finché non cambierà l’impianto.

A volte mi chiedo quanto sia il tasso di narcisismo e di autoreferenzialità nelle tifoserie tedesche o comunque di lingua germanica. Gli piace esibirsi, e si vede. Non c’è nulla di male, entro un certo limite. Di fronte all’assenza di stimoli di partita, gli ultras gialloneri sembrano dei ballerini impegnati a seguire il copione del coreografo, senza badare all’ampiezza e all’importanza della platea. Almeno 300 tifosi arrivano dalla capitale e ce la mettono tutta per colorare letteralmente il settore.

Stili diversi, come sempre. Dal canton Berna arrivano ultras coloratissimi, tutti con le loro sciarpe, spalle ben piazzate per sventolare le bandiere tutta la partita, passamontagna regolare coi colori della squadra del cuore per la fumogenata gialla di inizio gara. Poi, si sa, accendere la pirotecnica fuori casa è più facile, basta non esagerare in un paese dove la tolleranza e il buon senso vengono ancora prima di tutto. Peccato che lo stesso lusso non sia concesso ai padroni di casa, sempre sotto la lente d’ingrandimento delle forze di sicurezza locali.

La Red Bull non piace a nessun ultras, men che meno a quelli dello Young Boys: uno striscione ironico campeggia in curva per tutta la partita, esprimendo disappunto per la promozione della Red Bull Lipsia in Bundesliga tedesca. Solidarietà senza frontiere a chi ha sempre combattuto questa totale espressione del calcio moderno, mentre anche gli ultras del Wuppertal presenziano coi loro amici che (non) parlano la stessa lingua.

La Curva Nord oggi vuole essere il dodicesimo in campo, e vi riesce. Lo sbattimento dei coristi viene ripagato da tanta voce e tanta rabbia. Nonostante l’inferiorità numerica del contingente ultras, i luganesi spesso e volentieri fanno la voce grossa contro una presenza ospite costante nel tifo ma senza cattiveria alcuna. Insomma, tifare a Cornaredo non è facile, ma chi conosce il proprio territorio sa come farsi valere in qualsiasi situazione. Specie se si ha fame di punti e di vittoria. Lugano vuole rimanere in Super League e spinge letteralmente i suoi ragazzi.

Estetici e a volte fini a loro stessi i sostenitori di Berna, cattivi e affamati quelli di casa. Ecco spiegato il contrasto tra la grande esultanza al gol del momentaneo vantaggio bianconero, firmato da Alioski al 18° (col giocatore in volo verso una curva in delirio), e quelle quasi nulle, invece, ai tre gol della squadra ospite, per quel che potevano valere.

Finisce 1-3. Il San Gallo batte uno spento Zurigo per 3-0 ed è salvo. Vince anche il Vaduz, ora a +4 dal Lugano e a +5 dallo Zurigo. Il Lugano è ancora in corsa per il miracolo, ma non possono bastare preghiere e fioretti.

Stefano Severi.