Finalmente, almeno dal mio punto di vista, la stagione 2022/23 prende il via. Che non so in verità se è davvero una buona notizia o un campanello d’allarme dei miei problemi mentali: alla fine è sempre una valutazione soggettiva. Comunque, dopo un pausa estiva molto corta (neanche tre settimane tra l’ultima partita della stagione 2021/22 e la prima della nuova avventura calcistica), torno sul campo con la macchina fotografica. La destinazione non è per niente esotica, vado a Dudelange, città del sud del Lussemburgo, al confine con la Francia. Questa cittadina post-industriale, di 22.000 abitanti, ospita una delle migliore squadre del Granducato.

L’F91 Dudelange è nato 31 anni fa dalla fusione fra l’Alliance Dudelange, lo Stade Dudelange e l’US Dudelange. Queste tre società storiche fondate tra il 1912 ed il 1916, hanno scritto belle pagine del calcio lussemburghese, con lo Stade che ha più volte vinto lo scudetto mentre le due altre compagini hanno vinto la coppa nazionale. Durante la primavera del 1991 però, visti i problemi finanziari e sportivi, le tre società hanno deciso di riunirsi sotto un nuovo sodalizio, l’F91 Dudelange, mettendo fine a decenni di rivalità tra squadre di quartieri e ceti sociali diversi. Questa situazione è tipica del calcio nel Lussemburgo, dove tante società calcistiche storiche sono state purtroppo costrette a fondersi. La nuova società comincia la sua attività in Serie B nella stagione 1991/92 e sale subito nel corrispettivo locale della Serie A. Nelle stagione 1999/2000 vince il suo primo titolo di campione mettendo fine all’era della Jeunesse d’Esch. Da lì in poi comincia il dominio dell’F91 Dudelange sul calcio lussemburghese, con ben 16 scudetti vinti accompagnati da 8 coppe nazionali che la rendono la società calcistica più forte degli ultimi due decenni.

Decido di arrivare nel pomeriggio in città perché ho appreso che gli ultras albanesi hanno fissato il loro punto di ritrovo ad un bar in loco. Sono curioso di vederli all’opera. Sono già stato nella terra delle aquile ma avevo visto al tempo solo una partita della nazionale. Dalle foto che girano in rete si vede un movimento in forte crescita in Shqiperia (come chiamano il paese nella loro stessa lingua). Di fronte al bar ci sono un centinaio di tifosi biancocelesti del KF Tirana, squadra che ha vinto l’ultimo scudetto albanese. Il simbolo nazionale, l’aquila bicefala, sormonta uno stendardo che campeggia in piazza con la dicitura TF06 che sta per Tirona Fanatics, gruppo trainante di questa tifoseria. Nati nel 2006, hanno portato al seguito circa una settantina di presenze fra le quali si notano due generazioni, quella dei fondatori e quella più giovane che gestisce il gruppo.

Visto che ho ancora tempo prima della partita, faccio un giro in attesa che parta il corteo. Noto nella via principale della cittadina, ben tre negozi alimentari italiani! Dudelange infatti, come il Granducato tutto, è una terra d’immigrazione. C’è pure un quartiere che si chiama “Petite Italie” (piccola Italia). Il Lussemburgo ha conosciuto una svolta importane nel XIX° secolo. Fino ad allora era ancora un paese povero in cui una buona parte della sua popolazione lasciava la propria terra per cercare fortuna altrove. Francia, Germania ma anche e soprattutto Stati Uniti erano le destinazioni preferenziali dei lussemburghesi. Tra il 1850 ed il 1900, ben 70.000 cittadini, cioè un terzo della popolazione, decise di abbandonare il Granducato. Dalla seconda metà del XIX° secolo invece, il paese registra una forte crescita economica grazie alla scoperta del minerale di ferro nel 1840. Da lì, a partire dal 1882, si espandono metallurgia e siderurgia, che cambiano il paese sia da un punto di visto economico che sociale. Da un economia prevalentemente agricola si passa ad una industriale. Le compagnie siderurgiche diventano la colonna portante dell’economia nazionale.

Questa crescita economica incentiva, sul finire del XIX° secolo, un fenomeno migratorio che caratterizza poi la storia del paese, con flussi migratori sia dai paesi vicini (Francia, Germania e Belgio) che da quelli più distanti (Austria, Polonia e soprattutto Italia). I primi flussi rilevanti di immigrati italiani in Lussemburgo risalgono agli anni ’90 dell’Ottocento e vanno appunto ricondotti allo sviluppo dell’industria siderurgica che indusse il Granducato a fare appello ad un numero sempre maggiore di lavoratori stranieri.

Al confine con la frontiera francese, dove sorge un paese dal nome di Dudelange, viene fondata nel 1882 la “Société Anonyme des Hauts Fourneaux et Forges de Dudelange”. Questa compagnia chiamava lavoratori di origine straniera a farsi carico in particolare del lavoro più duro. L’emergere di Dudelange come città non può quindi essere dissociato dall’ascesa dell’industria siderurgica e dalle migrazioni interne e internazionali che ne sono seguite. La città si segnala per un’altra particolarità demografica legata alla sua popolazione immigrata: a differenza delle altre città siderurgiche, oltre che della nazione, dove i tedeschi costituirono il primo gruppo straniero fino alla seconda guerra mondiale, qui gli italiani detengono questo primato da prima della Grande Guerra e non lo lasciarono fino all’arrivo dei portoghesi negli anni ’70.

Il “distretto italiano” di Dudelange si è sviluppato ai margini di questa evoluzione, all’ombra della fabbrica e delle miniere, in un’epoca in cui lavoro, habitat e tempo libero corrispondevano a una certa unità di luogo. Il sito ricevette questa particolare denominazione nel 1883 ma non bisogna credere che l’integrazione delle prime collettività italiane fu facile. Con l’avvicinarsi della Prima Guerra Mondiale migliaia di italiani fecero ritorno in patria, alcuni volontariamente, altri perché richiamati alle armi. L’immigrazione riprese all’indomani della guerra, con gli antifascisti che lasciano l’Italia per l’ascesa al potere di Mussolini. Flusso che poi cala nuovamente durante il secondo conflitto e torna a crescere durante gli anni ’50 e ’60. La maggioranza dei lavoratori italiani ai tempi viene considerata come stagionale e non riesce ad ottenere diritto di residenza stabile, risultando pertanto obbligata a rimpatriare alla scadenza del permesso di soggiorno o a chiedere la cittadinanza lussemburghese, rinunciando a quella italiana.

Questa storia è interessante se paragoniamo al clima di ostilità che caratterizza la nostra società occidentale nei confronti dell’immigrazione da quattro decenni. L’Italia non è esclusa, in relazione alle tesi xenofobe sostenute da vari politici demagoghi e populisti, che sono poi le stesse che un secolo fa si usavano per parlare degli immigrati italiani in Europa ed in America. Attualmente la comunità italiana del Granducato è composta dalla parte tradizionale (vecchi emigrati, loro figli e nipoti), dai dipendenti delle istituzioni comunitarie e da coloro che lavorano nelle banche e in altri organismi finanziari. Con la crisi economica del 2008, ha raggiunto il Lussemburgo una nuova ondata migratoria, composta principalmente da giovani italiani istruiti, attratti dalla disponibilità di lavoro e dalle alte remunerazioni ma anche da giovani privi di qualifiche che lavorano nel settore della ristorazione. Ci sono 26.000 italiani (circa il 5% della popolazione residente) mentre sono oltre 20.000 i lussemburghesi di origine italiana. Per questo nella piccola Dudelange troviamo questi tre negozi di alimentari italiani o diverse pizzerie. Basta dire il cognome del sindaco, Biancalana, per capire l’importanza dell’immigrazione del Belpaese in questa città. Ultima cosa, la società calcistica tifata dalla comunità italiana nel secolo passato era l’Alliance, con tanti giocatori col cognome italiano che giocava allo stadio “Amadeo Barozzi”, nel quartiere “Petite Italie”.

Torno sulla piazza dove si son radunati i Tirona Fanatics e un’ora prima del fischio d’inizio, parte un corteo verso lo stadio. È divertente vedere tanti poliziotti abbastanza rilassati attorno al corteo. I rischi sono quasi inesistenti, si può anche dire che non ci sono, vista l’assenza di tifosi organizzati per la squadra locale. Ma quanto meno lasciano che il corteo prenda la strada principale che dopo un chilometro porta allo stadio. Lo striscione dei Tirona Fanatics apre la marcia, con un tamburo e diversi bandieroni. Sono un centinaio dietro lo striscione e si fanno sentire!

Quando arrivano allo stadio posso notare l’importanza della comunità albanese in Lussemburgo. Il biglietto d’ingresso è fissato a 20€ come prezzo unico. Un po’ caro per accedere al vecchio impianto dell’F91, lo stadio “Jos Nosbaum”, che era il vecchio campo dell’US Dudelange già nel 1930. Ci sono due tribune, la tribuna coperta con una capienza di 592 posti e la gradinata scoperta con 966 posti seduti. Poi ci sono per le partite di campionato altri 1.000 posti in piedi ma oggi, per via delle norme UEFA, la capienza è limitata a 1.558 posti che risultano tutti esauriti. Bisogna dire che durante il campionato lussemburghese, la media spettatori dell’F91 Dudelange è di 400 spettatori circa. Non ha mai avuto una vera tifoseria come la Jeunesse ed è da sempre e in barba ai tanti titoli stravinti, considerato come una società senza anima a seguito della fusione.

Sul lato sportivo invece, da una decennio l’F91 Dudelange non è più solo uno sparring partner che dopo un turno preliminare esce dalle competizioni continentali, ma ha fatto dei grandi percorsi se li si rapporta alla piccola società che rappresenta. Nella stagione 2018/19 l’F91 ha per esempio eliminato il Legia Varsavia al Terzo turno preliminare della Champions League, facendosi poi superare dal CFR Cluj ai play-off. Dopo di che finisce in Europa League dove gioca la fase a gruppi contro il Betis Siviglia, l’Olympiakos Pireo e il Milan. Qualificazione per la fase a gruppi dell’Europa League che riesce a bissare anche nella stagione successiva.

Stasera sul rettangolo verde ci sono dunque di fronte i campioni albanesi e i campioni lussemburghesi, una gara che non è scontata in base ai valori in campo e che a livello calcistico si rivela infatti una sfida vera. Sugli spalti invece la partita è a senso unico. Nel settore ospite ci sono quasi 200 tifosi ed ultras del KF Tirana. Sulla sinistra prende posizione il gruppo principale, i già citati Tirona Fanatics, con uno striscione dai caratteri molto belli, per i miei gusti, oltre a diversi stendardi tra i quali uno contro la repressione. Un po’ in disparte, sulla destra, si trovano i Capital Crew, gruppo sorto nel 2019, fondato da ex Fanatics. Si notano per avere tutti la stessa maglietta nera con la scritta “Ultras on tour”. Bisogna aggiungere che l’Albania è uno dei paesi più poveri d’Europa e Tirana è a 1.862 kilometri da Dudelange. Dunque portare un centinaio di ultras tra i due gruppi per una partita di preliminari è un ottima prova di fedeltà e di attaccamento ai colori sociali. La maggioranza è venuta in aereo, sfruttando la posizione centrale del Lussemburgo nel Nord-Ovest dell’Europa, con diversi aeroporti internazionali in un raggio di 250 kilometri. Poi nelle due gradinate si notano diverse bandiere albanesi in rappresentanza degli immigrati nel granducato.

Quando le squadre entrano in campo, i Tirona Fanatics sventolano i loro bandieroni. Per quelli di casa niente, vista l’assenza di tifo. Neanche uno striscione di club, tristezza totale. Poi, seconda delusione, non mettono l’inno della Champions in questo secondo turno dei preliminari. La partita inizia sotto un bel sole e di fronte ad uno stadio pieno con 1.550 spettatori, ai quali bisogna aggiungere una ventina di portoghesi, sopra lo stadio, che si godono la partita! Tanto di capello a loro: finché ci saranno portoghesi, ci sarà speranza! Infine, per dovizia di particolari, aggiungo che c’è anche una macchina di tifosi del Feyenoord (senza pezza), che hanno conosciuto gli ultras albanesi durante la finale della Conference League a Tirana, nel maggio scorso.

Mi metto accanto al settore ospite per giudicare al meglio il tifo degli ultras biancocelesti. Come all’esterno c’è un tamburo, mentre i cori son lanciati a voce, senza megafono e partono sempre dei Fanatics con i Capital Crew che li seguono. Il primo tempo non è male seppur con troppo pause. Il repertorio è un po’ basico. Purtroppo si registrano problemi interni, tra ultras e tifosi, che influenzano in maniera ulteriormente negativa il tifo. Difatti pochi son i tifosi biancocelesti a cantare, al contrario degli ultras e questo esacerba gli animi. La partita sul campo è equilibrata ma l’F91 Dudelange perde un giocatore per un cartellino rosso, cosa che cambia l’equilibrio della partita.

Il secondo tempo inizia con fatica per gli ultras del KF Tirana e devo dire con sincerità che questo secondo tempo non mi ha fatto una bella impressione. Pochi canti e troppa tensione, anche derivante dalla partita dove la squadra lussemburghese, nonostante l’inferiorità numerica, ha creato diverse occasioni fino al 71° minuto, quando segnano i gialli padroni di casa. Duro colpo per gli albanesi, anche se monta l’orgoglio degli ultras biancolesti e il tifo riprende, anche se non basta a dar la carica, con la partita che finisce con una sconfitta. Alcuni ultras albanesi appaiono visibilmente arrabbiati e mandano senza mezzi termini a quel paese i propri giocatori, che si recano ugualmente sotto il settore a ringraziarli. Poi gli ultras ripiegano gli striscioni, visto il lungo viaggio che li attende prima di tornare nella capitale albanese. Anch’io lascio il campo ma non con la stessa delusione degli ospiti in questa mia prima partita della stagione. Non è stata la più bella partita immaginabile sugli spalti ma scoprire una nuova realtà è sempre interessante, e noto con piacere che l’ultras esiste proprio in tutti gli angoli dell’Europa e che questo modo di vivere la partita continua a persistere, nonostante il mezzo secolo di esistenza e spesso anche di forti stigmatizzazioni.

Sébastien Louis