Parto con una premessa doverosa: nella vita si sbaglia, in ogni ambito, e lo si fa molte volte a prescindere dai contesti.

Da toscano appassionato di tifo, con sempre un occhio di riguardo alle squadre della mia regione, sostenevo che la tifoseria pratese si sarebbe estinta a causa della contestazione ad oltranza alla famiglia Toccafondi; una situazione protrattasi per decenni, che sicuramente ha portato all’allontanamento di molti tifosi nel corso degli anni. Sono quelle drammatiche vicende che vive una tifoseria in queste circostanze, con le classiche spaccature interne tra chi chiede un cambio al vertice e chi rilancia dicendo “se se ne va lui chi la prende..”; una contestazione che vedevo come una battaglia tra Davide contro Golia, immaginando l’ex presidente dei lanieri ancora alla guida per anni. Una piazza umiliata, ritrovatasi addirittura per qualche stagione senza stadio, a giocare nel piccolo impianto di Montemurlo. Anni bui.

Nonostante ciò, i suoi tifosi sono stati sempre presenti, magari fuori dallo stadio, magari da casa con una radiolina. Con amore, ma anche con tanta rabbia.

Poi la svolta, il cambio societario tanto agognato. L’illusione di un nuovo inizio.

Un entusiasmo straripante nella speranza di un futuro radioso.

Niente di tutto ciò.

Due anni di risultati deludenti, di continui stravolgimenti dei progetti sportivi.

Una nuova stagione, questa, partita con obiettivi ambiziosi sfumati fin da subito nel nulla. Stagione che ha toccato il fondo nella sconfitta di domenica scorsa in casa per 4 a 0 contro il Sant’Angelo, a pochi giorni dal tristissimo derby perso con la Pistoiese. Tristissimo anche perché giocato a poche settimane dal terribile alluvione che ha colpito entrambe le province.

Come dicevo, mi sono sbagliato, perché nonostante sia successo di tutto in questi anni, la tifoseria pratese è ancora viva. È cresciuta, si è rinnovata, si è rafforzata. E basterebbe davvero poco ad infiammare una città che ha voglia di calcio, che sembra sfidare un destino che la vuole in una perenne sofferenza. Basterebbe poco. Ma anche quel poco bisognerebbe accadesse. Invece no.

La classifica è una sentenza: il Prato Calcio si trova nei bassifondi e, di questo passo, rischia addirittura un clamoroso balzo indietro.

Sul fronte casalingo vedo per la prima volta lo stadio “Dossenina”, teatro delle sfide interne del Fanfulla.

Storia particolare quella del sodalizio bianconero, a partire dal nome, dedicato al valoroso guerriero Fanfulla da Lodi, uno dei tredici cavalieri che combatterono nella disfida di Barletta del 1503 tra Italia e Francia. Poi c’è la storia sportiva, che vede i lodigiani partecipare a ben diciassette campionati di serie B (o Seconda divisione relativamente agli anni venti), con tredici presenze tra il 1938 e il 1954.

Curioso e divertente un aneddoto riferito alla stagione 1937/38, che terminò con la promozione dei bianconeri dopo un drammatico spareggio con il Piacenza vinto per 2 a 1 in quel di Pavia. Si racconta che molti tifosi lodigiani invasero la città pavese e che al termine dell’incontro ci furono tafferugli tra sostenitori.

Ma gli scontri tra tifosi non erano una conseguenza della nascita del movimento ultras? Evidentemente no.

Ma probabilmente ciò era dovuto alla mancanza a quei tempi di un Osservatorio sulle manifestazioni sportive, che, sicuramente, dopo riunioni e provvedimenti ad hoc, avrebbe senz’altro evitato ogni tipo di problema, ne sono sicuro…

Altra cosa singolare della squadra lombarda è l’essere l’unica squadra nella storia capace di vincere la Coppa Italia di serie C e contemporaneamente nello stesso anno retrocedere (stagione 1983/84, retrocessa dalla C1 alla C2).

Insieme allo stadio, vedo per la prima volta anche la tifoseria bianconera, e ne rimango sorpreso. Un bel gruppetto, composto da circa trenta unità, che si dà un gran da fare dall’inizio alla fine: dotati di un tamburo e di un bel bandierone (a proposito, complimenti alla ragazza che lo sventolerà dall’inizio alla fine del match), il loro tifo è molto buono e, ad eccezione di pochi momenti, anche continuo.

Attira l’attenzione lo striscione degli “Ultimi Guerrieri”, al quale è stata aggiunta la scritta Ultras col simbolo di un teschio col basco. Divertente la pezza “Cause Perse”.

Nel finale si esibiscono in una “sciarpata” che dura qualche minuto, intonando un bel coro che fa riferimento al loro guerriero Fanfulla.

Non mancheranno durante la partita i “cordiali saluti” contro i rivali di Sant’Angelo Lodigiano.

Non ha però attirato la mia attenzione solo il buon tifo, ma anche, purtroppo un paio di aspetti negativi che non dipendono certamente dalla tifoseria bianconera.

Il primo riguarda l’impossibilità per gli ultras di avere un settore stabile dove potersi riunire, senza dover di volta in volta scoprire all’ultimo, a seconda della tifoseria che avranno di fronte, se si troveranno in curva o nel settore Distinti.

Oltre a ciò, oggi il Distinto dove si sono riuniti, alla sinistra della Tribuna Centrale, aveva un costo di 15 euro. A mio parere 10 sarebbero stati più che sufficienti: se è vero che magari l’intento è quello di incentivare gli abbonamenti, non credo che le società in questo modo si arricchiscano (si parla sempre di serie D e se va bene di poche centinaia di spettatori). Sarebbe importante, ancor più a questi livelli, cercare di attirare le persone, partendo magari da una politica dei prezzi, anche per la singola partita, alla portata di tutti.

Per quanto riguarda i pratesi rimango, ahimè, con l’amaro in bocca.

Più che comprensibilmente, infatti, optano per una presenza silenziosa, ad eccezione di qualche coro per i diffidati o per l’amico “Frilla” recentemente scomparso.

Perfino la rabbia delle scorse domeniche (costata tra l’altro diverse diffide per motivi oggettivamente futili, che solo un accanimento pregresso può spiegarne la somministrazione), lascia spazio ad una sorta di rassegnazione.

Eloquente lo striscione “più diffidati che punti”, che viene attaccato sopra a quelli degli storici gruppi biancazzurri.

Non è ovviamente la giornata per giudicarli e me ne rammarico, ma essere presenti, in circa venti unità, considerata la distanza e i motivi già citati sopra, merita un plauso nei loro confronti.

Il mio rammarico è dovuto al fatto che, dai pochi cori che partono dal loro settore, si sente tutto il potenziale della loro tifoseria.

Fossero giunti a Lodi con qualche vittoria in più alle spalle, sarebbe sicuramente stata tutta un’altra musica.

La partita finisce 1 a 1, coi padroni di casa che mantengono una buona posizione in classifica, mentre gli ospiti continuano ad affannare nei bassifondi.

Ci sarà da soffrire ancora parecchio in terra toscana. Ma tanto so che li ritroverò, ovunque giocherà il Prato, a prescindere dalla categoria e dai risultati.

Matteo Biondi